Una piccola isola disabitata, sulla costa occidentale della Scozia, nell'insenatura Firth of Clyde, custodisce un grande tesoro: granito. Un patrimonio immenso, unico, a uso esclusivo della famiglia Kay che ne detiene la proprietà dal 1560. Sono loro i fornitori ufficiali dei Giochi olimpici invernali sin dal 1924, da quando tutto ebbe inizio a Chamonix-Mont-Blanc.
Essendo Ailsa Craig una riserva naturale, l'estrazione della pietra avviene periodicamente. L'ultima raccolta risale al 2002 con il prelievo di 1.500 tonnellate di "Common Green" e 270 tonnellate di "Blue Hone". Una quantità sufficiente per soddisfare i Giochi, e commesse, compreso Pechino 2022.
Se apparentemente "Common Green" e "Blue Hone" potrebbero dire poco, le pietre da curling sono realizzate proprio utilizzando le due varianti di granito. La "Blue" è una pietra con un bassissimo assorbimento di acqua, che facilita dunque lo scivolamento, e il meno pregiato "Green", invece, vanta una maggiore resistenza agli urti.
Così la combinazione permette un processo di trasformazione della pietra, da rozza a liscia, con una lavorazione che può richiedere fino a 5 ore per ogni "palla". Per il resto il diametro misura 28 centimetri e il peso oscilla tra i 18 e i 20 Kg. Ottenuto il prodotto finito, la pietra piallata in Scozia anima i palaghiaccio di tutto il mondo. Ora l'attenzione è rivolta alla Cina. Proprio in Asia, durante le Olimpiadi a Nagano del 1998, la disciplina del Curling è stata ufficialmente riconosciuta come sport olimpico lasciando alle spalle la fase dimostrativa.
Nel gioco del Curling la stone è sempre protagonista, particolarmente esaltata dai membri della squadra durante lo scivolamento - quando con una sorta di scopa spazzano la superficie ghiacciata per migliorarne traiettoria e prestazioni.
La Scozia oltre a offrire la produzione della pietra da Curling vanta, insieme a Usa e Canada, una delle nazionali più forti al mondo.