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MONDO

Medio Oriente

Iraq, prosegue l'offensiva dei jihadisti. Baghdad chiede aiuto agli Usa

Scontri anche vicino a Baghdad. Apprensione della comunità internazionale, il presidente iraniano Rohani: "Difenderemo i luoghi sacri"

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Prosegue l'offensiva dei jihadisti dell'Isis in Iraq. E Baghdad ha chiesto agli Stati Uniti con raid aerei. L'appello per l'aiuto americano arriva dal ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, come ha riferito Al Jazeera. Il governo di Baghdad ha anche chiesto alle autorità religiose saudite di ''emettere fatwa che vietino la partecipazione ad atti di terrorismo in Iraq''. 

Assalto alla raffineria di Baji
Intanto i combattimento proseguono nella provincia di Salaheddine. I jihadisti controllano settori della provincia da una settimana. Gli assalitori hanno distrutto riserve di petrolio prima di entrare nel complesso. "Mettiamo in guardia le grandi potenze e i loro lacchè, gli assassini e i terroristi, che il grande popolo iraniano farà di tutto per proteggere i luoghi santi degli imam sciiti in Iraq", ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani, parlando a Khoram-Abad, vicino alla frontiera irachena. Le forze lealiste irachene hanno ripreso il controllo del distretto di Saqlawiyah, a nord della città di Falluja, che rimane nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. Secondo una fonte della sicurezza citata dall'agenzia Nina, secondo la quale 250 miliziani dell'Isis sono stati uccisi.

Scontri tra gli insorti sunniti e le forze curde
E ci sono ancora scontri a nord-est di Baquba, sessanta chilometri da Baghdad, fra gli insorti sunniti e le forze curde dei Peshmerga. L'ospedale di "Medici senza frontiere" a Tikrit, città irachena conquistata la settimana scorsa dagli jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, è stato colpito dai bombardamenti, con la conseguenza che quarantamila persone sfollate per il conflitto rimarranno senza assistenza medica. Miliziani jihadisti si sono impadroniti di una parte del complesso di raffinerie di petrolio nel centro dell'Iraq, ma gli scontri sono ancora in corso. Lo riferiscono fonti locali citati dalle tv panarabe.     E' impossibile verificare in modo indipendente le notizie. 

l'Iran: collaborazione solo con intesa su nucleare
Quanto alla diplomazia, Teheran fa sapere che collaborerà con gli Stati Uniti sulla crisi in Iraq se andranno a buon fine i colloqui in corso con i 5+1 sul programma nucleare iraniano. Il capo di gabinetto del presidente iraniano Hassan Rohani, Mohammad Nahavandian  ha definito i negoziati sul nucleare come un ''test per la costruzione delle fiducia'' tra Washington e Teheran. Ma finora ''riguardo agli Stati Uniti non abbiamo visto alcuna loro azione seria contro questa ondata di terrorismo in Iraq'', ha detto.

"La democrazia non si esporta con la guerra"
"Vista con il senno di poi, avevano ragione decine milioni di europei che nelle piazze d'Europa manifestavano contro la guerra: la democrazia non si esporta con la guerra, aveva ragione la gente". Così il sottosegretario alla presidenza del consiglio Sandro Gozi ha risposto a una domanda sulla situazione in Iraq e sull'opportunità dell'intervento Usa sotto la presidenza Bush. "Ma - ha aggiunto - è inutile guardare al passato, oggi occorre che il premier al-Maliki raccolga attorno a sé anche quei sunniti che vogliono lottare contro la deriva" estremista. Intanto, i combattenti jihadisti hanno lanciato all'alba un attacco contro la principale raffineria di petrolio dell'Iraq, a nord di Baghdad. Lo hanno riferito un responsabile e un lavoratore dell'impianto.

Mogherini: "Serve governo di unità nazionale"
In serata anche il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha ribadito che la "principale risposta" alla crisi irachena è un "governo di unità nazionale" che rappresenti tutte le componenti del Paese, "sunniti, sciiti e curdi". Mogherini ha anche detto che è necessario anche il "pieno coinvolgimento dei attori regionali come l'Iran ed i Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita".

L'Eni: "Rivolta lontana, teniamo personale essenziale"
Un portavoce dell'Eni, una delle compagnie petrolifere che opera nel Paese ha riferito: "La sicurezza del nostro personale è la nostra priorità e continuiamo a monitorare da vicino la situazione in Iraq. Al momento, la Regione di Bassora dove è sito il giacimento di Zubair non è colpita dalle rivolte e stiamo tenendo sul luogo il personale essenziale".