Afghanistan

Kabul, rilasciati i due giornalisti che erano stati arrestati

Uno dei due stranieri è un ex reporter della Bbc, Andrew North, che ha lavorato molto in Afghanistan

Kabul, rilasciati i due giornalisti che erano stati arrestati
Ansa
Afghanistan, Kabul

Due giornalisti stranieri che lavoravano per conto dell'Unhcr, e alcuni membri afghani dello staff della stessa agenzia Onu per i rifugiati, sono stati arrestati dai talebani a Kabul e poi rilasciati. La notizia, comunicata dall'Unchr, è giunta nel giorno in cui il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato un decreto per destinare i circa 7 miliardi di dollari della banca centrale afghana che sono congelati nel sistema bancario Usa per metà (3,5 miliardi di dollari) a finanziare aiuti umanitari in Afghanistan e per l'altra metà a un fondo fiduciario per risarcire le vittime dell'11 settembre. Uno schiaffo per i talebani, che chiedono da mesi di potere avere accesso ai fondi: dopo che hanno preso il potere il 15 agosto scorso, i finanziamenti internazionali all'Afghanistan sono stati sospesi e miliardi di dollari di beni all'estero sono stati congelati.

Uno dei due giornalisti stranieri è un ex reporter della Bbc, Andrew North, che ha lavorato molto in Afghanistan. La moglie Natalia Antelava aveva espresso su Twitter "profonda preoccupazione per la sua sicurezza e la richiesta a chiunque abbia influenza di lavorare per il rilascio". Appello al rilascio a cui si era unito il Committee to Protect Journalist (Cpj): "I talebani devono immediatamente rilasciare Andrew North e tutti gli altri giornalisti trattenuti per il loro lavoro e smettere di attaccare e arrestare membri della stampa", si leggeva nella dichiarazione, in cui si precisava che gli arresti risalivano a martedì.

L'Afghanistan ha oltre 9 miliardi di dollari di riserve, di cui oltre 7 miliardi negli Stati Uniti e la restante parte perlopiù in Germania, Emirati Arabi Uniti, Svizzera e Qatar. Dopo il congelamento dei fondi all'estero, i talebani hanno chiesto alla comunità internazionale di potere avere accesso ai fondi per affrontare il disastro umanitario. Circa l'80% del bilancio del precedente governo dell'Afghanistan derivava da aiuti della comunità internazionale e quel denaro, ora tagliato, finanziava ospedali, scuole, fabbriche e ministeri. La disperazione per necessità di base come queste, poi, è stata ulteriormente esacerbata dalla pandemia di Covid-19, nonché da carenze sanitarie, siccità e malnutrizione.

La Casa Bianca ha riferito che il decreto di Biden "punta a fornire un modo affinché i fondi raggiungano il popolo dell'Afghanistan tenendoli fuori dalla portata delle mani dei talebani e di attori malevoli"; il denaro dovrebbe essere trasmesso tramite gruppi umanitari. Quanto ai 3,5 miliardi dei fondi congelati che verrebbero destinati ai risarcimenti per i familiari delle vittime dell'11 settembre, l'amministrazione Biden sta ancora lavorando ai dettagli per l'istituzione del fondo fiduciario e secondo la Casa Bianca è probabile che ci vorranno dei mesi. Il portavoce politico dei talebani, Mohammad Naeem, ha criticato il fatto che l'amministrazione Biden non abbia destinato tutti i fondi all'Afghanistan: "Il furto dei fondi bloccati della nazione afghana dagli Stati Uniti d'America e il sequestro di quei fondi mostra il livello basso di umanità di un Paese e di una nazione", ha twittato Naeem. I 7 miliardi di dollari in gran parte provenivano da donazioni fatte dagli Usa e da altri Paesi all'Afghanistan e le vittime dell'11 settembre che vi avrebbero accesso sono impegnate in contenziosi legali contro i talebani come vittime di terrorismo.