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MONDO

La denuncia dell'Unicef

Emergenza acqua in Siria, la guerra lascia all'asciutto 5milioni di persone

Danneggiati pozzi e acquedotti durante il conflitto con le parti belligeranti che sfruttano il controllo dell''oro blu' per fini militari e politici. A pagarne il prezzo i civili, soprattutto i bambini: nelle ultime settimane almeno tre sono morti mentre erano fuori per raccogliere l'acqua ad Aleppo

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Secondo l‘Unicef in Siria quasi cinque milioni di persone soffrono della scarsità d‘acqua. E questo perché le parti in conflitto utilizzano le fonti d’acqua per ottenere vantaggi politici e militari. Ad Aleppo, stima l'agenzia dell'Onun, sono 2,3 milioni le persone colpite, a Damasco 2,5 milioni, e a Dera‘a 250 mila.

Nel nord della città di Aleppo, dove i combattimenti hanno paralizzato la principale fonte idrica per mesi, i rubinetti sono stati lasciati a secco fino a 17 giorni di fila e per oltre un mese in alcune zone. "L‘acqua pulita è sia una necessità di base che un diritto fondamentale in Siria come ovunque", dice Peter Salama, direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e Nord Africa. “Negare ai civili l‘accesso all‘acqua è una palese violazione e deve finire”.

Nelle ultime settimane inoltre, i prezzi dell‘acqua ad Aleppo sono aumentati fino al 3.000%, in un momento in cui per le famiglie è più difficile che mai far quadrare il bilancio. Ad aggiungersi a queste sofferenze, la Siria è stata investita dalla più dura ondata di caldo degli ultimi decenni con le temperature che proprio ad Aleppo hanno superato i 40 gradi.

Una condizione di cui a pagare le conseguenze sono i civili ed in particolare i bambini, spetta infatti spesso a loro il compito di andare a prendere l'acqua là dove è disponibile. E non è un caso che nelle ultime settimane il conflitto sia costato la vita ad almeno tre bambini, uccisi mentre erano fuori per raccogliere l'acqua solo ad Aleppo.

Un ingegnere dell'Unicef ha raccontato di una bambina che si era messa in fila per ore per riempire due contenitori d'acqua di piccole dimensioni, dopo aver camminato a lungo per raggiungere la pompa, ma una volta pieni si è resa conto che erano troppo pesanti per lei da trasportare ed è scoppiate in lacrime. 

La scarsità d'acqua espone inoltre le famiglie a Damasco, Deràa, Aleppo e nelle altre aree che hanno a disposizione solo acque non potabili, al rischio di contrarre diarrea, tifo, epatite e altre malattie.

Per questo l‘Unicef richiama le parti in conflitto a prendere urgentemente misure per scongiurare ulteriori sofferenze per i civili. “In osservanza del diritto internazionale umanitario" chiede l’Unicef, "è necessario porre fine alle interruzioni di acqua tutte le attività che causano arresti dei rifornimenti idrici pubblici”; “cessare tutti gli attacchi contro gli impianti idrici, i sistemi di trattamento, le condotte e le infrastrutture”.

L’agenzia Onu chiede inoltre di “proteggere la sicurezza degli ingegneri idraulici e del personale che riparano gli impianti di approvvigionamento idrico” e interrompere “gli attacchi ai civili vicino alle fontanelle d‘acqua e nei punti di distribuzione”. L’azione dell‘Unicef a supporto del settore idrico in Siria comprende l’autotrasporto dell’acqua per 500mila persone, di cui 400mila a Aleppo, il ripristino di 94 pozzi per fornire acqua potabile a 470mila persone, la distribuzione di 300mila litri di carburante necessari per sostenere la distribuzione di acqua pubblica ad Aleppo e Damasco, la distribuzione di kit igienici a più di 660 mila persone.