Da giorni si alternano il "cessate il fuoco" con la ripresa delle ostilità

Somalia: scontri nel nord-est del paese, migliaia di persone in fuga

Tra le fazioni in combattimento, le milizie di sicurezza locale e un corpo d'élite, nato per contrastare il terrorismo di Al Shabaab

Somalia: scontri nel nord-est del paese, migliaia di persone in fuga
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La città di Bosaso, cuore degli scontri di oggi, nel nord est del paese

Natale di tensione in Somalia: gli scontri tra due fazioni rivali delle forze di sicurezza nella città portuale di Bosaso, nord-est del paese, hanno costretto centinaia di famiglie a fuggire dalle loro case, come riferito da un funzionario locale. I combattimenti hanno scosso negli ultimi giorni la capitale commerciale dello stato federale semi-autonomo del Puntland, affacciato sul Golfo di Aden. Gli scontri interessano esponenti delle Puntland Security Forces (Psf), un'unità di élite nata per contrastare le milizie jihadiste di Al Shabaab, finanziata in passato anche dal governo degli Stati Uniti secondo analisti locali concordanti.

Centinaia di famiglie in fuga

"Migliaia di residenti sono fuggiti a causa dei combattimenti in corso in alcune zone della città”, ha comunicato il funzionario locale Abdirizak Mohamed. “La maggior parte delle persone ha deciso di lasciare le proprie case dopo che le due fazioni in guerra hanno iniziato ad usare mitragliatrici pesanti e mortai” ha specificato Abdirizak, senza indicare il numero esatto delle persone fuggite ma stimando che si tratti di "centinaia di famiglie".

Giovedì scorso, l'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA si era detta “estremamente preoccupata” per l'escalation di violenza. Nei giorni scorsi si era parlato anche di vittime, quantificate in un numero che oscillava “tre le dieci e le 14”. Il cessate il fuoco, annunciato mercoledì dalle autorità locali, non aveva retto e, nonostante un’apparente tranquillità, erano state segnalate sporadiche raffiche di armi da fuoco. I cronisti locali hanno rilanciato foto di persone in fuga, a piedi o su camion, nel costante timore della popolazione di una ripresa delle ostilità, cosa che puntualmente si è verificata nel giorno di Natale.

L'accordo per un “cessate il fuoco” era stato annunciato il 22 dicembre scorso dal ministro della Sicurezza regionale, Abdisamad Mohamed Galan, che aveva citato le pressioni di accademici, leader religiosi e imprenditori locali. L'esecutivo locale ha indicato come principale responsabile delle tensioni l'ormai ex capo delle Puntland Security Forces, Mohamud Osmad Diano, licenziato a fine novembre dal presidente della regione Said Abdullahi Dani.

Incognita elezioni

Le tensioni in Puntland arrivano nel pieno del processo elettorale somalo, di cui non si conosce la data di fine e quindi di elezione del nuovo presidente, e mentre Mogadiscio deve ancora prendere una decisione sulle modalità di proseguimento della missione di peacekeeping dell'Unione Africana, Amisom. In settimana il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato a favore del prolungamento del mandato dell'operazione per altri tre mesi.

Intanto, il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, giovedì 23 dicembre ha avuto un colloquio con il ministro degli Affari Esteri somalo, Abdisaid Muse Ali. Ricordando le storiche e profonde radici del rapporto bilaterale tra il nostro paese e la Somalia, e auspicando che la collaborazione possa ulteriormente rafforzarsi nei numerosi settori di comune interesse, Di Maio ha confermato il tradizionale impegno italiano per la sicurezza nel paese del Corno d’Africa. Ha quindi auspicato una pacifica continuazione del processo elettorale, evidenziando l'aspettativa italiana ed europea per una sua conclusione senza ulteriori ritardi.