Giovanni Paolo I: il beato della speranza, tessitore di pace i cui messaggi parlano ancora al mondo

Papa Luciani, nei suoi 34 giorni di pontificato ebbe uno sguardo profetico sulle ferite e i mali dell’umanità

Giovanni Paolo I: il beato della speranza, tessitore di pace i cui messaggi parlano ancora al mondo
Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I
Papa Luciani

Giovanni Paolo I sarà beatificato da Papa Francesco oggi nella Basilica in San Pietro. Papa Luciani, il patriarca di Venezia, uomo mite, sapiente, punto di riferimento imprescindibile nella storia della chiesa, viene definito come il “papa del sorriso”, dall’acuta e aperta intelligenza, pastore innamorato del suo gregge, ma anche uno studioso, amante della letteratura. Affermava spesso che se non fosse diventato sacerdote avrebbe fatto il giornalista. 

Per il suo magistero, segnato da un percorso di continuità nell’applicazione del Concilio Vaticano II, scelse la parola humilitas (umiltà), per lui vertice della sapienza. Fermo nell'essenziale della fede, ma aperto dal punto di vista sociale e alla ricerca dell’unità dei cristiani, fu molto vicino ai poveri e ai lavoratori. Ha potuto rivolgere uno sguardo profetico sulle ferite e i mali del mondo, mostrando quanto anche la pace stia a cuore alla Chiesa, con riferimento alla beatitudine dei poveri di spirito e alla Lumen Gentium. Insisteva sul ritornare alle fondamenta della chiesa Cattolica. Luciani è stato un uomo sapiente e al contempo capace di esprimersi in modo sensibile e semplice, accessibile a tutti.

Durante il suo breve pontificato ha prodotto un buon numero di note, omelie e discorsi, lettere e riflessioni; in particolare queste ultime racchiudono il senso di un magistero che mette al centro la virtù dell’“Umiltà” insieme alle virtù teologali, Fede, Speranza e Carità. Nel 59’ diceva: “Io cercherò di avere davanti a me un episcopato con questo moto. Fede, speranza e Carità, se mettiamo in pratica queste cose siamo a posto. Cercate anche voi di fare altrettanto, siamo tutti poveri peccatori”. Questa è santità vissuta non con eccezionalità ma come stoffa dell’agire cristiano. La sua testimonianza è per vivere da cristiani nella chiesa e per la chiesa, in cui il popolo di Dio si identifica e si edifica. Pertanto Luciani diventa un modello imitabile da tutti.

Papa colloquiale, diretto, pieno di gioia nella speranza, muore in maniera repentina e inaspettata a solo 34 giorni del suo pontificato. Proprio sulle orme di san Giovanni XXIII e San Paolo VI si unì ai loro nomi in segno di continuità con i suoi due predecessori; il doppio nome fu accolto con stupore e assoluta novità.

Contento di insegnare il catechismo ai bambini, Papa Luciani, con una straordinaria sensibilità culturale parla di fede citando Trilussa, Dante, Giuseppe Gioachino Belli, il Manzoni da cui prende spunto per rendere più attrattiva la sua comunicazione, sempre destinata ad annunciare la salvezza. 

Il richiamo alla letteratura è per altro una sorta di accesus ai temi che gli sono più cari, la povertà e l’umiltà, per una Chiesa inalberata da Cristo insieme ai veri riformatori, da San Francesco a Charles de Foucauld, questo ultimo soprannominato, per la sua carità, il “Fratello Universale”. Una linea non lontana dalla Fratelli tutti. 

