Intervista

Dalla Perdonanza a Sanremo: l'intervista al maestro Leonardo De Amicis

Il maestro è dal 2018 direttore artistico della Festa del Perdono e dal 2020 direttore musicale di Sanremo nelle ultime tre edizioni condotte da Amadeus

Abbiamo incontrato il maestro Leonardo De Amicis a L'Aquila durante la 728esima edizione della Perdonanza Celestiniana, la festa del Perdono in onore di Papa Celestino V. Una ricorrenza annuale che si traduce in un binario perfetto tra liturgia e spettacolo.

Leonardo De Amicis riceve il "Rosone" della Città dell'Aquila LDA
Leonardo De Amicis riceve il "Rosone" della Città dell'Aquila

Nato a Roma ma di fatto abruzzese 
Sono nato a Roma. I miei genitori invece a Corvaro e Fiamignano, comuni che fino al 1927 appartenevano all’Abruzzo. Anche il dialetto è così vicino. Amo la Valle del Salto ma sono stato adottato dalla città dell’Aquila, il luogo dove mi sono formato a partire dagli studi superiori.

Lei è direttore artistico della Perdonanza Celestiniana che è diventata una festa con risonanza nazionale anche grazie al suo contributo. Una scommessa vinta?
Sì, è una scommessa vinta ma con una piccola postilla: ‘Ora bisogna mantenere quello che è stato fatto’. È una strada difficile sia per me sia per chi verrà dopo di me, l’importante è non scadere in cose facili. La Perdonanza di per sé è un equilibrio tra spettacolo e spiritualità. Dico sempre, non chiedetemi chi porto ma cosa porto. Non è il nome ma il contesto e cosa realizzi con l’artista. Negli anni ho vissuto momenti rinascimentali e decadenti di questa festa. Ci sono stati periodi in cui la Perdonanza era diventata una ricorrenza fine a se stessa. Quando ne ho assunto la direzione ho voluto riqualificare la piattaforma culturale dell’evento e ora se ne parla a livello internazionale. Non lo dico io, basta leggere i giornali. E ora la presenza di Papa Francesco l’ha resa universale. In questi anni attraverso le arti – la musica, la recitazione e la danza – abbiamo veicolato tematiche riconducibili all’appartenenza, quindi le radici, la resilienza, l’incontro tra i popoli e sostenuto i temi della Perdonanza quali il Perdono, rivolto a tutti e non solo a chi crede, l’incontro, e il dialogo.  

L'Aquila durante la Perdonanza Celestiniana 2022 LDA
L'Aquila durante la Perdonanza Celestiniana 2022

Qual è stata la risposta della città?  
L’aquilano è duro, forte, dal cuore gentile: ti dà tutto ma prima lo devi convincere. Giro per la città e mi dicono grazie. Un grazie che per me è reciproco. Io faccio delle Perdonanze non per gli aquilani ma con gli aquilani. Non a caso scelgo i cori locali e l’orchestra del Conservatorio "Alfredo Casella"

Renato Zero, Leonardo De Amicis, Riccardo Cocciante LDA
Renato Zero, Leonardo De Amicis, Riccardo Cocciante

Tra concerti ed esibizioni sono passati sul palco Vecchioni, Baglioni ma anche Diodato e giovani promesse. Lo scorso anno Zero, 883 e Cocciante. Andando più indietro De Gregori, Morandi, Gigi D’Alessio, Venditti, Mannoia, Paola Turci, Noemi. Come sempre amici suoi?  
La maggior parte sono miei amici, vengono qui perché hanno capito il progetto e per la stima reciproca. Aggiungerei alla lista Tony Hadley e Dulce Pontes, che è partita da Lisbona per esibirsi sul palco della Perdonanza. Un palco che agli artisti incute timore. Ad ogni modo con la presenza di Papa Francesco a mio avviso si ricomincia daccapo. Quest’anno è andata in scena la “Perdonanza Zero” che ci traghetterà da un punto di vista spirituale verso il Giubileo del 2025. Una sorta di ponte, una “prova generale”. 

