La contro-rivoluzione iraniana

I pasdaran colpiscono il Kurdistan iracheno. Teheran accusa i curdi di fomentare le proteste

La polizia iraniana: "Useremo tutta la forza contro i controrivoluzionari". La famiglia di Masha denuncia gli autori del suo arresto

I pasdaran colpiscono il Kurdistan iracheno. Teheran accusa i curdi di fomentare le proteste
LaPresse
Migliaia di donne in piazza in Siria in sostegno alle proteste in Iran

In Iran la protesta si allarga a macchia d'olio e si inasprisce la risposta degli ayatollah. I Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, hanno riferito di aver lanciato missili e droni contro ''basi terroristiche" nel Kurdistan iracheno. Sarebbero già una decina i morti. Le autorità di Teheran accusano i dissidenti curdi iraniani di essere coinvolti nelle recenti proteste in corso nel Paese e soprattutto nell'Iran nord occidentale. La stessa parte curda da cui proveniva Masha Amini. I vertici pasdaran sono convinti che dietro l'ondata di proteste che minaccia la Repubblica islamica, seguita alla morte della "martire" del velo, ci siano i gruppi di opposizione curda.  Intanto la famiglia di Mahsa, attraverso i suoi legali, fa sapere di aver denunciato gli "autori del suo arresto".

"Non permetteremo la formazione di minacce ai nostri confini", ha affermato il vice comandante per le operazioni militari della Guardie rivoluzionarie iraniane. 

Bombardata l'area di Koysanca, nel nord dell'Iraq, e i distretti di Soran a Erbil, insieme all'Altinkopru di Kirkuk e allo Zirgvez di Sulaymaniyah, riferisce l'agenzia turca Anadolu, aggiungendo che si temono vittime. Quasi 3 mila arresti (tra cui c'è anche l'ex parlamentare attivista dei diritti umani Faezeh Hashemi Rafsanjani, figlia del'ex presidente morto nel 2017) e più di 70 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza, mentre la protesta non vede alcun segno di regresso, con migliaia di persone scese in strada anche ieri notte al grido di "Morte al dittatore". “Non possiamo vivere, non possiamo respirare” dicono le donne bruciando gli hijab. 

L'attacco è stato confermato anche da un funzionario locale a Rudaw, spiegando che i Guardiani della rivoluzione hanno aperto il fuoco su un'area di confine della regione del Kurdistan per il quinto giorno consecutivo.

Da giorni la protesta e la violenta repressione da parte del regime, in riferimento ai diritti civili, sono tenuti d'occhio dai governi di tutto il mondo. Manifestazioni a sostegno della piazza iraniana avvengono in tutto il pianeta, dal Canada al Sudamerica, dalla Siria all'Europa. Fonti diplomatiche informano che anche il ministero degli Esteri spagnolo ha convocato oggi l'ambasciatore iraniano a Madrid, Hassan Ghashghavi, per esprimere la protesta della Spagna di fronte alla violenta repressione delle manifestazioni. Berlino ha fatto la stessa cosa nei giorni scorsi.

La convocazione è arrivata dopo il comunicato di condanna da parte del ministero guidato da José Manuel Albares su quanto accade da 10 giorni in Iran: "la violenza di cui si è fatto uso ai danni di manifestanti pacifici" e in cui chiedeva alle autorità di garantire "pienamente il diritto di tutti i cittadini ad esprimersi e manifestare liberamente e pacificamente". Parole già condivise nei giorni scorsi dai vertici europei e statunitensi che chiedono il rispetto del diritto internazionale in merito ai diritti umani.

Per tutta risposta la polizia iraniana annuncia che userà "tutta la sua forza" contro quelle che chiama "cospirazioni dei controrivoluzionari" "ed elementi ostili, e useranno fermezza contro chi sconvolge l'ordine pubblico e la sicurezza in qualsiasi parte del paese", ha detto il comando di polizia. E chissà se il grido della protesta riuscirà a far cambiare idea al regime. Molti analisti sono scettici, da troppi anni gli ayatollah governano il paese. Intervista a Farian Sabahi giornalista e docente iraniana qui:

E proprio dall'Iraq bombardato in queste ore, parla ancora la famiglia di Mahsa: morta a seguito di un "violento colpo alla testa", ha detto in un'intervista all'Afp il cugino dall'Iraq. "L'hanno schiaffeggiata e l'hanno presa a bastonate", ha aggiunto. La 22enne era a Teheran per una vacanza in famiglia prima di iniziare i suoi studi universitari nella provincia dell'Azerbaigian occidentale. Ma la sua strada ha incrociato quella della polizia morale il 13 settembre, ha raccontato Erfan Salih Mortezaee, 34 anni, che vive da un anno nel Kurdistan iracheno. La polizia iraniana afferma, invece, che Masha è morta in modo naturale a seguito di "un arresto cardiaco".

L'uomo ha affermato di aver chiamato la madre di Mahsa Amini, che gli ha raccontato i fatti di questo fatale 13 settembre. Mahsa, suo fratello e altre donne della famiglia volevano fare un giro della capitale. Uscendo dalla stazione della metropolitana di Haghani, "la polizia della moralità li ha fermati", ha detto Mortezaee, incontrato in una base a Komala vicino a Suleimaniyeh.

"Il poliziotto ha detto 'la portiamo via, le insegneremo le regole e come indossare l'hijab'", ha aggiunto il cugino, assicurando che la giovane era "vestita come tutte le donne in Iran, e indossava l'hijab". "La polizia poi l'ha picchiata, l'hanno picchiata davanti a suo fratello, lui è un testimone", ha detto Mortezaee. "L'hanno schiaffeggiata, poi con un bastone l'hanno colpita alle mani, alle gambe". Le percosse sono continuate all'interno del veicolo, secondo Mortezaee. "Quando l'hanno colpita in testa con il bastone, è svenuta". Dopo essere arrivata al commissariaro, ci è voluta almeno un'ora e mezza prima che fosse portata in ospedale, sempre secondo Mortezaee. Dopo tre giorni di coma, Masha Amini è stata dichiarata morta il 16 settembre. Sempre secondo il racconto della madre riportato dal cugino, gli stessi medici dell'ospedale hanno informato la famiglia che la loro figlia "aveva ricevuto un violento colpo alla testa".

Proteste in Cile a sostegno della piazza iraniana AP
Proteste in Cile a sostegno della piazza iraniana