Domenica 2 ottobre

Brasile al voto, tra divisioni e polarizzazione. La sfida tra Lula e Bolsonaro

Una nazione di dimensioni continentali, chiamati alle urne 156 milioni di elettori di cui 2 milioni tra i 16 e i 18 anni pronti a votare per la prima volta

Brasile al voto, tra divisioni e polarizzazione. La sfida tra Lula e Bolsonaro
(LaPresse)
Candidati per le elezioni in Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva e Jair Bolsonaro

Il Brasile va al voto il 2 ottobre per eleggere il nuovo presidente che governerà il paese carioca per i prossimi quattro anni. Un paese di dimensioni continentali, con 156 milioni di elettori distribuiti in 5.570 città brasiliane e 181 città all'estero. Il 52,6% degli elettori sono donne; lo stato con il maggior numero di elettori è San Paolo con il 22,1% il minor numero di elettori è Roraima con lo 0,23%. Alto anche il dato dei giovani brasiliani, circa 2 milioni, di età compresa tra i 16 e i 18 anni alle urne per la prima volta.

A contendersi la poltrona l'ex presidente Luiz Inácio "Lula" da Silva (76 anni), del Partito dei Lavoratori (PT), e l'uscente presidente, Jair Bolsonaro (67 anni), del Partito Liberale (PL). 

I sondaggi danno l’ex presidente “Lula” al 48% contro il 41% dell’attuale capo di Stato, Jair Bolsonaro che aspira a rinnovare il suo mandato. Ma per vincere al primo turno hanno bisogno del 50% dei voti più uno, pena ballottaggio, fissato per l'ultima domenica di ottobre.

Inoltre i brasiliani eleggeranno 26 governatori degli stati e del distretto federale, 27 senatori e 513 deputati. La corsa alla presidenza vede altri 11 candidati, tra cui Ciro Gomes, del Partito Democratico del Lavoro (PDT), e Simone Tebet, del Movimento Democratico Brasiliano (MDB), in callo nelle preferenze con il 3,5% e il 2,1% per cento rispettivamente. 

Da 25 anni la democrazia più grande dell’America Latina ha adottato il sistema delle urne elettroniche i cui i risultati elettorali possono sapersi con agilità, sicurezza, competenza e trasparenza dopo appena due ore della chiusura dei seggi. 

Il Brasile ha toccato un'inflazione del 12% e il dato sulla disoccupazione ha sfiorato il 10%. Dopo la pandemia, che ha ucciso più di 670mila brasiliani, 33 milioni soffrono la fame.

Un paese fortemente polarizzato e diviso in una lotta tra “il bene e il male” in cui prevale la demonizzazione dell’avversario come “nemico politico”. Ma ad infiammare ulteriormente gli animi ha contribuito l’assassinio avvenuto durante una rissa all’interno di un bar nello Stato di Santa Caterina di un sostenitore di Bolsonaro. 

Il Brasile, oltre ad essere un paese diviso dal punto di vista sociale, lo è anche dal punto di vista geografico: il nord-est, molto povero, dove si concentra la maggior parte della popolazione, che ripone le sue speranze sui sussidi economici e la regione meridionale e centro-orientale, da anni vocata all’agricoltura e all’allevamento, in cui sono radicati i comparti che sostengono l’economia brasiliana e le esportazioni. Bolsonaro, più forte in questa parte più ricca del Paese, che non vuole il
ritorno del PT. 

Bolsonaro, terzo leader politico al mondo più popolare suoi social con 43 milioni di follower, recentemente ha rivolto un duro attacco al suo avversario, Lula: “Il PT ora si vende come il partito «dell’amore». Tenendo conto che hanno promosso la più grande rete di corruzione della storia e hanno collocato il Brasile tra le nazioni più violente del mondo, con cifre di omicidi a livello di un paese in guerra civile, l’amore di cui parlano è fuori legge”. 

In un clima di lotta tesa e frenetica, provocato da cambiamenti di strategia, attriti e contraddizioni nei discorsi di entrambi i candidati, a Lula e Bolsonaro fa gola anche il voto dei credenti, soprattutto degli evangelici che in 20 anni, con una crescita vertiginosa anche tra la popolazione – sono un terzo - possono contare attualmente al Congresso il 30% dei legislatori. Lula ha urgente bisogno di ottenere alcuni di quei voti per poter vincere al primo turno o per accaparrarsi un’eventuale vittoria al ballottaggio.

Invece per Lula la domanda è come raggiungere l'elettore evangelico e conservatore senza disturbare i suoi stessi elettori di sinistra, che vogliono vedere cambiamenti nella legislazione sulla parità di genere, aborto, diversità sessuale, diritti religiosi e civili. Lula, condannato per corruzione, ha scontato 19 mesi di carcere, pena poi annullata per alcune irregolarità nel processo condotto dal Giudice Sergio Moro, successivamente ministro della Giustizia sotto Bolsonaro. Il candidato di sinistra durante la sua campagna elettorale ha promesso di “ricostruire il Paese, devastato dall’attuale presidente e candidato a un secondo mandato, Jair Bolsonaro, a detta di Lula “incompetente, disumano e genocida”.