La tassa sulla prima casa

Esenzione Imu, dubbi dalla Consulta su disuguaglianza tra famiglie e coppie di fatto

La questione riguarda la mancata esenzione per chi, sposato, risiede in un Comune diverso dal proprio "nucleo familiare". Tutto nasce dal ricorso di un cittadino napoletano al quale il comune aveva chiesto 4 anni di tasse arretrate

Esenzione Imu, dubbi dalla Consulta su disuguaglianza tra famiglie e coppie di fatto
Ansa
Il palazzo della Consulta, Roma

Una questione di "legittimità" sull'esenzione dall'Imu, con "dubbi su un diverso trattamento tra famiglie, unioni civili e coppie di fatto". La Corte Costituzionale ha sollevato una questione di legittimità sul Decreto legge 201 del 6 Dicembre del 2011, laddove, come requisito per avere lo sgravio della tassa sulla prima casa, il provvedimento di 11 anni fa recita che occorre avervi dimora e residenza anagrafica non solo per il proprietario, "ma anche per i componenti del proprio nucleo familiare". 

Due i nodi da sciogliere, scrive la Corte Costituzionale: "Quando esigenze effettive conducono i componenti di un nucleo familiare a stabilire residenze e dimore abituali differenti, può venir meno l'esenzione dall'Imu sulle rispettive abitazioni principali?". E poi: "È legittimo - per l'esenzione dall'imposta - far riferimento alla residenza anagrafica e alla dimora abituale non solo del possessore della casa ma anche del suo nucleo familiare?".

C'è il dubbio insomma, di un doppio binario nel nostro paese per quanto riguarda l'Imu, un diverso trattamento tra "famiglie" - intese in senso tradizionale - e le "altre unioni". La Corte solleva la questione di legittimità in particolare dell'articolo 13, "secondo comma, quarto periodo", del Dl del 6 Dicembre 2011". 

Esenzione Imu, dubbi dalla Consulta su disuguaglianza tra famiglie e coppie di fatto

La questione partita da Napoli
La Consulta, ha valutato un ricorso sorto tra un cittadino contro il comune di Napoli: l'uomo era andato in tribunale contro l'amministrazione partenopea, che gli aveva contestato il "mancato pagamento dell'Imu dal 2015 al 2018": secondo il comune, 4 anni di tasse non pagate, ma il ricorrente sosteneva di avere tutti i diritti di essere esentato, perché anche se il suo nucleo familiare ha la residenza nella sua abitazione principale a Napoli, lui aveva spostato la sua residenza nel comune di Scanno (in Abruzzo). Secondo il Comune, non aveva diritto all'esenzione perché abitava in un altro comune (e quindi la sua casa di proprietà non era più la prima casa).

L'ordinanza n. 94 depositata oggi - redattore il giudice Luca Antonini - spiega ora perché la risposta a questo dubbio sia pregiudiziale alla questione sollevata dalla Commissione tributaria provinciale di Napoli: in quest'ultima si chiedeva infatti di dichiarare incostituzionale solo la disposizione che - secondo l'interpretazione della Corte di cassazione - esclude per entrambi i coniugi o i partner dell'unione civile l'esenzione dall'Imu per l'abitazione principale, "qualora uno di essi abbia la residenza anagrafica in un immobile ubicato in un altro Comune". In pratica, nella commissione partenopea, ci si chiedeva perché nel caso di una "unione di fatto", nella quale i due compagni di vita risiedono in due case differenti, il proprietario di una delle due abitazioni abbia diritto ad avere l'esenzione dell'Imu.

 

Palazzo della Consulta, Roma Ansa
Palazzo della Consulta, Roma

La Corte precisa che il riferimento al nucleo familiare previsto nel decreto legge "determina un trattamento diverso rispetto non solo alle persone singole, ma anche alle coppie di mero fatto, poiché - sino a che il rapporto non si stabilizza nel matrimonio o nell'unione civile - la struttura della norma consente a ciascuno dei partner, di accedere all'esenzione della loro rispettiva abitazione principale".

La sentenza del 1976 sul cumulo dei redditi
La Corte ha richiamato la propria precedente giurisprudenza (la sentenza n.179, del 1976) "sull'incostituzionalità del cumulo dei redditi dei coniugi": sentenza dove si era escluso che per effetto del matrimonio, "si abbia un aumento della capacità contributiva dei due soggetti considerati insieme".

L'articolo 31 della Costituzione italiana
Ha inoltre concluso che sebbene l'articolo 31 della Costituzione richieda di "agevolare la formazione della famiglia, e l'adempimento dei compiti relativi", in realtà la disciplina in oggetto potrebbe dare vita per i nuclei familiari ad "un trattamento deteriore, rispetto a quello delle persone singole e delle convivenze di mero fatto".