L'intervista

Papa Francesco, la forza e il ruolo delle donne nelle istituzioni

L’emergenza sanitaria ha messo in luce l’impellente necessità di avviare una rigenerazione del nostro modello di sviluppo verso un modello più giusto, più solidale e sostenibile nei confronti di ciò che rappresenta la fonte della vita per eccellenza

Papa Francesco, la forza e il ruolo delle donne nelle istituzioni
Vatican News
Papa Francesco con l’intervistata, Dott.ssa Anna Maria Tarantola

La presenza della donna nella vita sociale è un fenomeno del tutto reale. Il suo compito nella società, nella famiglia e nella Chiesa rimane un tema di grande attualità e di grande importanza. Una società moderna e democratica che si rispetti dovrebbe riconoscere alla donna il diritto di prendere parte attiva alla vita politica - nel senso ampio della parola - e non solo, riconoscendo il loro contributo non tanto nell’attività in sé, quanto nel modo di svolgere queste funzioni, perché capaci di contribuire con particolari sfumature che sono proprie della sua natura.

Non è una pretesa di uguaglianza, nè di uniformità nei riguardi dell’uomo, una sorta di “imitazione” dei modelli maschili. La questione non è che valga di più o di meno dell’uomo: la donna è semplicemente diversa. “Dobbiamo promuovere l’integrazione delle donne nei luoghi in cui si prendono decisioni importanti". Francesco esorta a tenerle maggiormente in considerazione, per rompere quel soffitto di vetro che esiste in ogni ambiente della vita sociale, rendendole protagoniste nella progettazione di misure che interessano la vita delle famiglie, gli ambienti educativi e l’avvenire dei giovani.

Rimarcando più volte il suo modo di rispondere alle sfide del momento, Francesco, in occasione della Giornata mondiale della pace, ha esortato a promuovere le madri e a proteggere le donne perché è spesso contro di loro che si scaglia la turpe “violenza che insanguina le nostre case, le nostre famiglie e la nostra società”.  

L’emergenza sanitaria ha messo in luce l’impellente necessità di avviare una rigenerazione del nostro modello di sviluppo verso un modello più giusto, più solidale e sostenibile nei confronti di ciò che rappresenta la fonte della vita per eccellenza. Amabili, garbate, fini e delicate, non deboli. “Sono così – parla amorevolmente Francesco riguardo alle donne - capaci di guardare con il cuore e di tenere insieme i sogni e la concretezza”. Riconoscendo quella particolare vocazione alla cura che, in quanto educatrici, sono capaci di trasmettere, saranno motore di trasformazione, garanzia del rispetto degli autentici valori umani.

Abbiamo incontrato Anna Maria Tarantola, economista, manager, moglie, madre di due figli, già dirigente di Banca d’Italia ed ex Presidente della RAI.

Lei ha ricoperto ruoli ad altissimo livello all’interno delle istituzioni in tempi inimmaginabili. Come ha vissuto questa esperienza?

L’ho vissuto molto bene. Ho avuto la possibilità di fare diverse cose; prima di tutto di allacciare i rapporti di reciproca stima e di forte collaborazione con i miei colleghi che ricoprivano ruoli analoghi, ma anche ho attivato un rapporto molto intenso di dialogo e di lavoro con tutti i miei collaboratori, riuscendo a dare un apporto non solo con le mie conoscenze, ma anche il mio pensiero di donna. È importante per le donne riuscire a raggiungere ruoli di leadership e di responsabilità perché il loro modo di vedere e di approcciarsi ai problemi è diverso. Il loro contributo, insieme a quello degli uomini, porta risultati migliori anche dal punto di vista economico.

A volte abbiamo in mente che la parità tra uomo e donna equivalga ad un’“imitazione” del modello maschile. Cosa ne pensa?

Io su questo sono molto contraria e devo dire che raggiungere la parità è un fatto di dignità, di giustizia sociale, di una corretta competizione e di una lotta contro la povertà delle donne. Ritengo, personalmente, che per poter avere un’opportunità di crescita e di realizzazione, per esprimere il mio talento, nella politica, nell’impresa, come nelle istituzioni, la donna non abbia bisogno di imitare gli atteggiamenti di un uomo. Francamente, non riesco a capire che senso abbia dover assimilare il modello maschile per emergere. Trovo sia giusto che le donne raggiungano la dignità lavorativa e uno status senza dover rinunciare alle loro qualità e caratteristiche femminili, che sono quelle che le rendono speciali. La diversità è una ricchezza, e quella tra uomo e donna è una ricchezza inestimabile, che va in beneficio di tutta la nostra società.

Quali sono le potenzialità, le virtù, che la donna può offrire e che noi non riusciamo a capitalizzare?

