"Gli accordi di Minsk sono vaghi dovrebbero essere ridiscussi"

Romano Prodi: "La visita di Draghi a Mosca può avere un ruolo determinante"

Il problema è la compattezza della Nato, dice l'ex premier ed ex presidente della Commissione europea

Romano Prodi: "La visita di Draghi a Mosca può avere un ruolo determinante"
(Mezz'Ora in Più)
Romano Prodi ospite a Mezz'Ora in Più

Una lunga intervista quella dell'ex premier ed expresidente della Commissione UE, Romano Prodi, a "Mezz'ora in più" di Lucia Annunziata. Il tema centrale logicamente è stata la crisi ucraina e i suoi risvolti nei rapporti tra UE, Nato e Stati Uniti con Russia e Cina.

In primo luogo il ruolo dell'Italia e cosa ci si aspetta dall'incontro tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Per Prodi questa visita "arriva in una fase in cui l'Italia può avere un ruolo importante, nessuno ha interesse alla guerra e Draghi arriva in un momento opportuno, poi dipende dalla situazione specifica se avrà un ruolo più importante di Scholz o Macron".

"Il fatto grave - nota l'ex premier ed ex presidente della Commissione Ue - è che è cominciata la tensione interna, bisogna avviare un'opera di calma su quanto sta avvenendo nelle province più vicine alla Russia".  In generale, per Prodi "noi siamo nella Nato e dobbiamo essere nella Nato, ma l'Alleanza ma non è il Patto di Varsavia, abbiamo il dovere di essere nell'Alleanza con un ruolo attivo perché ci sono interessi dei singoli paesi. Se avessimo un esercito europeo non avremmo assistito alla follia del ritiro Usa dall'Afghanistan senza nemmeno essere avvertiti. Dovremmo spendere di più ma saremmo più protetti".  

Ma l'opera di mediazione dell'Italia e di Draghi può essere indebolita dalla nostra dipendenza sul piano energetico? Prodi a questa domanda precisa: "Posto che l'Italia non è la controparte, bisogna vedere cosa gli chiedono i russi e cosa può garantire Draghi, forse gli chiederanno un intervallo, di cominciare un dialogo su alcuni punti specifici e dipende anche dall''ambito di libertà, di autonomia che può avere. Sicuramente ha sentito gli americani. I rapporti tra Russia e Italia sono sempre stati molto più buoni della media e questo conta".

"O cominciamo una pace attiva oppure non ce la caviamo mai, questa guerriglia è durata 7 anni ed è ricominciata in maniera più sanguinosa negli ultimi giorni, ma dobbiamo evitare la guerra, rimango abbastanza ottimista perché nessuna delle due parti ha interesse la guerra, l'importante è che qualcuno faccia il primo passo su come attuare le autonomie e cominciare a discutere. Le armi tacciono se si apre la parola, se si apre il dialogo.

Gli accordi Minsk

Secondo Romano Prodi "gli accordi di Minsk sono vaghi, bisogna rimettersi intorno a un tavolo e discuterli. C'è un paese in cui ci sono alcune regioni che hanno demografia ed economia diverse dal resto del Paese e le questioni si possono risolvere con il dialogo". Per Prodi "Putin chiede 20 cose, magari su due, tre o cinque ha ragione. Il problema è cominciare a discutere di cose concrete". E sempre sugli accordi di Minsk l'ex premier spiega: "Non ho detto che devono essere presi alla lettera, ho sottolineato la vaghezza. Sui contenuti: bisogna ridiscuterli approfonditamente e se c'è buona volontà si può arrivare a una pace. Sono una scusa o una ragione per sostituire il dialogo alle armi".

L'energia

"Noi parliamo dei problemi drammatici della nostra industria per le materie prime e per l'energia. Ma per le materie prime il problema è grave per tutti, paghiamo il rame come lo pagano gli industriali americani, ma il gas lo paghiamo cinque volte tanto. Allora, il problema della nostra doverosa alleanza con Usa, che è nostro interesse nel lungo periodo, è che deve anche tener conto della disparità delle conseguenze delle sanzioni.  E' qui il problema di come creiamo la compattezza della Nato davanti a problemi e fatti che fanno sì che gli interessi siano così diversi da uno all'altro Paese, da uno all'altro Continente. La Russia ha tre armi in mano: prima la guerra, poi il grano e terzo il gas senza il quale non potremmo cavarcela, qui siamo nelle mani della Russia. Dobbiamo fare una politica ecologica con la testa. In alcuni campi Putin ha il coltello dalla parte del manico, in altri campi è debolissimo".

La Cina

"La Cina non esiste in questo caso o meglio esiste ma non appare. Giusto qualche dichiarazione, ma la sua strategia è crescere, costruire alleanze e in qualche modo non sembrare mai aggressiva. La cosa importante è che la sua presenza e il fatto di aver accentrato l'attenzione degli Usa verso l'Oceano Pacifico rende più forte Putin. La Cina, come la Chiesa cattolica, ragiona in termini di secoli, non di giorni, ragiona a lungo termine".