La guerra in Ucraina

Identikit dei “Foreign Fighters”. Intervista a Francesco Marone

Chi sono i “combattenti stranieri” presenti nella guerra in Ucraina? Ne parliamo in questa intervista con Francesco Marone, analista dell’ISPI e ricercatore dell’Università della Valle d’Aosta

Identikit dei “Foreign Fighters”. Intervista a Francesco Marone
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Soldato ucraino

Francesco Marone, anche la guerra in Ucraina sta alimentando il fenomeno dei "foreign fighters". Anche durante la guerra nel Donbass se ne sono visti. Rispetto allora quali sono i numeri?

Si stima che per il conflitto scoppiato nel 2014 nella regione del Donbass siano partiti almeno 17.000 combattenti stranieri. In quel caso i volontari si sono uniti a entrambe le parti del conflitto - forze militari e paramilitari ucraine, da un lato, e milizie separatiste pro-russe, dall'altro - ma con una prevalenza per le milizie pro-russe.

Nel conflitto attuale, a pochi giorni di distanza dall'invasione russa, migliaia di persone hanno già confermato la volontà di unirsi alle forze ucraine aggredite. Secondo quanto dichiarato dalle autorità governative di Kyiv, si sarebbero già arruolati addirittura 20.000 combattenti stranieri. 


Quali sono le nazionalità presenti?

Nel conflitto scoppiato nel 2014, erano almeno 55 le nazionalità rappresentate. Vi era una netta prevalenza di russi (15.000 volontari sugli oltre 17.000 totali, in gran parte con i separatisti) e importanti contingenti dalla Bielorussia (circa 800), dalla Georgia (oltre 150) e dalla Germania (circa 150).    

Anche nella guerra scoppiata il 24 febbraio, vediamo una molteplicità di nazionalità, dalla Colombia al Giappone. Secondo recenti dichiarazioni del Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, sarebbero già rappresentati 52 paesi del mondo. Al momento non disponiamo però di conteggi o stime  affidabili e precisi sulle dimensioni dei singoli contingenti nazionali.   


Il governo ucraino ha creato una specie di Legione Internazionale per reclutare combattenti. Cosa sappiamo di queste brigate?

Dopo l'invasione russa, il governo ucraino ha formato un'apposita Legione internazionale di Difesa dell'Ucraina e il Ministero degli Esteri ha persino lanciato un apposito sito web ufficiale per il reclutamento. Una parte, al momento minoritaria, dei combattenti stranieri reclutati è già operativa nella guerra in Ucraina. Nei giorni scorsi il Ministero della Difesa ucraino ha reso noto che questa Legione internazionale comprende anche forze speciali, che sarebbero già in missione. 


La famigerata "Brigata di Azov" ha componenti stranieri?

Il Reggimento Azov, con ben note radici neonaziste, si è impegnato nel reclutamento di combattenti stranieri già dal 2014. Con l'invasione russa ha fatto di nuovo direttamente appello ad aspiranti combattenti stranieri, specialmente utilizzando i social network. Al momento però il Reggimento, che ora fa ufficialmente parte della Guardia Nazionale ucraina, ha dichiarato di aver contributo direttamente all'arrivo soltanto di poche decine di volontari. La stragrande maggioranza delle migliaia di volontari reclutati non passerebbe quindi da questa controversa unità militare.


Anche nella parte russa c'è una brigata internazionale? 

Secondo fonti statunitensi, la Russia di Putin starebbe già dispiegando alcune centinaia di mercenari; inoltre, secondo fonti giornalistiche attribuite al Pentagono, la Russia avrebbe reclutato anche combattenti provenienti dalla Siria (dove Mosca è presente dal 2015 a sostegno del Presidente autoritario Bashar al-Assad, storico alleato)    


Parliamo degli italiani presenti tra i combattenti . È possibile sapere quanti sono?

Il conflitto del 2014 attirò alcune decine di combattenti italiani, presumibilmente una sessantina, su entrambi le parti del conflitto e alcuni di loro sono ancora presenti nell'area del conflitto. Si tratta di numeri non trascurabili, quantomeno rispetto agli altri Paesi dell'Europa occidentale.

La recente invasione russa ha presumibilmente attirato l'interesse di centinaia di persone in Italia, ma non è detto che questo interesse si traduca poi davvero nel trasferimento in Ucraina per combattere. In ogni caso, per l'Italia l'azione di prendere personalmente parte a ostilità all'estero senza un'autorizzazione del governo configura un reato.   


Qual è il loro profilo? Chi sono

Finora i combattenti stranieri avevano mostrato profili piuttosto diversi. Ai tempi del conflitto del 2014, una parte di questi volontari occidentali era partita per ragioni principalmente economiche e professionali, legate al compenso (molto modesto, per gli standard occidentali) e a opportunità di esperienza professionale. Una parte era invece spinta prevalentemente da motivazioni ideologiche, anche estreme.

Il contingente proveniente dall'Italia era formato da maschi adulti, tipicamente con cittadinanza italiana, senza famiglia al seguito e spesso con livelli socio-economici e di educazione bassi o medio-bassi. 


Vi sono motivazioni ideologiche nella loro scelta? Che tipo di ideologia?

In parecchi volontari erano evidenti motivazioni ideologiche, di estrema destra (curiosamente, tra i volontari schierati su ciascuno dei due lati del conflitto armato) e, con numeri minori, di estrema sinistra (sul lato separatista). 

C'è del fanatismo religioso?

Secondo le informazioni disponibili, per la maggior parte dei volontari partiti dal 2014 il fanatismo religioso non ha giocato un ruolo importante nella loro scelta di partire per combattere, per quanto non siano mancati volontari riconducibili all'estrema destra che mostravano credenze e atteggiamenti fondamentalisti cristiani. 


Questi "foreign fighters" possono trasformarsi in militanti estremisti e costituire un problema per il paese di origine?

Finora non si sono registrate azioni terroristiche eseguite da questi volontari fuori dall'area del conflitto, a differenza di quanto accaduto con i foreign fighters jihadisti anche negli ultimi anni (si pensi, per esempio, al Bataclan nel 2015).

Nondimeno, il rischio non può essere trascurato. Il ruolo di foreign fighter in Ucraina offre anche opportunità di usare le armi e di combattere e potenzialmente di entrare in contatto con estremisti, in un contesto dove la violenza è diffusa e legittimata. Oltretutto, una parte dei volontari partiti dopo il 2014 ha già dimostrato posizioni politiche estremistiche e in alcuni casi persino intensi sentimenti di ostilità contro l'Occidente.