Con la sua capacità di essere empatica la donna riesce a capire meglio i problemi delle persone. Il tesoro di una donna? L’essere molto pragmatica! Mantiene i piedi ben saldati a terra ed è capace di avere una visione lungimirante, più a lungo termine; è più cauta dell’uomo e meno individualista. Ma soprattutto la sua forza è la forte predisposizione alla cura, lo vediamo anche nelle nostre case. Figuriamoci quanto possa essere importante l’apporto della sua sensibilità nella complessa situazione che stiamo vivendo! Adesso più che mai abbiamo bisogno di avere leaders, che abbiano grande sensibilità alla cura delle relazioni, dell’ambiente, verso l’altro. È una visione più orientata alla sostenibilità e alla solidarietà.

Nella storia del nostro paese abbiamo visto al comando figure femminili autorevoli, esempi di figure istituzionali forti. Non è forse questo il momento di dare più spazio alle donne nelle istituzioni?

Sicuramente sì, ma purtroppo ci sono ancora tanti stereotipi, pregiudizi, siamo ancorati alla cultura patriarcale ed è difficile scardinarla subito; è un problema culturale che si somma a problemi normativi e di disponibilità di strumenti di sostegno e come tale dobbiamo lavorare su piani diversi. Partire dall’educazione è il primo passo, ma questo lavoro richiede tempo e determinazione. Ad esempio a favore della famiglia si stanno vedendo dei passi avanti sul tema di congedi parentali. La condivisione del ruolo genitoriale della donna con il papà, che è una cosa bellissima, è una misura importante da non sottovalutare. Anche perché quando un’impresa deve scegliere una dirigente di grande responsabilità, sapendo già che la donna potrebbe mettersi in congedo di maternità, alla fine opteranno per l’uomo. Quindi se per entrambi esistesse, in futuro, la possibilità di scegliere il congedo di genitorialità, questo non potrebbe creare più discriminazioni.

Mi faccia un esempio…

Quando ero in Banca d’Italia ho avuto esperienza diretta con alcune donne, bravissime e di grandissime capacità, che per effetto non soltanto della maternità, ma anche per il fatto di dover occuparsi, oltre che della cura dei bambini, dei genitori che con l’età si ammalano, diventano fragili ed hanno crescente bisogno di assistenza, si sono trovate davanti ad una scelta ardua e a volte ingiusta: quella di scegliere tra il lavoro o di occuparsi della famiglia. Bene…hanno tutte scelto la famiglia e abbandonato il lavoro! Qui, se mi permette, spalanchiamo una grande discussione…dobbiamo avere dei grandi sostegni, di tutti i tipi, anche l’aiuto del marito, perché alla fine tutto grava sulla donna. Condivisione più che conciliazione dovrebbe essere la parola chiave.


Papa Francesco ha rimarcato il tema della violenza sulle donne nella nostra società come un atto di vigliaccheria e degrado per tutta l’umanità. Da dove dobbiamo ripartire, qual è il perno mancante?

Le cause sono tante, è una problematica molto grave che provoca tantissimi effetti collaterali. Purtroppo siamo pervasi ancora da una cultura patriarcale che mette la donna in condizione di oggetto del possesso degli uomini. Questo vuol dire che siamo ancora alle loro dipendenze, che non siamo pienamente libere di scegliere perché sottilmente intimidite. Quando ‘tu’ donna ti metti ad esercitare la tua sacrosanta libertà, ‘io’ non voglio, e ti colpisco. E questo tema della violenza è molto legato al tema della diseguaglianza e della dipendenza economica. Se vogliamo cambiare le cose c’è bisogno di una vera e concreta politica di pari opportunità, di diritti, di possibilità di situazioni concrete. Le violenze subite esclusivamente e solo per il fatto di essere una donna, sono un fenomeno inaccettabile! Non possiamo consentirlo, creano un profondo dolore, spesso irreparabile. È necessario un ampio progetto di formazione e informazione corretta.

Alla luce della pandemia, a ricoprire il ruolo di presidente del Parlamento Europeo è stata scelta per la terza volta una donna. È un buon auspicio per il nostro paese? Non potrebbe essere anche un esempio di rottura di schemi?

 L’Italia, in Europa, è rappresentata da tre donne di eccellenza: la presidente della commissione europea, Ursula Von Der Leyen, la presidente della Banca centrale europea, Christina Lagarde e adesso la presidente del parlamento europeo, Roberta Matsola. Questo è un buon auspicio anche per noi! Dove ci sono donne al comando si vedono segni positivi e passi in avanti, a dimostrare che il ‘gentil sesso’ ha capacità, competenze, talenti, aspetti che meritano di essere valorizzati, e, mi consenta una parola, che vengano anche “utilizzati”. Rappresentiamo la metà del mondo e perché non potremmo dare un contributo femminile alla soluzione dei grandi problemi che stiamo vivendo oggi?

Come dire…un segno che le cose potrebbero veramente abbracciare il futuro?

Mi auguro che i nostri governanti e politici siano veramente capaci di gestire la complessità che stiamo vivendo con grande discernimento, perché è un momento molto particolare in cui, come ricorda il Santo Padre, abbiamo un’opportunità unica per cambiare le cose, di avviare quel processo di rigenerazione che vuol dire non solo ricostruire ma far rigenerare, che è un’altra cosa.

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