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MONDO

L'informativa al Senato del ministro Gentiloni

Libia, Gentiloni: "Non ci faremo trascinare in avventure inutili e pericolose"

Per la liberazione dei nostri connazionali in Libia "non è stato pagato alcun riscatto". Sulla vicenda - ha detto il titolare del dicastero della Farnesina - ci sono ancora molti punti oscuri. Stasera il rimpatrio delle salme. A Tripoli l'autopsia sui corpi dei due italiani. Sulla Libia il ministro richiama alla "prudenza e responsabilità"

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"Il governo non è sensibile al rullar di tamburi e non si farà influenzare da spinte interventistiche": così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, nell'informativa urgente al Senato sulla Libia.  "A chi snocciola cifre di soldati italiani pronti a partire, ricordo che la Libia ha un territorio tre volte l'Italia: non è un teatro facile per esibizioni muscolari". Il titolare della Farnesina interviene anche sul sequestro degli italiani: "le modalità penose del rientro dei nostri connazionali ripropone all'attenzione la pericolosità e la criticità della situazione in Libia"."Non è stato pagato alcun riscatto" afferma. Stasera il rimpatrio delle salme. Secondo una fonte della Procura Generale di Tripoli, l'autopsia sui corpi dei due italiani sarebbe in corso, alla presenza di un medico legale italiano. 

"Non ci faremo trascinare in operazioni inutili e pericolose"
"Interventi militari non sono la soluzione" per la stabilizzazione della Libia, anzi "possono talvolta aggravare il problema". L'Italia, assicura Gentiloni, "non si farà trascinare in operazioni inutili e pericolose" e ribadisce la linea di "fermezza, prudenza e responsabilità". E ha ribadito la necessità di un governo legittimo: "Credo che il Parlamento debba interrogarsi partendo dal nostro interesse nazionale che è di evitare che il processo di disgregazione in atto prosegua o addirittura si accentui: evitare il collasso della Libia che trasformerebbe quel Paese in una polveriera oltre ad accelerare incipienti crisi umanitarie. Il governo, sostiene, "difenderà il Paese dalla minaccia terroristica con misure che riterremo proporzionate". L'Italia risponderà "alle richieste di un governo legittimo libico e su richiesta del Parlamento e con gli alleati. Il governo non vuole manovre inutili né prove muscolari".

"Per italiani non è stato pagato alcun riscatto"
"Non sono emersi elementi di riconducibilità di formazioni di Daesh", nel sequestro dei nostri connazionali in Libia.  "Non è stato pagato alcun riscatto e non risultano trovati nel nascondiglio" in cui sono stati tenuti in ostaggio i quattro italiani della Bonatti in Libia passaporti appartenenti a jihadisti legati all'Isis. L'ipotesi più accreditata è quella di un gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e Sabrata". 

Daesh si consolida
"Vedo consolidarsi il Daesh in Libia e oggi ci sono "5mila combattenti di Daesh" nell'area, "concentrati a Sirte, capaci di compiere incursioni pericolose sia nella Mezzaluna petrolifera che nel nord-ovest. Noi ci difenderemo, come prevede l'articolo 52 della Costituzione, e di tali misure il Parlamento sarà informato tramite il Copasir, come prevede la legge". 

L'informativa alla Camera: "Impegnati per rientro salme"
Nel pomeriggio Gentiloni ha riferito sulla Libia anche alla Camera: gli "apparati di sicurezza" italiani sono "impegnanti sul campo ancora in queste ore per il rientro delle salme" di Salvatore Failla e Fausto Piano. "Le modalità penose del rientro - ha ribadito il ministro - il giocare sullo strazio delle famiglie ripropongono la criticità e la gravità della situazione in Libia".

Il piano del Pentagono secondo il NYT
Un'ondata di raid aerei contro 30/40 obiettivi dell'Isis sparsi in quattro zone della Libia, per aprire la strada a un intervento di terra delle milizie libiche sostenute dall'Occidente. E' questa una delle opzioni del dettagliato piano militare Usa per colpire la minaccia jihadista presentato dal Pentagono alla Casa Bianca. Secondo quanto riferisce il New York Times, il piano è stato illustrato ai consiglieri per la sicurezza nazionale del presidente americano, Barack Obama, ma per ora è accantonato in attesa di vedere se gli sforzi diplomatici riusciranno a condurre in porto la creazione di un governo di unità nazionale libico. Il difficile equilibrio che gli Stati Uniti, insieme agli alleati stanno cercando di mantenere è quello di sostenere il fragile processo politico in atto senza lasciare troppo tempo all'Isis per svilupparsi e resistere così a un intervento militare.

Le salme di Failla e Piano stasera in Italia. A Tripoli l'autopsia
Rientreranno stasera in Italia, dopo una lunga serie di ritardi e intoppi, le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due  tecnici italiani presi in ostaggio e uccisi in Libia durante un trasferimento. Lo conferma all'Ansa il direttore dell'Ufficio inchieste presso la Procura generale di Tripoli, Sidikj Al-Sour. Una fonte della Procura di Tripoli, ha fatto sapere che l'autopsia dei due corpi si è svolta oggi nella capitale libica, alla presenza di un medico legale italiano. "Non è un'autopsia superficiale, è completa per poter estrarre, se c'è, il proiettile dai corpi.
Estrarre il proiettile è importante in quanto ha 'impronte' che determinano il tipo d'arma che ha causato il decesso" ha confermato il direttore dell'Ufficio inchieste presso la Procura generale di Tripoli, Sidikj Al-Sour. Si tratta di "determinare il tipo di arma, se è stata una pistola, un fucile, un mitra a causare il decesso. La medicina legale lo stabilirà", ha detto ancora Al-Sour.

"Uccisi con un colpo alla nuca"
Intanto il ministro degli esteri del governo di Tripoli, Ali Abuzaakouk, in un'intervista al Messaggero ha affermato che "i due italiani deceduti, e vedrete che l'autopsia confermerà la nostra versione, sono stati uccisi con un colpo alla nuca. Quindi è stata un'esecuzione a sangue freddo compiuta da criminali tunisini che non hanno nulla a che fare con l'Islam. Queste sono le informazioni che abbiamo, ora cercheremo di capire perché lo hanno fatto. Nel frattempo facciamo le nostre condoglianze più sentite alle famiglie e speriamo che non si verifichi mai più una cosa del genere".     

Parlando della lotta all'Isis, "combattere lo Stato islamico è la nostra priorità. Accetteremo la cooperazione degli altri Paesi in termini di aiuti logistici, armamenti, munizioni. Questo vuol dire lavorare insieme per eliminare l'Isis dalla Libia, in modo che non possa colpire i nostri Paesi confinanti o l'Europa", dice il ministro. Tuttavia "se qualcuno proverà a colpire il nostro Paese senza permesso, il suo gesto verrà considerato un atto di aggressione e una violazione della nostra sovranità nazionale". Sulla presenza in Libia di forze europee di intelligence, "la nostra politica è quella di non avere stranieri armati in Libia. L'unico caso sono forze presenti con il generale Haftar in Cirenaica. Non rifiutiamo un lavoro comune di intelligence per combattere l'Isis, ma la nostra politica sull'argomento è chiara: ufficialmente non abbiamo nessuna forza militare straniera e lo sottolineo, militare", dichiara Abuzaakouk.