Offensiva diplomatica

Erdogan: "Per la Turchia entrare in Europa è una priorità strategica"

Il presidente turco incontra gli ambasciatori dei Paesi membri dell'Unione europea, a suo dire ostaggio di alcuni stati (la Grecia) contrari all'ingresso di Ankara

Erdogan: "Per la Turchia entrare in Europa è una priorità strategica"
AP/LaPresse
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in carica dal 2014, prima di diventare Capo dello Stato è stato sindaco di Istanbul (1994-1998) e premier (2003-2014)

I toni da grande annuncio, in occasioni come queste, vanno usati con la dovuta moderazione. Ma quella pronunciata oggi dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan è pur sempre una frase che fa un certo effetto: “L'ingresso nell'Unione Europea rimane uno dei principali obiettivi strategici della Turchia”. Affermandolo, il leader di Ankara ha denunciato “sabotaggi” da parte della Grecia nel processo di integrazione europea, chiedendo a Bruxelles “di non sacrificare la Turchia in nome della mera solidarietà”.

“L’Ue abbandoni i giochetti degli ultimi anni”

“Nonostante tutte le ingiustizie cui abbiamo fatto fronte, diventare membri dell'Ue per la Turchia è una priorità strategica. Continuiamo a lavorare in questa direzione”, ha proseguito Erdogan durante un incontro con gli ambasciatori dei Paesi Ue svoltosi nella capitale turca. "La nostra speranza è che l'Europa abbandoni i giochetti degli ultimi anni e agisca in maniera più coraggiosa per sviluppare le relazioni con la Turchia. La prospettiva di una strategia comune a lungo termine vale molto di più di paure e pregiudizi”, ha auspicato Erdogan, ricordando di aver seguito prima da premier e poi da capo dello stato l'intero processo di integrazione, partito nel lontano 2005.

Altra importante sottolineatura rimarcata dall’ex sindaco di Istanbul, “la Turchia è geograficamente e storicamente parte dell'Europa”, è quindi naturale che sia “impegnata a diventarne membro”. L’accusa del presidente turco a Bruxelles si concentra su fantomatiche “tattiche” usate “contro di noi per rinviare l'adesione, anche perché la volontà dell’Ue è stata presa in ostaggio da alcuni Stati”. Il riferimento è ai contrasti con la Grecia, antica nemica di Ankara, che bloccherebbe una eventuale adesione della Turchia all’Unione europea; ostilità che però Erdogan spera di superare con un “un dialogo diretto e costruttivo”.

La richiesta di rivedere l’accordo del 2016 per la gestione dei migranti

Ma Erdogan ne ha anche per la questione migratoria, che ha visto la Turchia giocare un ruolo centrale nella gestione dei flussi diretti verso l’Europa: “Senza l'azione della Turchia, oggi Europa e Siria vivrebbero una situazione totalmente diversa e la crisi migratoria sarebbe molto più profonda, ci sarebbe più terrorismo e instabilità”. Al centro della questione, il contestato accordo del 2016 che concesse inizialmente ad Erdogan 3 miliardi di euro per trattenere i migranti che dalla Siria e dal Vicino Oriente tentavano di raggiungere il territorio dell’Unione: “Nonostante i suoi sforzi per la crisi migratoria, la Turchia non è riuscita a ottenere un adeguato sostegno da parte dell'Ue”, ha aggiunto il presidente turco, chiedendo con queste parole un aiuto supplementare per sobbarcarsi la gestione dei rifugiati in territorio turco (almeno 3 milioni e 700 mila siriani, secondo le stime ufficiali), in cambio della chiusura dei confini.

Intanto, riprendono i colloqui con l’Armenia

La riconciliazione tra Turchia e Armenia sarà avviata ufficialmente domani con il primo incontro, in programma a Mosca, tra i rappresentanti che Ankara e Yerevan, capitale armena, hanno nominato per guidare il processo di riavvicinamento. Le relazioni diplomatiche tra Turchia e Armenia sono interrotte dal 1993 a causa del sostegno di Ankara a Baku nel conflitto per la regione disputata del Nagorno-Karabakh, all'epoca conquistato dalle forze armene. Nel novembre del 2020 l'Azerbaigian riprese il controllo su gran parte dell'area disputata e successivamente il presidente turco annunciò che era possibile avviare un processo di normalizzazione dei rapporti con Yerevan. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva rivelato in dicembre l'intenzione di nominare rappresentanti diplomatici per dirigere il processo, menzionando la possibilità di aprire il confine anche attraverso voli diretti tra i due Paesi. Un precedente tentativo per la riconciliazione era stato avviato nel 2009 ma il protocollo per la normalizzazione non fu mai ratificato.