Verso il voto

Elezioni tra informazioni, social e opinioni

I candidati fanno a gara per avere visibilità sui social e far parlare di loro e delle loro idee. In questi giorni siamo immersi, senza neanche più il sapore della novità, nell’ennesima campagna elettorale vissuta soprattutto su quelle piattaforme

Elezioni tra informazioni, social e opinioni
pixabay

E’ quasi inutile dirlo, sappiamo tutti che le piattaforme social sono parte integrante della nostra società. A volte fonti di informazione, più spesso occasione per dire la nostra su qualunque argomento sia abbastanza popolare, sicuramente hanno cambiato totalmente il processo di fruizione dell’informazione portandolo a nuove frontiere.
In tempo di elezioni i vari candidati fanno a gara per accaparrarsi visibilità sui social e per far parlare di loro e delle loro idee. Anche i comunicati stampa ormai vengono fatti attraverso Twitter o Facebook. Infatti in questi giorni siamo immersi, senza neanche più il sapore della novità, nell’ennesima campagna elettorale che viviamo e vediamo principalmente sui social.

Molti “esperti” si sono reinventati esegeti di questo cambiamento strutturale del mondo dell’informazione e si sono dati alla creazione di terribili vaticini sul pericolo per la democrazia puntando il dito contro le piattaforme social e le fake news che queste diffondono. L’assunto di fondo sembra essere che le persone potrebbero votare nel modo sbagliato perché esposte a informazioni false, magistralmente articolate e controllate da qualche entità sinistra, che ne vuole influenzare le opinioni e il modo di pensare.

Purtroppo da quel che sappiamo dal mondo scientifico le cose non stanno propriamente così. Sappiamo molto bene che le teorie del complotto servono a renderci la vita più semplice e tutti tendiamo ad avere le nostre.

Secondo Popper le teorie del complotto individuano come causa degli avvenimenti della società, e soprattutto dei suoi mali, l’azione di alcuni gruppi potenti di uomini. Quindi da un punto di vista antropologico, le cospirazioni sembrano rispondere alla necessità di incanalare le ansie di persone che sono esposte ad eventi più o meno traumatici.
È facile, dunque, cedere al fascino di narrazioni che semplificano la complessità, tracciando nessi di causa-effetto tra fenomeni. Ciò che fanno le narrazioni alternative a quella mainstream, infatti, è svelare le motivazioni dietro alle paure e desideri, offrendo spiegazioni semplicistiche e tracciando un percorso più comprensibile nel vasto mondo globalizzato. Quindi rielaborare il cambiamento del mondo del mondo dell’informazione attraverso semplificazioni sembra essere la soluzione preferita da molti. 
Pensare che la società e le dinamiche democratiche siano cambiate per colpa delle fake news è una semplificazione rassicurante perché si individua un capro espiatorio e ad alcuni ha permesso di inventarsi un mestiere.

La dialettica scientifica non ha ancora chiarito che ruolo giochino le informazioni sulle informazioni, tantomeno sui social.

La ricerca ci conferma in maniera sempre più netta che tendiamo a cercare le informazioni che maggiormente si confanno al nostro modo di pensare e ignoriamo informazioni dissonanti [1] [2]. Formiamo gruppi virtuali con cui condividiamo informazioni per affinità e in questo scenario si costruisce l’opinione pubblica sui social che tendenzialmente tende inasprire le divisioni [3], fenomeno che in gergo viene chiamato “Polarizzazione”.

Fondamentalmente attraversando il Web siamo esposti a quantità enormi di informazioni che vengono mediate e filtrate dai motori di ricerca o dagli algoritmi dei social network.

Nei social network questa ricerca a far incontrare fra loro utenti afflitti dagli stessi demoni e rincuorate dalle stesse risposte. Immaginiamo una grande stanza, popolata da persone accomunate dalle stesse ansie, da attitudini simili e da visioni del mondo analoghe. Cosa può succedere? Le voci si amplificano e l’effetto eco prevale. Questo effetto in gergo tecnico viene chiamato effetto cassa di risonanza (echo chamber).