Ha incontrato Papa Francesco? 
L’ho incontrato recentemente a San Pietro nell’ambito del Premio Charlot, patrocinato da Eugene il figlio di Charlie Chaplin. 

Eugene Chaplin (Primo a sinistra) - 2022 LDA
Eugene Chaplin (Primo a sinistra) - 2022

Diversi anni fa incontrò Giovanni Paolo II
Radio Vaticana voleva realizzare un testamento spirituale in formato digitale. Un provino aperto a musicisti di tutto il mondo. Ricevetti la voce del Santo Padre (Un parlato e un cantato) e la musicai con un brano classico che a distanza di un mese fu scelto per aprire il disco “Abbà Pater”

Wojtyla con il maestro De Amicis - 1999 LDA
Wojtyla con il maestro De Amicis - 1999

Da un brano ne ho provinati undici, mentre altre due tracce appartengono al compositore Stefano Mainetti. “Abbà Pater” l’ho scritto e prodotto, un album che mi diede diverse opportunità. Nel 2000 sono stato il direttore d'orchestra del Giubileo, l’anno dopo della Giornata Mondiale della Gioventù, delle Giornate Unitalsi e di tanti altri eventi istituzionali che vanno dal Capodanno in Piazza del Quirinale al concerto del passaggio Lira-Euro oltre alla cerimonia di apertura dell'anno scolastico “Tutti a scuola” che dirigo da 23 anni alla presenza del capo dello Stato: Ciampi, Napolitano, Mattarella. Papa Wojtyla l’ho incontrato più volte e devo confessare di non essere mai riuscito a dirgli una parola. Mi fece i complimenti per il disco e io nemmeno a dirgli ‘Pontefice’. Mi preparavo il discorso ma quando mi poggiava la mano sulla spalla, una potenza incredibile, facevo scena muta. Succedeva anche agli altri. 

Papa Benedetto XVI con Leonardo De Amicis LDA
Papa Benedetto XVI con Leonardo De Amicis

Diverso, invece, è stato con Ratzinger. Durante la Giornata della Gioventù alla Piana di Montorso (Loreto), il Papa ruppe il cordone di sicurezza per avvicinarsi e chiedermi informazioni sui brani eseguiti. Un’esperienza incredibile, allora come oggi. È stato un privilegio condividere il palco dell’Aquila con Papa Francesco.

Organista e direttore d’orchestra. Una carica è più prestigiosa dell’altra e, probabilmente, anche più soddisfacente immagino
La direzione d’orchestra e lo strumentista sono paritetici, ognuno ha il suo ruolo. La direzione è responsabilità, se sbagli tu sbagliano tutti. Negli anni mi sono appassionato al ruolo di direttore d’orchestra quando mi sono avvicinato alla musica pop. Ero così preso nel dare suggerimenti all’orchestra che alla fine mi sono detto: ‘Perché non farlo direttamente’.

Gianni Morandi e Leonardo De Amicis durante il programma "C'era un ragazzo" (1999) Rai
Gianni Morandi e Leonardo De Amicis durante il programma "C'era un ragazzo" (1999)

In quale momento la sua carriera è decollata? A chi deve la riconoscenza artistica, citando dei nomi? 
Riccardo Cocciante ha creduto in me quando ero un ragazzo, con lui ho fatto palestra. Mi ha dato un ruolo e tanta fiducia. Abbiamo affrontato insieme diversi progetti sempre con rispetto. A tal proposito ricordo quando lavorammo con Mina, lei straordinaria cantò una volta sola ed era perfetta. Però si avvicino e mi chiese se andasse bene. Cioè lei chiedeva a me. Il mio nome, invece, è iniziato a circolare quando Gianni Morandi mi chiese di partecipare al suo programma televisivo “C’era un ragazzo”. Ero restio e invece lui insistette, aveva ragione sul fatto di poter arrivare al cuore della gente veicolando la musica attraverso la televisione. La mia presenza in tv è stata uno spartiacque. Dopo lavorai con tutti: Fiorello, Pippo Baudo, Raffaella Carrà, giusto per citarne alcuni, e partecipai a numerosi show serali. Dunque i nomi sono Riccardo Cocciante e Gianni Morandi.

