Crisi Russia-Ucraina

Gli hacker oscurano i siti di governo e parlamento ucraini. Kiev richiama i riservisti

Continuano intanto gli scontri nel Donbass: registrate 96 azioni con colpi di mortaio. Dalle repubbliche separatiste quasi 100 mila rifugiati sono passati in Russia

Gli hacker oscurano i siti di governo e parlamento ucraini. Kiev richiama i riservisti
(Ap)
Persone in un rifugio nel seminterrato di un condominio durante il bombardamento di una centrale elettrica a Shchastia, 22 febbraio 2022

Sono irraggiungibili i siti del governo ucraino, del ministero degli Esteri, del Parlamento di Kiev e delle agenzie di sicurezza: lo riporta la Bbc parlando di massiccio attacco informatico. Le autorità locali avevano già avvertito in settimana della possibilità di un attacco hacker contro agenzie governative, banche e il settore della difesa. Intanto, arriva la notizia dell’ennesimo soldato ucraino ucciso (un altro è rimasto ferito) nei combattimenti contro i separatisti filorussi nel Donbass. Lo riferiscono le forze armate di Kiev.

Il ministro degli Esteri ucraino: "Non stiamo preparando offensiva in Donbass"

“L'Ucraina non sta pianificando un'offensiva militare nel Donbass”: a chiarirlo è il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Siamo attualmente nel mezzo della più grande crisi di sicurezza in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Questa crisi è stata creata e si sta intensificando unilateralmente da una parte, dalla Federazione Russa”, ha proseguito Kuleba in una riunione sulla situazione in Ucraina. “Le accuse della Russia contro l'Ucraina sono assurde. L'Ucraina non ha mai minacciato o attaccato nessuno. L'Ucraina non ha mai pianificato e non pianifica alcuna azione del genere”, ha aggiunto il titolare della diplomazia di Kiev, “l'Ucraina non pianifica neanche provocazioni o atti di sabotaggio”.

Kiev richiama parte dei riservisti e vara lo stato di emergenza

L'Ucraina ha intanto iniziato a richiamare in servizio i riservisti dell'esercito di età compresa tra 18 e 60 anni. È quanto prevede un decreto firmato dal presidente ucraino, secondo il quale Kiev si sta preparando a difendersi da un'invasione. I riservisti dovranno prestare servizio per un massimo di un anno, si legge nel decreto. Zelensky vuole così aumentare di circa duecentomila soldati il suo esercito. Secondo la Bbc, gli esperti stimano che vi siano circa 900.000 persone nella riserva delle forze armate ucraine.

Nel frattempo, il Consiglio di sicurezza ucraino ha chiesto lo stato di emergenza nel Paese. La richiesta giunge sullo sfondo dei timori di un'imminente invasione. "Il Parlamento ucraino deve ratificare questa decisione entro 48 ore", ha affermato il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale ucraina, Oleksiï Danilov, dopo una riunione di questo organismo; lo stato di emergenza non riguarda le autoproclamate Repubbliche di Donetsk and Lugansk. E se da un lato il Parlamento di Kiev ha approvato l'imposizione di sanzioni a 351 cittadini russi, compresi i parlamentari che hanno appoggiato il riconoscimento dell'indipendenza dei territori controllati dai separatisti e l'invio delle truppe russe nell'Ucraina orientale, dall'altro approva la legge che dà il via libera al possesso di armi per i suoi cittadini. Nel dettaglio, la norma permetterebbe di acquistare armi ed esercitare il diritto alla protezione, previsto nell'articolo 27 della Costituzione ucraina.

La Nato muove le truppe sul fronte orientale

Il Pentagono conferma l'invio nei paesi baltici di un battaglione di fanteria (800 uomini) dall'Italia, per rafforzare il fianco orientale della Nato alla luce della crisi ucraina, precisando che insieme ai militari verranno inviati fino a otto F-35 dalla Germania in "diverse località lungo il fianco orientale della Nato". A questi si aggiunge lo spostamento di venti elicotteri d'attacco AH-64 dalla Germania all'area baltica e altri 12 dalla Grecia alla Polonia. In risposta a queste manovre, le truppe russe si sono mosse verso le regioni orientali dell'Ucraina, che Mosca ha riconosciuto come indipendenti: a denunciarlo il premier della Lettonia, Arturs Krisjanis Karins alla Cnn, che ha specificato: "Secondo le informazioni a mia disposizione, Putin sta muovendo ulteriori truppe e carri armati nei territori occupati del Donbass".

Continuano gli scontri

Nelle ultime 24 ore, secondo il rapporto giornaliero della Joint Forces Operation ucraina, un soldato era stato ucciso e 6 erano rimasti feriti nei bombardamenti da parte dei separatisti filorussi nell'Ucraina orientale, come riportato dal Guardian. In questo periodo l'esercito ha registrato 96 bombardamenti, 81 dei quali sono avvenuti con armi pesanti, rispetto agli 84 del giorno precedente. Le forze separatiste, sottolinea il documento, hanno usato artiglieria pesante, mortai e lanciarazzi Grad.

Il leader di Donetsk: da noi nessun soldato russo

Non ci sono al momento truppe russe sul territorio della Repubblica di Donetsk (Dpr): lo ha detto il leader della Dpr, Denis Pushilin, secondo quanto riporta la Tass. Pushilin ha aggiunto che la presenza di truppe russe nel Donbass sarebbe possibile solo nel caso di un'offensiva in piena regola da parte di Kiev. In quel caso, Mosca avrebbe il diritto di inviare i soldati. "Siamo nella fase in cui le truppe nemiche sono sulla linea di contatto e potrebbero passare all'offensiva in qualsiasi momento", ha detto anche Pushilin. "Non abbiamo ancora fatto nulla al riguardo, non l'abbiamo ancora neutralizzato", ha aggiunto riferendosi al rischio di un attacco da parte delle truppe ucraine.

Quasi centomila rifugiati dal Donbass

È salito a oltre 94.600 il numero di residenti delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk and Lugansk che dal 18 febbraio hanno attraversato il confine ucraino passando in Russia: lo ha reso noto oggi una fonte delle forze dell'ordine russe. "Fino alla mattina del 23 febbraio, più di 94.600 persone hanno attraversato il confine russo, quasi 60.000 di loro sono cittadini ucraini, più di 34.600 sono russi", ha detto una fonte all'agenzia Tass.

La Cina si oppone alle sanzioni

Unico alleato di Putin in questo braccio di ferro diplomatico, la Cina si dice contraria alle sanzioni contro Mosca e non intende imporne; lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, in risposta a una domanda sulla possibilità che la Cina segua la stessa strada dell'Occidente in merito al riconoscimento dei due territori di Luhansk e Donetsk nel Donbass. "Riteniamo che le sanzioni non siano un modo fondamentale ed efficace per risolvere il problema e la Cina si oppone sempre a qualsiasi sanzioni unilaterale illegale", ha scandito la portavoce.