Mosca pronta a tutto

La pronipote di Krusciov: "Il rischio di una guerra nucleare non è mai stato così alto"

Nemmeno durante la crisi cubana del 1962, sostiene Nina Khrushcheva: sia Kennedy sia Krusciov decisero di ridurre l'escalation non appena lo spettro di una guerra atomica divenne reale

La pronipote di Krusciov: "Il rischio di una guerra nucleare non è mai stato così alto"
Flickr/Paul Morigi
Nina Khrushcheva parla al lancio del libro "La scommessa di Putin in Crimea: Russia, Ucraina e la nuova guerra fredda"

La Russia e l'Occidente sono più vicini alla guerra nucleare di quanto non lo fossero l'Urss e gli Usa durante la crisi dei missili di Cuba: ne è convinta la pronipote dell'ex leader sovietico Nikita Krusciov, che già nelle scorse settimane aveva avvertito del rischio che Mosca potrebbe essere pronta a usare le armi nucleari in Ucraina. 

La guerra in Ucraina potrebbe diventare più pericolosa poiché nessuna delle parti sembra disposta a "fare marcia indietro in particolare la parte russa"

"Penso che questa guerra sia davvero quella che Putin ha in programma di vincere e prevede di vincere a ogni costo. Se per dichiarare la vittoria avesse bisogno di usare armi nucleari tattiche, questa potrebbe essere una delle opzioni che i russi potrebbero essere disposti a usare", ha affermato la Khrushcheva .

Studiosa russa all'università New School di New York e critica di lunga data di Putin, la Krusciov pochi giorni dopo l'invasione dell'Ucraina aveva detto di essere imbarazzata per gli sviluppi del conflitto e che il suo bisnonno avrebbe trovato l'attacco "spregevole". 

Parlando della crisi del 1962 ha evidenziato che sia l'allora presidente degli Stati Uniti, John F Kennedy, sia Krusciov decisero di ridurre l'escalation non appena lo spettro di una guerra nucleare divenne una vera minaccia, così ha commentato parlando al programma Today della Bbc. 

 "Ciò che davvero salvò il mondo in quel momento fu il fatto che sia Krusciov sia Kennedy, qualsiasi cosa pensassero l'uno dell''ideologia dell'altro e non fossero d'accordo con essa, oltre al fatto che nessuno dei due voleva cedere per primo, quando apparve la minaccia di un potenziale conflitto di qualsiasi tipo, fecero subito marcia indietro", ha aggiunto.

La studiosa parla della guerra in atto come dai una “guerra per procura” ingaggiata dalla Russia contro l’Occidente di cui l’Ucraina è una pedina. 

In un’intervista del 2014, all’inizio della crisi che ha portato all’annessione della Crimea e all’autoproclamazione delle repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk, parlando con la giornalista Julie Zaugg aveva espresso un’opinione ben precisa su Putin: "Vladimir Putin è un uomo piccolo. Soffre di un complesso di Napoleone che lo spinge ad agire in modo radicale. È anche un grande narcisista: gli piace sentirsi l'uomo più potente del pianeta. L'unica ambizione delle Olimpiadi di Sochi era quella di ostentare il suo potere. In Crimea, usa la stessa logica. Invadendola, Putin dice al resto del mondo: "Se voglio riprendermi la Crimea, lo faccio e nessuno mi può fermare".

Sulla crisi del 2014 e sulla cessione della Crimea voluta proprio da Krushov disse “avvenne nel 1954, mio nonno cercava di decentralizzare l'Urss, cedere la Crimea all'Ucraina andava in questa direzione. A quel tempo, eravamo un solo popolo: la Crimea rimaneva in ambito sovietico. Pensava anche che le caratteristiche economiche della Crimea, regione agricola e agiata, la legassero all'Ucraina, all'epoca granaio dell'Urss. Aveva un forte legame con questo paese, dove aveva lavorato (come operaio e minatore). Voleva ricompensare questa regione, il cui frumento aveva nutrito l'Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale, e scusarsi per l'Holodomor, la grande carestia degli anni Trenta". E aveva aggiunto che di fronte alla situazione del 2014 avrebbe detto: “Dopo sessant'anni fa non abbiamo imparato niente"".