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POLITICA

Palazzo Chigi

Vertice decisivo sulla manovra. Trattativa nel governo per l'intesa con l'Ue

Riunione Conte-Salvini-Di Maio per "affrontare alcuni temi dirimenti", come quello dello scontro tra Lega e M5s sull'ecotassa. Ma dovrà essere trovata la quadra nel negoziato con l'Unione europea

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Ha avuto inizio dopo le 20 a Palazzo Chigi il vertice convocato dal premier Giuseppe Conte sulla manovra, il cui testo è ancora in commissione Bilancio al Senato. Sono presenti i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i ministri Riccardo Fraccaro e Giovanni Tria e i viceministri Massimo Garavaglia e Laura Castelli. E a vertice ancora in corso, fonti di Palazzo Chigi assicurano che le coperture per arrivare al 2,04% del deficit/Pil ci sono. Le risorse che mancano - che ammonterebbero a circa 3 miliardi - sarebbero state trovate, tra l'altro, nelle pieghe del bilancio dello Stato.

La riunione, ha spiegato Palazzo Chigi, è stata convocata per "affrontare alcuni temi dirimenti", come quello dello scontro tra Lega e M5s sull'ecotassa. Un vertice ristretto di un'ora tra i vicepremier e Giuseppe Conte proprio per affrontare i nodi politici si è tenuto prima della riunione allargata. Sul tavolo i temi più caldi di quest'ultima tranche della manovra: ecotassa e pensioni d'oro, innanzitutto. Sul primo nodo, fonti del governo M5S spiegano come la volontà di tenere il bonus per chi compra le auto non inquinanti sia ferma senza però introdurre nuove tasse. Le stesse fonti sottolineano come, da parte del M5S, non ci sia nessun arretramento sul taglio fino al 40% alle pensioni d'oro.

Ma la realtà è che stasera dovrà essere trovata la quadra nel negoziato con l'Unione europea. Sono proprio questi 3 miliardi il nodo attorno al quale si muovono gli "ulteriori sforzi" del governo italiano richiesti dalla Commissione Ue. Il tempo per evitare la procedura di infrazione sta finendo e Bruxelles pretende uno sforzo da parte dell'Italia, con un ulteriore risparmio. Una nuova limatura degli stanziamenti a disposizione potrebbe mettere a rischio le promesse fatte agli elettori da Matteo Salvini e da Luigi Di Maio, in primo luogo 'quota 100' sulle pensioni e reddito di cittadinanza. 

Il ministro per lo Sviluppo economico ha già accettato una riduzione di risorse di 3,7 miliardi in 3 anni sul provvedimento relativo a reddito e centri per l'impiego (ma la misura "non ha subito alcuna variazione" della platea, assicurano da Palazzo Chigi). E oltre non sembra intenzionato ad andare. "Questi giorni sono importantissimi perché manca pochissimo all'approvazione di una legge di bilancio che contiene misure che tutti dicevano sarebbero state impossibili da realizzare", ha scritto stamani Di Maio in un post sul blog del M5s. Il ministro ha anche invitato a essere "compatti" e a "non cedere alle strumentalizzazioni e alle provocazioni".

Ancora più duro Matteo Salvini, per il quale non ci sarà un ulteriore "passo indietro" perchè non si devono "calare le braghe". "Abbiamo fatto tutto il possibile, conto che da Bruxelles arrivi una risposta positiva nelle prossime ore altrimenti vorrebbe dire qualcuno vuole il male dell'Italia e degli italiani e ha due pesi e due misure", ha attaccato.

A Conte, spetta il non facile compito di convincere i due "azionisti di maggioranza" dell'esecutivo a fare ancora un passo indietro per evitare la procedura di infrazione.

Difficile, intanto, che il testo approdi martedì in Aula. E' infatti ripresa intorno alle 18.20 la commissione Bilancio sulla manovra, ma il voto sugli emendamenti partirà domani e non più oggi. A stabilire lo slittamento delle votazioni una riunione dei capigruppo. Diventa improbabile, dunque, che i lavori della commissione possano concludersi entro domani per consentire l'approdo del provvedimento in Aula martedì.

Due le strade che potrebbero aprirsi: o la manovra andrà in Aula senza mandato ai relatori o sarà necessario rimettere mano al calendario dell'Assemblea.