[1] Bessi, A., Coletto, M., Davidescu, G. A., Scala, A., Caldarelli, G., & Quattrociocchi, W. (2015). Science vs conspiracy: Collective narratives in the age of misinformation. PloS one10(2), e0118093.

[2] Quattrociocchi, W., Scala, A., & Sunstein, C. R. (2016). Echo chambers on Facebook. Available at SSRN 2795110.

[3] Del Vicario, M., Vivaldo, G., Bessi, A., Zollo, F., Scala, A., Caldarelli, G., & Quattrociocchi, W. (2016). Echo chambers: Emotional contagion and group polarization on facebook. Scientific reports6(1), 1-12.

La ricerca e l’interpretazione delle informazioni è un atto fondamentale nell'interazione con la realtà, ma costoso dal punto di vista cognitivo. Di conseguenza, le informazioni che vengono privilegiate sono quelle familiari e richiedono uno sforzo interpretativo minore. 

In un sistema orientato a massimizzare la quantità di tempo che gli utenti trascorrono online, i contenuti che vengono premiati non sono sempre quelli con la qualità maggiore, semmai quelli che riscuotono più successo in termini di like e visualizzazioni. Le piattaforme di social networking sono nate, infatti, per intrattenere gli utenti nel loro tempo libero. All’aumento di interazioni e di attenzione del pubblico, segue anche un aumento di valore economico e appetibilità della sfera pubblicitaria. Ecco quindi svelata la una delle ragioni prime della polarizzazione: il contrasto genera audience e i contenuti divisivi riscuotono successo.

Quindi qualcuno sarà tentato di dire che le piattaforme social hanno un enorme impatto sull’opinione pubblica. Putroppo no, la cosa non è affatto chiara.

L'effetto che hanno le informazioni online sulle intenzioni e il comportamento degli utenti offline è ancora una questione scientifica aperta  [1][2].

Ci sono principalmente due ipotesi che competono nel tenere conto dell'impatto del consumo di informazioni sul comportamento umano. La prima afferma che la (dis)informazione ha un impatto sostanziale sull'orientamento delle decisioni individuali[3] [4]; la seconda che una grande quantità di informazioni anche contraddittorie ha scarso effetto sulle scelte personali [5] . Questo sarebbe il caso, ad esempio, se le persone cercassero e consumassero principalmente informazioni che confermano il punto di vista pregresso[6].


[1] Loomba S, de Figueiredo A, Piatek SJ, de Graaf K, Larson HJ. Measuring the impact of COVID-19 vaccine misinformation on vaccination intent in the UK and USA. Nature Human Behaviour. 2021;5(3):337–348. doi:10.1038/s41562-021-01056-1.

[2] Cinelli M, Quattrociocchi W, Galeazzi A, Valensise CM, Brugnoli E, Schmidt AL, et al. The COVID-19 social media infodemic. Scientific Reports. 2020;10(1):1–10.

[3] Burki T. Vaccine misinformation and social media. The Lancet Digital Health. 2019;1(6):e258–e259. doi:10.1016/s2589-7500(19)30136-0.

[4] Simon FM, Camargo CQ. Autopsy of a metaphor: The origins, use and blind spots of the ‘infodemic’. New Media & Society. 2021; p. 14614448211031908.

[5] Briand SC, Cinelli M, Nguyen T, Lewis R, Prybylski D, Valensise CM, et al. Infodemics: A new challenge for public health. Cell. 2021;184(25):6010–6014. doi:10.1016/j.cell.2021.10.031.

[6] Vicario MD, Bessi A, Zollo F, Petroni F, Scala A, Caldarelli G, et al. The spreading of misinformation online. Proceedings of the National Academy of Sciences. 2016;113(3):554–559. doi:10.1073/pnas.1517441113.