Intervista a Taras Lazer

"Vivere in guerra". La testimonianza di un professore di letteratura italiana a Kyiv

Fino al 24 febbraio scorso viveva vicino alla capitale, dove insegnava. Ora la famiglia è in Germania. Lui si è spostato a Leopoli dove continua a lavorare: "Il popolo italiano ci è vicino - dice - ma il governo non altrettanto"

"Vivere in guerra". La testimonianza di un professore di letteratura italiana a Kyiv
Rainews
Taras Lazer

Mentre in Ucraina si combatte la 26esima giornata di guerra, le notizie di attacchi feroci si alternano ai tentativi di capire se e come porre fine a un conflitto il cui bilancio di vittime cresce di ora in ora.

Tra le voci dalla guerra che ci restituiscono la realtà di quanto sta accadendo in Ucraina c’è quella di Taras Lazer, docente di letteratura italiana all’università Borys Hrinchenko di Kyiv, appassionato della nostra cultura, sceneggiatore e musicista. 

La sua vicenda personale si intreccia a quella di milioni di connazionali. Anche lui ha lasciato la sua città Hostomel a seguito dell’attacco russo. La mattina del 24 febbraio scorso si è svegliato molto presto e in un attimo ha capito. Ha chiamato la moglie, bussato ai vicini di casa dicendo loro: “E' iniziata”. Con il rumore degli ordigni nelle orecchie ha fatto le valigie e si è messo in viaggio verso Ovest. Ha accompagnato sua moglie e la piccola figlia Anna al confine con la Polonia per metterle in salvo e si è stabilito a Leopoli, dove i bombardamenti sono arrivati solo qualche giorno fa. Da lì dà il suo contributo ai volontari e allo stesso tempo collabora con alcuni giornalisti anche italiani che quotidianamente raccontano il conflitto, sperando di riprendere presto le lezioni online con i suoi allievi.

La sua famiglia oggi è al sicuro in Germania dove Taras ha molti contatti grazie al lavoro come musicista. Proprio gli amici dell’ambiente teatrale e musicale hanno offerto ospitalità alla moglie e alla figlia e loro hanno deciso di accettare l’offerta. 

Quando gli chiediamo come si spiega a una bimba piccola la guerra ci dice: “Il trauma è stato forte, soprattutto per mia figlia, si sveglia di notte e sta facendo brutti sogni. Quando cominciano a bombardare ti si blocca il cervello, non capisci più nulla. Inizialmente ho pensato che dovevo spiegarle quanto stava accadendo inventando una storia. Così le ho detto che dovevamo tutti fare un gioco: quando il presidente ci diceva che dovevamo nasconderci cercavamo un posto sicuro. Lei però non ci ha creduto. Così, d’accordo con mia moglie, abbiamo detto la verità. I russi ci stanno bombardando, il tuo asilo è stato colpito, dobbiamo scappare. E lei dopo la verità si è calmata". 

La reazione iniziale all’invasione

Da Taras prima di tutto vogliamo sapere se tra i suoi colleghi insegnanti, tra la gente c’era la consapevolezza di un attacco imminente. “Avevamo dubbi perché ci fidiamo tanto della gente e crediamo tanto nell’umanità. Non pensavamo che Putin fosse così folle. Ho capito che poteva arrivare alla guerra dopo aver ascoltato un suo discorso in cui parlava dell’Ucraina come di uno Stato fallito, corrotto. In quel momento, io che mi sono occupato molto della propaganda russa nella seconda guerra mondiale, ho visto molte analogie tra il suo discorso e quelli fatti da Hitler sull’Austria e da Stalin sulla Polonia alla vigilia di quel conflitto. 

Cosa le sta facendo comprendere la guerra rispetto al suo popolo?

Sottovalutavo il mio popolo. Ora so che, in questo momento, è il maggior portatore al mondo dei valori dell’umanità e della libertà. 

Cosa pensa dell’Italia e dell’Europa in questo momento? Ci sente vicini? Stiamo facendo abbastanza?

Non mi aspettavo una reazione così forte dal popolo italiano e dall’Europa. Ci siete molto vicini, ma i governi non altrettanto. In Italia avete un’immagine dell’Ucraina russocentrica, solo ora ci vedete come un’identità a se stante. Noi invece sappiamo cosa è il dominio russo: morte, orrore. Discriminazione.

 

Com’era il suo Paese prima dell’invasione russa, senza la guerra?

Descrivere il mio Paese senza la guerra è difficile, c'è sempre stata. Poi è iniziata quella in Crimea otto anni fa, poi ancora quella in Donbass e ora è guerra in tutto il Paese. Prima degli attacchi stavamo rinascendo, culturalmente, eravamo un mix di colori, ma come nazione dal punto di vista politico non eravamo solidi. Le posizioni politiche erano tante e diverse, c'era chi apprezzava il presidente e chi non lo stimava affatto. Ora però, siamo tutti uniti, siamo tutti con il presidente, siamo tutti con chi sta combattendo, sono i nostri eroi.

Prima di congedarci da Taras Lazer gli chiediamo, da amante della letteratura italiana, soprattutto di Pirandello, come, secondo lui,  il drammaturgo siciliano descriverebbe la psicologia di Putin.

“Pirandello diceva di essere figlio del caos -ci dice- ma si sbagliava. Penso che Putin e i suoi seguaci rappresentino il caos, diano forma a un sistema che semina caos, odio. Più caos c’è più facile è conquistare, invadere”.