Era stato arrestato lo scorso 10 giugno

Camorra: si pente Walter Schiavone, il figlio di 'Sandokan'

Ieri le prime ammissioni durante l’udienza davanti al Gup del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nell’ambito del processo sull’imposizione di mozzarella a caseifici del Casertano

Camorra: si pente Walter Schiavone, il figlio di 'Sandokan'
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Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere

Walter Schiavone, figlio del boss del clan dei Casalesi Francesco Schiavone, ha deciso di iniziare a collaborare con la giustizia. Quarant’anni, è il secondo figlio di ‘Sandokan’ a pentirsi: ha seguito, infatti, la strada tracciata dal fratello Nicola, che nel 2018 ha scelto di pentirsi infrangendo un ‘tabù’ di quella famiglia criminale.

Walter Schiavone era già nel programma di protezione

Il rampollo del boss, già prima di iniziare a collaborare, era entrato nel programma di protezione per via del pentimento del fratello Nicola, cambiando avvocato (oggi è difeso da Domenico Esposito).

Ieri le prime ammissioni

Walter Schiavone ha cominciato a rilasciare le prime ammissioni ieri durante l’udienza tenuta davanti al Gup del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nell’ambito del processo sull’imposizione di mozzarella a caseifici del Casertano. In questa occasione Schiavone ha parlato di agevolazioni sui prezzi per gli uomini del clan dei Casalesi.   

Le dichiarazioni in video collegamento     

Il secondogenito di Sandokan è intervenuto nel corso dell'udienza preliminare in video collegamento dal carcere in un sito protetto, confermando, replicando a una domanda del suo avvocato, che alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli sta parlando “anche di altro”. La prossima udienza del processo si terrà il 17 dicembre.

L'arresto lo scorso 10 giugno

E proprio nell’ambito dell’inchiesta sulle mani del clan sulle mozzarelle che Walter Schiavone era stato arrestato lo scorso 10 giugno in seguito alle indagini della Dda partenopea su un gruppo criminale, al cui vertice vi era lo stesso Walter Schiavone, che gestiva e controllava con modalità estorsive la distribuzione di prodotti caseari nella provincia di Caserta.

Le mani del clan sulle mozzarelle

E proprio in riferimento all’indagine della Dda di Napoli sul controllo da parte del clan dei Casalesi del business della distribuzione di prodotti caseari, come la mozzarella di bufala, emerge come l’agroalimentare sia diventato un settore prioritario di investimento della malavita. Ad affermarlo è la Coldiretti.

“Secondo la DDA -riferisce la Coldiretti-, i boss obbligavano vari titolari di caseifici della penisola sorrentina a cedere in via esclusiva i loro prodotti alle aziende riconducibili al clan dei Casalesi, che li avrebbero poi rivenduti sottocosto in regime di monopolio in Campania e in altre parti d’Italia”, spiega l’associazione degli agricoltori.

Coldiretti: "La mafia dentro il settore agroalimentare"

 “Approfittando della crisi economica generata dal Covid la mafia si infiltra ancora di più in un settore strategico come quello agroalimentare condizionando il lavoro e la vita quotidiana delle persone, - precisa -. Non solo si appropria di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato ma - continua la Coldiretti- compromette in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy”, aggiunge.