Nel volume Giovanni Paolo I. Il Magisterio. Testi e documenti del pontificato si raccontano le numerose espressioni tratte dai suoi discorsi pubblici; tra tutti il sostegno dato ai colloqui di pace tenutisi ad esempio dal 5 al 17 settembre 1978 a Camp David con l’allora presidente degli Stati Uniti Carter, il presidente egiziano Al-Sadat e il primo ministro israeliano Begin. Il suo magistero, durante anni difficili e convulsi, sarà orientato concretamente a sostenere la pace nel mondo promettendo di lavorare attivamente per essa, con tutti i mezzi possibili per disattivare ogni tipo di conflitto. Dirà che “di pace hanno fame e sete tutti gli uomini, specialmente i poveri che nei turbamenti e nelle guerre pagano di più e soffrono di più”.

Il suo pontificato, pieno di speranza, anticipa tempi nuovi. Tra i testi da pubblicare spicca l'impegno di Giovanni Paolo I per il dialogo ecumenico, un tema molto attuale, uno dei capisaldi del pontificato di Francesco.

Stefania Falasca Cortesia Stefania Falasca
Stefania Falasca

Abbiamo incontrato Stefania Falasca, giornalista e vicepostulatrice del processo di beatificazione.

Chi era papa Luciani?

È stato e rimane un punto riferimento imprescindibile nella storia della chiesa. La sua storia è quella di un vescovo che ha vissuto l'esperienza del Concilio ecumenico Vaticano II applicandolo. Un uomo di una intelligenza acuta e aperta, un pastore vicino al popolo santo e fedele di Dio, concentrato sull' essenza della fede e con una straordinaria sensibilità culturale e sociale. Un uomo di chiesa mite, ma al contempo fermo nel governare, sapiente e al contempo capace di esprimersi in modo sensibile e semplice, accessibile a tutti. Una penna brillante da giornalista e scrittore come dimostra anche il suo Illustrissimi che ha voluto correggere e dare alle stampe nel corso del suo pontificato.

Quali sono state le ragioni della sua beatificazione?

Il messaggio del suo pontificato è attualissimo e questo rappresenta un’opportunità della causa di beatificazione. Le ragioni per cui Luciani diventa Santo sono quelle che appartengono a una persona, non al papa. Non è la persona del papa ad essere beatificata, ma si beatifica la persona che ha vissuto in maniera non comune le virtù. In quest’ottica un papa è uguale ad una persona qualunque, non c'è differenza. Pertanto per Luciani bisogna mettere in evidenza quelle che sono le sue virtù, che guarda caso, sono anche quelle del suo pontificato, che sono il cuore del suo Magistero, il cuore della sua spiritualità, le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità a cui ha dedicato tutte le sue udienze. Questa è santità vissuta non con eccezionalità ma come stoffa dell’agire cristiano. La sua testimonianza è per vivere da cristiani nella chiesa e per la chiesa, in cui il popolo di Dio si identifica e si edifica. Pertanto Luciani diventa un modello imitabile da tutti. Queste sono le ragioni della sua beatificazione.

Quali sono stati i punti salienti del pontificato?

Prossimità, umiltà, semplicità, insistenza sulla Misericordia e sulla tenerezza di Dio sono i tratti salienti di un magistero Petrino che 40 anni fa suscitò attrattiva da parte di fedeli e non. Oggi il suo messaggio resta più che mai attuale. 

Luciani è conosciuto dai fedeli per la sua semplicità, ma è realmente così?

Luciani ha insegnato 17 anni teologia dogmatica per cui la semplicità evangelica è una scelta. Poi c'è un prima e un dopo. Prima si parlava di Luciani un po' a caso, senza conoscerlo realmente. Dopo c’è stata l'acquisizione delle carte. E le carte sono state dirimenti perchè la storia si fa con le carte. È stato possibile scrivere e pubblicare interamente il suo magistero analizzando le agende personali, il suo block-notes. Queste fonti sono la genesi anche di tutti i suoi interventi e sono risultate utilissime per comprendere meglio il suo carisma.

Perché solamente oggi è stato possibile conoscere più in profondità il magistero di Papa Luciani?

Per tanti anni questa morte repentina si è trasformata in una pies teatrale finendo per fagocitare l'intera esistenza e la consistenza magisteriale di Giovanni Paolo I.  

