Camorra

Il boss Cosimo Di Lauro morto in carcere a 49 anni

Secondo gli investigatori diede vita alla prima faida di Scampia. Il suo stato di salute mentale sarebbe stato compromesso da tempo

Il boss Cosimo Di Lauro morto in carcere a 49 anni
ANSA
Cosimo di Lauro, capo dell'omonima banda camorristica

È morto questa mattina a 49 anni, nel carcere milanese di Opera, a Milano, l'ex reggente del clan camorristico di Lauro, Cosimo Di Lauro, che nella struttura penitenziaria milanese era detenuto in regime di 41 bis. Secondo quando si è appreso sarebbe stata disposta l'autopsia. Cosimo, in carcere dal  2005, era figlio di Paolo Di Lauro, capo clan dell'omonima organizzazione camorristica di Secondigliano, e fratello di Marco, anche lui detenuto in regime di carcere duro, in Sardegna. Era ritenuto dagli inquirenti della direzione distrettuale antimafia di Napoli colui che diede vita alla prima faida di Scampia che provocò un centinaio di morti. 

Scontava l'ergastolo per l'omicidio di Massimo Marino, cugino del boss Gennaro Marino, detto "Mckay", quest'ultimo ritenuto il "braccio destro" del capoclan Paolo Di Lauro. Gennaro Marino, secondo le indagini non accettò mai che Paolo Di Lauro avesse lasciato la guida del clan criminale nelle mani del figlio Cosimo.  Secondo le cronache dell'epoca Cosimo diede il via alla prima sanguinosa faida di Scampia dopo il duplice omicidio di due killer che fece emergere il tradimento di Gennaro Marino. Il reggente del clan ordino l'epurazione completa degli scissionisti e in particolare della famiglia Marino. 

Lo stato di salute mentale di Di Lauro sarebbe stato compromesso da tempo: per i suoi legali era ormai diventato impossibile rapportarsi con il loro cliente. Rifiutava di partecipare agli incontri e rifiutava le notifiche. Gli avvocati, in più occasioni, hanno chiesto all'autorità giudiziaria di disporre una perizia finalizzata a valutare la sua capacità di intendere e di volere ma le istanze sono sempre state rigettate. “Ormai non rispondeva alle domande, era sempre sporco, assente; sin dall'inizio ho sempre avuto la sensazione che fosse uno squilibrato”, dice l'avvocato Saverio Senese. "Durante i colloqui mi fissava - ricorda ancora Senese - ma dava la sensazione che non fosse in grado di comprendere. L'autorità giudiziaria riteneva stesse fingendo. Se così è stato allora era anche un grande attore". Secondo quanto si è appreso anche i rapporti con la sua famiglia ormai erano cessati da tempo. 

La Procura di Milano ha disposto una consulenza medico legale e tossicologica per chiarire le cause della morte, nonché quali fossero le condizioni di salute nell'ultimo periodo. Non sarebbero stati trovati segni evidenti o elementi che possano allo stato far ipotizzare un suicidio o una morte violenta. Al momento si propende quindi per una morte per cause naturali.