Mondo

Save the Children, un bambino su 6 cresce in luoghi dove si combatte una guerra

Sempre più minori vengono reclutati da gruppi armati, molti sono in cerca di un senso di appartenenza, di protezione dagli abusi o di vendetta

Save the Children, un bambino su 6 cresce in luoghi dove si combatte una guerra
GettyImages
Afghanistan, bambini in zone di guerra

Sono quasi 200 milioni i bambini che vivono nelle zone di guerra più letali del mondo, il numero più alto in oltre un decennio. Molti di loro sono già a rischio per i cambiamenti climatici e soffrono la fame senza precedenti. E' quanto emerge da un nuovo rapporto di Save the Children, intitolato "Stop alla guerra contro i bambini: Una crisi di reclutamento", che esamina le tendenze dei conflitti e mette in luce che, nel 2020 in 13 Paesi, il numero di minori che vive in mezzo a conflitti letali è cresciuto di quasi il 20 per cento. "È terribile che nonostante il Covid-19 e la richiesta delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale, sempre più bambini siano un bersaglio nelle zone di guerra più mortali e abbiano più probabilità di essere feriti, reclutati o uccisi. Per di più, devono già far fronte a siccità, inondazioni e fame. Nemmeno una pandemia globale è bastata per fermare le guerre e le atrocità più brutali", ha dichiarato Inger Ashing, Ceo di Save the Children International.

Bambini in guerra

Un altro dato allarmante è quello relativo ai minori che vivono nelle vicinanze di gruppi armati e forze governative che reclutano bambini, se ne contano 337 milioni, una cifra tre volte superiore rispetto a tre decenni fa (erano 99 milioni nel 1990). Cresce anche il numero di paesi in cui vengono arruolati i minori che è balzato a 39, il numero più alto in 30 anni, paesi in cui vive più della metà dei bambini del mondo (quasi 1,3 miliardi). Afghanistan, Siria, Yemen, Filippine e Iraq sono tra le nazioni con la più alta percentuale di minori che vivono nei pressi di un gruppo armato, correndo un maggiore rischio di finire a combattere in prima linea o presidiare i posti di blocco. Bambine e ragazze non sono escluse, anche se rappresentano solo il 15% dei casi di reclutamento. Secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite, sono spesso arruolate come spie, per posare mine e ordigni esplosivi improvvisati o per attacchi suicidi, perché hanno meno probabilità di attirare l'attenzione. Sono inoltre più vulnerabili ad abusi a causa del loro status sociale e del loro genere. Il Covid-19 ha contribuito ad aggravare il fenomeno: durante la pandemia il numero di gruppi armati che arruolano minori è salito a 110, rispetto agli 85 del 2019, e nel 2020, sono stati quasi 8600 i casi di reclutamento e impiego di bambini, circa 25 al giorno - un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. La pandemia ha inoltre peggiorato le condizioni di povertà e ridotto le possibilità di frequentare la scuola, rendendo i minori più vulnerabili. L'accesso all'istruzione, infatti, è fondamentale per proteggere i bambini dai rischi legati ai conflitti come il reclutamento forzato. Inoltre, molti minori si uniscono a questi gruppi in cerca di un senso di appartenenza, protezione da abusi, status sociale o vendetta. 

Le conseguenze fisiche e psicologiche di un'infanzia negata

Molti bambini non hanno conosciuto altro che conflitti nella loro vita, con gravi ripercussioni sulla loro salute mentale. Save the Children ha intervistato 40 membri del suo staff in 14 paesi e regioni rilevando che i bambini che vivono nelle zone di conflitto devono far fronte anche al peso delle crisi economiche e alla mancanza di accesso a servizi di base. Lesioni, disabilità, malattie croniche fisiche o mentali, disturbi da stress post-traumatico, violenze sessuali e morte sono i rischi che corrono i minori reclutati da gruppi e forze armate. "Eravamo al fiume a nuotare quando degli uomini ci hanno portato con la forza nella foresta. Ci hanno torturato, picchiato e ci hanno insegnato come uccidere e rapire le persone. Abbiamo sofferto molto” ha raccontato Jean, un ragazzo di 17 anni che è stato costretto a unirsi a un gruppo armato nella Repubblica Democratica del Congo, prima di essere salvato. Save the Children esorta i leader mondiali, gli esperti di sicurezza, i donatori, i membri delle Nazioni Unite e le Ong a collaborare, affinché gli autori di queste violazioni siano ritenuti responsabili e perchè si garantisca che tutte le politiche, e i relativi quadri giuridici, siano ratificati e attuati e che i governi diano la priorità ai finanziamenti per la protezione. dell'infanzia.