Per la prima volta in 44 anni vengono raccolti il Corpus completo dei testi dei documenti del suo pontificato. Grazie alla causa di canonizzazione e grazie alla fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, abbiamo potuto recuperare tutto il materiale esistente. Nei suoi discorsi niente è lasciato al caso. Con Luciani si torna alla sorgente del Vangelo e l’umiltà rappresenta l’essenza del cristianesimo che è la virtù che è stata portata nel mondo da Cristo.

Papa Luciani è salito sul soglio di Pietro nel 1978 in un periodo alquanto turbolento per la Chiesa e per l’Italia. Che ruolo svolge in questo periodo?

Erano gli anni di piombo, l’Italia attraversava una stagione storicamente cupa. Questo periodo ha forse anche influenzato tutte quelle teorie complottiste e nefaste che hanno adombrato il suo Magistero. Le contestazioni del ’68 si sono riflettute anche dentro la chiesa. C’è stato un referendum che aveva diviso gli ambienti cattolici. Luciani si dimostrava sempre sereno, affermava che la chiesa nei secoli aveva superato momenti ben più gravi e difficili, perché è il Signore a guidare la Chiesa. Luciani aveva questa concezione chiara sul Mysterium lunae: la Chiesa è il riflesso di Cristo, non è centrata su sé stessa. Diceva che le verità della Fede rimangono sempre le stesse, è la parola di Dio che va proclamata, non la nostra. La vicinanza ai poveri e agli umili sono scelte teologiche, vengono della grande tradizione della chiesa, come anche l’apertura al sociale.

E cosa si intende per “grande tradizione della Chiesa”?

È la custodia della Fede, quella degli apostoli, e i poveri, come è la Fides Romana. I poveri sono una scelta di Cristo stesso, e sono fruitori privilegiati della ricchezza della fede. La tradizione della chiesa non è fatta di merletti. Luciani ha portato avanti questa tradizione in tutto e per tutto e ha anticipato anche il Concilio. Questo lo ha reso attuale: l’essere fedele alla natura della sua missione nel mondo.

Ci sono somiglianze tra il pontificato di Giovanni Paolo I e papa Francesco? Per esempio sulla pace e dialogo ecumenico? 

Luciani e Bergoglio non si sono conosciuti, vengono da due parti diverse, ma troviamo delle affinità elettive. Queste affinità le possiamo considerare perché sono entrambi Apostoli del Concilio, quindi si incontrano sulle linee maestre del Concilio Vaticano II, una nuova missionarietà, una risalita alle sorgenti, la ricerca dell'unità dei Cristiani, che è in fondo quella di Cristo stesso. Inoltre la ricerca del dialogo interreligioso, la collegialità episcopale, la povertà nella chiesa e la ricerca certamente della pace sono le strade maestre del Concilio. E qui si incontrano.

Papa Luciani citava nei sui discorsi grandi esponenti della letteratura, come Trilussa, Dante, Giuseppe Gioachino Belli, Manzoni. Perché scegli la letteratura come strumento per comunicare?

Luciani durante gli esercizi spirituali con i sacerdoti prendeva molto spesso spunto da Dante. I grandi della letteratura aiutano a comprendere anche le verità della fede. Trilussa ad esempio parla della fede. Luciani utilizza loro per rendere più attrattiva la sua comunicazione, sempre destinata ad uno scopo pastorale di annunciare la salvezza. Avendo un bagaglio culturale molto ampio riesce a prendere questi autori e a declinarli in un linguaggio molto attrattivo, molto suadente. Luciani, ripeto, era un bibliofilo, di sua natura era un genio. Leggeva quando ancora non frequentava la scuola, parlava l’inglese, il francese, il tedesco, leggeva in lingue. Era un divoratore di libri. All’età di 10 anni aveva già letto San Tommaso d'Aquino. Insomma, una mente brillante con un grande dono. 

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