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ITALIA

L'allarme

Cantone: funerali Casamonica segnale connesso a mafia capitale

Il presidente dell'authority Anticorruzione esprime la sua preoccupazione e dice: "Anche sulla Chiesa sono costretto a pormi delle domande"

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Raffaele Cantone (ansa)
"Nell'immaginario collettivo, e non solo, nonostante le indagini, Roma è una città dove la mafia non esercita fino in fondo il potere. E questo è un errore nel quale possono incorrere anche le forze dell'ordine. E invece il corteo, la carrozza con i cavalli, la Rolls-Royce, l'elicottero dal quale vengono lanciati i petali, sono l'ostentazione di un potere che si manifesta forte, nonostante le indagini. Anzi, proprio mentre l'inchiesta che colpisce un'organizzazione mafiosa radicata sul territorio è in corso. È chiaro che non sia sta una cosa improvvisata, questa scenografia è stata pensata e organizzata". È l'opinione di Raffaele Cantone, presidente dell'authority Anticorruzione, sul funerale hollywoodiano di Vittorio Casamonica.

Per Cantone le esequie-show sono state un messaggio chiaro del clan alla città,  frutto di una "sottovalutazione" delle istituzioni e delle forze dell'ordine. "È tipico di Roma", afferma Cantone in un'intervista al Messaggero: "Una cosa del genera non sarebbe mai accaduta a Casal di Principe o a Caserta, dove oramai, da anni, i funerali dei boss si celebrano in forma privata per motivi di ordine pubblico. Il fatto è che qui nessuno si aspettava potesse succedere una simile cose, malgrado la mastodontica macchina organizzativa. E questo è grave. Si continua a pensare che nella capitale la mafia non eserciti i propri interessi e non ostenti il potere che esercita".

"Anche sulla Chiesa sono costretto a pormi delle domande", afferma Cantone. "Negli ultimi anni, la Chiesa aveva dato segnali forti. Vere e proprie prese di distanza. Soprattutto la Chiesa meridionale. In questo senso le indicazioni del cardinale napoletano Crescenzio Sepe sono state significative e andavano in questa direzione. Voglio dare per buona la giustificazione del sacerdote, per il quale, alla fine, Vittorio Casamonica era interno alla comunità cattolica, e non spetti a lui giuficare, ma credo che da questa vicenda anche l'immagine della chiesa, che vuole essere sempre più popolare, sia fortemente segnata. Del resto, il manifesto era affisso sulla facciata della parrocchia".