Lotta alla pandemia

Covid, Omicron 3: la nuova sottovariante della versione che ha scalzato la Delta

Arnaldo Caruso: “E’ assurda la quarta dose con vaccini vecchi. Aggiornare in modo veloce la formulazione alle nuove varianti circolanti”

Covid, Omicron 3: la nuova sottovariante della versione che ha scalzato la Delta
Pixabay
Omicron

La variante Omicron è predominante in tutto il mondo ma adesso spunta un'altra versione, la 3. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Omicron ha ormai da tempo preso il sopravvento sulla Delta.

La subvariante denominata per esteso Omicron BA.3 è stata rinvenuta ad Israele. Si tratta di un incrocio delle subvarianti BA.1 e BA.2, molto simili tra loro e al momento non si può ancora delineare il profilo di aggressività della nuova mutazione.

In questo momento, nel nostro Paese, oltre il 95% delle infezioni è data da Omicron 2

I sintomi 

I sintomi più comuni riportati da chi è stato contagiato con la variante Omicron e con le sue sottovarianti sono: mal di testa, raffreddore o naso che cola, stanchezza, ma anche febbre o mal di gola. Con Omicron, rispetto agli altri ceppi del virus, appaiono meno frequenti le segnalazioni di perdita di olfatto e gusto. Per quanto riguarda la sottovariante Omicron 3, molto simile alle due e ancora poco presente in Italia, i sintomi non sembrano differire molto. Allo stesso modo i giorni di incubazione rimangono più o meno sempre cinque

Le terapie

Le terapie si possono oggi avvalere dei farmaci antivirali, che hanno un ampio spettro di azione contro i coronavirus, e gli anticorpi monoclonali. Questi farmaci vanno somministrati generalmente alla prima insorgenza dei sintomi e la somministrazione avviene in ambito ospedaliero. 

Il vero problema, sottolinea il presidente della Società Italiana di Virologia Arnaldo Caruso, è che “alcuni monoclonali che funzionavano bene per Omicron 1 sembrano non essere efficaci per Omicron 2. Questa è una grande difficoltà che si incontra nel trattamento dei pazienti fragili in un momento in cui questa subvariante tende a dominare la scena”.

Per i pazienti paucisintomatici e senza difficoltà respiratorie resta valido il protocollo ministeriale sulle cure domiciliari basato sulla “vigilante attesa”, ovvero costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche e con l’eventuale uso di farmaci per i trattamenti sintomatici. 

I casi di reinfezione

"A causa delle sue mutazioni- spiega Casruso- la proteina spike di Omicron è sostanzialmente diversa da quella delle varianti precedenti. Pertanto non stupisce che il sistema immunitario, anche se istruito dalla vaccinazione o da una precedente infezione con altre varianti, faccia fatica a riconoscere la spike di Omicron, e non sempre sia in grado di bloccarne l’infezione. Questo spiega i numerosi casi di reinfezione che oggi segnaliamo".

Quarta dose

Il presidente della Società italiana di virologia sottolinea che “In questo momento fare una quarta dose di vaccino anti-Covid con con formulazione non aggiornata alla Omicron è una cosa assurda dal punto di vista teorico”. Caruso si è detto stupito dalla Fda, la Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che ha dato l’ok a somministrare una quarta dose di vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna per gli over 50. 

"Con questi vaccini - ricorda Caruso, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all'università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili – è oggi possibile aggiornarne velocemente la formulazione adattandola alle nuove varianti virali circolanti. E' quello che del resto facciamo ogni anno contro l'influenza. Invece ancora non siamo riusciti a farlo per Covid-19. Mi chiedo se dobbiamo attribuirlo a un momento di difficoltà dell'industria farmaceutica oppure, a pensar male, se dobbiamo immaginare che ci siano scorte in deposito da smaltire".

31 marzo, finisce lo stato di emergenza

“La fine dello stato di emergenza non vuol dire fine della pandemia- conclude Caruso-. In questa fase la priorità è proteggere i pazienti fragili”.