Università della California

Arriva il robot che aiuta i bimbi malati a frequentare la scuola

Stretch è il nome del robot che consente di vedere, ascoltare e parlare con l'insegnante e i compagni a scuola, rimanendo a casa. I bambini stanno collaborando con gli scienziati per migliorarlo

Arriva il robot che aiuta i bimbi malati a frequentare la scuola
Gettyimages
Robot e bambini, immagine di repertorio

L’dea è quella di riuscire a portare virtualmente i bambini malati gravi in classe. Stretch è il nome del robot che consente a questi bimbi di vedere, ascoltare e parlare con l'insegnante e i compagni come se fossero presenti a scuola. Progettato per i controlli a distanza dei medici negli ospedali o dai manager aziendali per collegarsi a strutture da remoto, questo robot di telepresenza ora potrebbe arrivare anche nelle scuole per aiutare bambini con malattie croniche e invalidanti.

Oltre a prendere parte alle lezioni come se fossero in classe, i bambini potranno chattare con gli amici e 'unirsi' ai loro coetanei per il pranzo, il coro o la ricreazione.

Veronica Ahumada, dalla sua storia personale l’idea

A credere fermamente nel progetto e a portarlo avanti già da alcuni anni, prima della pandemia, è la ricercatrice Veronica Ahumada che studia informatica sanitaria e interazioni uomo-robot presso l'università della California (UC). Ahumada conosce bene l'esperienza dei bimbi malati cronici. Difetti cardiaci congeniti che non sono stati diagnosticati fino all'età adulta l'hanno tenuta a casa per settimane durante la scuola elementare. Era troppo debole per fare qualcosa di più che leggere o sonnecchiare sul divano, aspettando che i suoi due fratelli tornassero a casa con i compiti del suo insegnante. I giorni erano solitari e dolorosamente noiosi.

Ahumada però è stata fortunata: la sua stessa malattia si è placata con la scuola media e la sua infanzia si è normalizzata. E' andata al college e alla fine ha ottenuto un lavoro presso il dipartimento di Salute pubblica e Servizi umani del Montana. Ben presto si è ritrovata a riflettere sulla tecnologia e sulla sua infanzia solitaria che l'ha portata a cercare una soluzione.

Dopo aver ottenuto un finanziamento, dal 2020 collabora con la robotica sanitaria Laurel Riek presso l'UC San Diego per progettare una macchina con caratteristiche su misura per i bambini, inclusi altoparlanti in grado di trasmettere il suono attraverso il frastuono di un'aula, un "braccio" per raggiungere e afferrare e un'interfaccia utente operabile da bambini.

Nel corso del prossimo anno, sulla base degli studi di Ahumada, lei e Riek stabiliranno le caratteristiche di cui un bambino ha bisogno per sentirsi presente e impegnato nell'apprendimento. Gli stessi studenti a distanza testeranno i loro prototipi.


"Questi ragazzi sono i professionisti", dice Ahumada. Molto prima della pandemia, prima che molte famiglie pensassero alla scuola virtuale, "erano già i pionieri".

"Non abbiamo mai avuto nella storia del mondo l'opportunità per i bambini con queste gravi condizioni mediche di andare a scuola con i loro coetanei", assicura Ahumada. I bambini che utilizzano la tecnologia l'hanno definita un "cambiamento di vita" grazie alle connessioni sociali che consente. Ma i ricercatori non hanno ancora dimostrato che questi strumenti aiutino accademicamente, socialmente o emotivamente. E la tecnologia stessa ha dei limiti: i robot non sono stati progettati per i bambini e non funzionano bene nelle scuole con Wi-Fi irregolare.

Ahumada sta "cercando di capire come superare questi ostacoli". Con l'obiettivo di approfondire il modo migliore per integrare con i robot di telepresenza nelle classi, lei e i suoi colleghi hanno sondato come decine di bambini con malattie diverse, insieme alle loro famiglie, compagni di classe e insegnanti, interagiscono con i dispositivi. Inoltre, i ricercatori stanno pianificando di unire le forze con i medici per definire se i benefici che i bambini riportano negli studi si traducano in guadagni in termini di salute mentale, voti o altre aree misurabili.