Amnesty accusa l’Ucraina di mettere in pericolo i civili

Scoppia l’ira di Kiev sul rapporto Amnesty: si dimette la direttrice della sede ucraina

Il capo di Amnesty Ukraine, Oksana Pokalchuk, ha cercato di dissuadere l'organizzazione dal pubblicare il rapporto così come è. La Russia l'ha elogiato

Scoppia l’ira di Kiev sul rapporto Amnesty: si dimette la direttrice della sede ucraina
GettyImages
Oksana Pokalchuk, ex presidente di Amnesty International Ucraina

In un recente rapporto Amnesty International accusa le forze ucraine di aver messo in pericolo la popolazione civile. Dopo la pubblicazione è scoppiata l’ira di Kyiv, che ha accusato Amnesty di “fare il gioco della Russia”. 

Nel testo del Rapporto, Amnesty International afferma che le forze ucraine hanno messo in percolo la popolazione civile: le basi militari allestite in aeree residenziali, comprese scuole e ospedali, violerebbero il diritto internazionale umanitario e metterebbero in pericolo i civili senza un valido motivo. 

La reazione di Kiev. Dopo la pubblicazione del rapporto è scoppiata l’indignazione dell’Occidente, ma soprattutto da parte di Kyiv. “È una vergogna che un’organizzazione come Amnesty International stia partecipando a questa campagna di disinformazione e propaganda”, ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky. Anche lo stesso presidente ha commentato il rapporto di Amnesty. “Un’operazione tesa a screditare le forze ucraine, che rischia invece di giustificare gli attacchi indiscriminati di Mosca”, ha affermato Zelensky. “Oggi abbiamo visto un rapporto che purtroppo cerca di amnistiare lo Stato terrorista e di spostare la responsabilità dall’aggressore alla vittima. E se qualcuno scrive un rapporto in cui la vittima e l’aggressore sono presumibilmente uguali in qualcosa, se vengono analizzati alcuni dati sulla vittima e viene ignorato ciò che l’aggressore stava facendo in quel momento, questo non può essere tollerato. Non c’è nessuna condizione, nemmeno ipotetica, per cui qualsiasi attacco russo all’Ucraina diventi giustificato. Se pubblicate tali rapporti manipolativi, allora dovete condividere con loro la responsabilità della morte delle persone”, ha aggiunto. Per il filosofo Bernard Henry Levy è “come accusare la resistenza francese di aver combattuto nelle strade di Parigi nell’agosto del 1944. È un mix di stupidità e di cinismo. Vuol dire fare il gioco di Putin”. 

La Russia ha invece reagito con elogi e rivendicazioni al controverso rapporto di Amnesty. Mosca ha utilizzato il rapporto di Amnesty per rivendicare le sue affermazioni secondo cui gli attacchi contro i civili ucraini sono in realità organizzati dalle forze di Kyiv. Alla televisione di stato pro-Cremlino, il presentatore Yevgeny Popov ha elogiato Amnesty, evidenziando che “anche loro” stanno iniziando a riconoscere i crimini presumibilmente commessi da Kyiv. “Secondo Amnesty International, le forze armate ucraine stanno facendo ciò di cui abbiamo parlato per così tanto tempo”, ha invece scritto su Telegram il popolare blogger militare russo Ribar.

Oksana Pokalchuk, direttrice di Amnesty International Ucraina, ha quindi annunciato le sue dimissioni dall'organizzazione e in una dichiarazione su Facebook, ha affermato di aver cercato di dissuadere l'organizzazione dal pubblicare il rapporto così come è stato pubblicato. "Questa è un'altra perdita che la guerra mi ha procurato". Tutto si è schiantato contro il muro della burocrazia e di una sorda barriera linguistica sorda - si legge nel post - Se non vivi in un Paese occupato da invasori che lo stanno facendo a pezzi, probabilmente non capisci cosa significhi condannare un esercito di difensori". "Dall'inizio dell'aggressione su larga scala, non abbiamo smesso di sottolineare le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale commesse dalla Russia, il Paese aggressore - assicura ancora la direttrice dimissionaria - Documentiamo accuratamente queste violazioni, che costituiranno la base di numerosi procedimenti legali e contribuiranno ad assicurare i responsabili alla giustizia".