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POLITICA

Montecitorio

Inchiesta grandi opere, Lupi non si arrende. M5S lo contesta in Aula

Mentre il M5S spinge per votare al più presto una mozione di sfiducia nei confronti del ministro al centro della bufera per l'inchiesta grandi opere, Lupi ribadisce di non avere intenzione di dimettersi e di voler riferire in Parlamento

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Maurizio Lupi alla Camera
"Rispetto alle legittime richieste di chiarimenti" sull'inchiesta di Firenze in corso "ritengo doveroso e indispensabile e urgente quanto prima fare chiarezza nelle modalità con cui la presidenza riterrà più opportuno". Lo dice il ministro dell'Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, nell'atteso question time alla Camera, dove il M5S e Sel hanno presentato una mozione di sfiducia. Il discorso di Lupi si è tenuto nell'Aula di Montecitorio mentre dai banchi del M5S i parlamentari urlavano "Dimissioni, dimissioni" e qualcuno ha anche appellato Lupi come "Ministro Rolex". Il presidente di turno della Camera, Roberto Giachetti, ha espulso dall'aula di Montecitorio Carlo Sibilia e Giulia Sarti, del M5S, per le intemperanze durante il question time. 

Lupi: "Accelerare su riforma del codice degli appalti"
Il ministro Lupi ha parlato della riforma del codice degli appalti e dell'organizzazione dei lavori: "Credo si debba accelerare il più possibile l'approvazione del ddl delega per la riforma del codice degli appalti per andare nella direzione giusta. Il testo è in discussione al Senato e avremmo un incontro la prossima settimana con il relatore". Lupi poi ha spiegato che "La volontà del ministero è quella di procedere ad una riforma della Struttura tecnica di missione, che è responsabile di una fetta così importante di competenze del ministero. Questa volontà ha suggerito al ministro di attribuire la responsabilità solo provvisoria al capo dipartimento delle infrastrutture", ha aggiunto Lupi, spiegando la decisione di assegnare la responsabilità ad interim (fino a dicembre diretta da Ercole Incalza) a Paolo Emilio Signorini.

M5S spinge per la mozione di sfiducia
Dopo aver ascoltato il ministro Lupi la deputata M5S Giulia Sarti ha commentato: "Ora a maggior ragione chiediamo che non solo sia calendarizzata al più presto ma che sia votata da tutti la mozione di sfiducia contro il ministro Maurizio Lupi. È indecente che non faccia un passo indietro, in altri Paesi ci si dimette per una tesi di laura". La deputata M5s Mirella Liuzzi ha poi tirato in ballo anche il primo ministro: "Perchè Renzi non prende la situazione in mano?  Dobbiamo pensare che è in balia delle corruttele? Fuori i Lupi dal Parlamento -  ha concluso - fuori i corrotti che causano perdite al Paese di decine di miliardi e poi vanno in tv a dire che non ci sono i soldi per il reddito di cittadinanza". 

Lupi: "Renzi non mi ha chiesto gesto spontaneo"
Intanto il ministro continua a resistere alle pressioni concentriche che spingono per le dimissioni e difende il proprio operato, dicendo più volte di voler riferire in Parlamento. Intervistato questa mattina a margine dell'inaugurazione di Made Expo a Milano, Lupi ha spiegato: "Non ho mai fatto pressioni per chiedere l'assunzione di mio figlio". "Non ritengo di avere fatto gesti sbagliati  - ha aggiunto - e Renzi non mi ha chiesto nessun gesto spontaneo. Ognuno di noi deve fare delle riflessioni rispetto al lavoro forte e importante che ha fatto".

Incalza: "Con Lupi sono rapporti istituzionali"
Ercole Incalza, ex dirigente del ministero di Porta Pia coinvolto nell'inchiesta grandi opere, avrebbe anche difeso il ministro Lupi dicendo al Gip di aver avuto con lui "solo ed esclusivamente rapporti istituzionali". L'ex capo struttura di missione del ministero delle Infrastrutture - che come ha specificato Lupi "dal 31 dicembre 2014 non ha un rapporto di consulenza né un rapporto di collaborazione con il ministero" -  avrebbe in sostanza sgombrato qualsiasi ombra sull'operato del ministro, finito nella bufera proprio per l'inchiesta sulle grandi opere che ha portato all'arresto di Incalza. Il dirigente durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli di Roma ha comunque respinto tutte le accuse.