De Amicis, Amadeus LDA
De Amicis, Amadeus

Sanremo è alle porte e c'è di nuovo Amadeus. Negli ultimi 3 anni Leonardo de Amicis è stato direttore musicale del Festival di Sanremo. Lo sarà anche nel 2023 e 2024? 
L’équipe è scelta annualmente. Nel 2023 ci sarò. 

Anche lei ha avuto e avrà voce in capitolo sulla scelta degli artisti in gara?
Sono uno dei cinque commissari della sezione ‘Giovani’, mentre per la gara dei ‘Big’ decide Amadeus. Talvolta si confronta con il suo staff, ma di base le decisioni le prende da solo. 

C'è qualcosa che la terrorizza quando dirige il Festival?
Mi ha terrorizzato il Covid, abbiamo fatto delle edizioni difficili senza pubblico, blindate, con mascherine e riunioni in remoto. Tutti i giorni facevamo tamponi e qualcuno risultava positivo. Così all’improvviso perdevamo un pezzo dello staff. In quel periodo Amadeus e Fiorello sono stati formidabili, hanno dato il massimo. Sfido chiunque, nelle stesse condizioni, a portare avanti un Festival.

L'orchestra di Sanremo Getty Images
L'orchestra di Sanremo

Fa dei gesti scaramantici prima di un evento, un rituale tutto suo?
Ogni anno mi diverto a spiegare all’Orchestra come mai nel mondo dello spettacolo il buon augurio si traduca con “merda”. Tutti lo sanno, ma ogni volta domando: ‘Lo sapete perché si dice merda?’. Per scaramanzia c’è sempre qualcuno che alza la mano e mi spinge a raccontare. Te lo dico, visto che non lo sai: ‘Ai tempi si andava al teatro in carrozza, il giorno dopo la quantità di sterco di cavalli presente nella piazza antistante il teatro era il metro per misurare la presenza di pubblico’.

Rispetto alle passate edizioni, come è cambiato il Festival di Sanremo con la gestione Amadeus-De Amicis? 
Amadeus privilegia la canzone talvolta anche a discapito di un nome famoso, ed è successo. Se il brano lo convince c’è un’opportunità. Lui ha intuito musicale, visione radiofonica, ascolta e riascolta le canzoni tante volte. Te ne accorgi quando facciamo le prove perché conosce le parole. Posso affermare che le scelte di Amadeus hanno avuto un riscontro post Festival di Sanremo, lasciando tracce tangibili nel panorama musicale. 

Leonardo De Amicis, Rosario Fiorello LDA
Leonardo De Amicis, Rosario Fiorello

Amadeus e Fiorello sono i nuovi Ferragnez, gli Amarello (Quest'anno ci sarà Chiara Ferragni): come sono dal vivo e come si lavora con loro? 
Dopo Morandi ho lavorato con Fiorello in “Stasera pago io”. Lui è l’autore di se stesso, è trascinante, capace di mettere il buon umore dalle prove allo spettacolo, con lui si ride, è un ciclone che devi fermare. Un fuoriclasse capace di uscire dal copione e improvvisare creando uno spettacolo nello spettacolo. Amadeus ha fatto davvero la gavetta, è una persona umile, umana, ed è stato capace di rimettersi in gioco da concorrente. Tutto il successo che ha ottenuto è guadagnato. È bravo e ha dimostrato di essere tra i migliori. 

Amadeus, tra l’altro, è la perfetta spalla di Fiorello
Amadeus e Fiorello sono come fratelli. Hanno fatto una gavetta da ragazzi. Tra loro c’è un’amicizia commovente. Abbiamo fatto tre edizioni del Festival di Sanremo e ho sempre lavorato serenamente. Tra noi c’è fiducia. 

Almeno un difetto ce l'hanno? 
Direi di no, si lavora tanto. 

Perché “Sanremo è Sanremo” recita lo slogan e… 
È una festa nazionale. Sanremo racconta il Paese. È lo specchio dell’Italia.