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MONDO

L'ultimo attentato a Volgograd

Russia: ucciso Doku Umarov, l'emiro del Caucaso. Era ricercato in tutto il mondo

A dare l'annuncio è stata l'intelligence russa, l'FSB: Doku Umarov "é stato neutralizzato" nei primi tre mesi dell'anno. E' considerato, tra i tanti, la mente dietro gli attentati di Volgograd e nella metropolitana di Mosca. Settore Destro lo voleva in Ucraina per combattere il nemico russo

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Doku Umarov
Mosca
E’ stato ucciso. Anzi, per usare le parole dell’intelligence russa, “è stato neutralizzato”. Dokka Umarov, Imrat Kavkav - l’emiro del Caucaso, il leader della guerriglia islamista - la mente dei peggiori incubi che si sono materializzati nella Russia di oggi.
 
Il curriculum del terrore
C’era lui dietro la minaccia di attentati, mai avvenuti, durante le Olimpiadi di Sochi. C’era lui anche dietro le bombe che lo scorso dicembre, a Volgograd, hanno ucciso 30 persone. Ancora prima, a Mosca, ancora lui: i 36 morti in aeroporto, i 39 degli attacchi kamikaze in metropolitana, “un attacco legittimo per difendere i ceceni continuamente uccisi”, aveva detto in un video del 2010. Più indietro: nel novembre del 2009, si attribuisce a lui la morte dei 26 passeggeri del treno Mosca-San Pietroburgo, nel 2004 si crede che abbia avuto un ruolo chiave negli attentati in Inguscezia dove ha perso la vita anche il ministro dell’Interno. Ma, soprattutto, il suo nome è stato fatto – anche se non è mai stato provato il suo coinvolgimento – per la strage di Beslan.
 
Le altre morti di Umarov
Quarant’anni, venti passati in clandestinità è stato dichiarato morto più volte ma è sempre resuscitato. L’ultima volta, lo scorso 18 marzo, a dare l’annuncio era stato Kavkaz Center, una sorta di voce paraufficiale della guerriglia islamica in Cecenia e nel Caucaso: Umarov era diventato shahid, martire. Ma lui era sopravvissuto, alle ferite e agli addii.

Il cursus honorum del jihad 
Comandante supremo di quell’Emirato del Caucaso che lui stesso aveva fondato durante la latitanza, Umarov ha dedicato la sua vita al jihad e alla sfida al Cremlino. Sul fronte ceceno ha partecipato alle due guerre russo-cecene, aderendo alla progressiva radicalizzazione islamica della rivolta. Nel breve spazio dell’indipendenza della Cecenia ne è stato ministro della Sicurezza, tra il 1996 e il 1999. Dal 2002, quando è diventato capo del fronte sud-occidentale, si crede che avesse al comando un migliaio di miliziani. Dopo la normalizzazione voluta da Mosca e la morte dei capi storici della guerriglia, da Aslan Maskhadov a Shamil Basaiev, era diventato il punto di riferimento dei ribelli.

Settore Destro lo voleva in Ucraina contro la Russia
Con la  reputazione di nemico giurato della Russia, il suo nome aveva iniziato a circolare anche in Ucraina quando Dmitro Yarosh, leader dei paramilitari ultranazionalisti di Settore Destro aveva proposto ai ribelli caucasici di unire le forze contro il Cremlino e tentare una nuova escalation di attacchi.

Nel mirino delle di Russia e Usa 
Barba lunga, nato nel 1964, Umarov aveva sei figli. Originario del villaggio ceceno di Khashenoi, prima di dedicarsi al jihad a tempo pieno ha ottenuto una laurea in ingegneria. Due dei suoi fratetlli sono morti sul campo, il padre è catturato più volte dalle forze russe. Era nel mirino di mezzo mondo, Umarov. Lo cercava il suo nemico giurato, Putin, e il suo uomo in Cecenia, Ramzan Kadyrov, salito al potere dal Cremlino. Gli Stati Uniti avevano messo una taglia da 5 milioni di dollari per la sua cattura. “A tutti quelli che mi chiamano terrorista – aveva detto dopo le bombe della metro di Mosca – rido in faccia, siano essi politici o giornalisti”.