I social sono utilizzati più come intrattenimento che come informazione

Bilancio social di fine campagna elettorale: le grandi assenti sono state le fake news

Un’analisi sul tema dal Center For Data Science and Complexity for Society dell’Università la Sapienza di Roma mostra che solo 2 post su 10 appartengono alla categoria.

Bilancio social di fine campagna elettorale: le grandi assenti sono state le fake news
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Social media

Una campagna elettorale brevissima. In estate. Una campagna segnata dal botta e risposta a distanza. Andata avanti molto sul racconto del minuto per minuto tratto dalle agenzie o dai programmi all news televisivi e dai portali di informazione.

Grande attesa ed attenzione per l’uso dei social. Pensiamo a quanta curiosità, positiva e negativa, ha riscosso “la discesa in campo” su Tik Tok di Silvio Berlusconi!

Ma cosa ci si aspettava dai social? Un vero strumento di informazione e/o disinformazione? E la paura per le fake news che ruolo ha giocato.

Rainews.it ha avuto un’analisi sul tema dal Center For Data Science and Complexity for Society dell’Università la Sapienza di Roma dove il team del Professor Quattrociocchi, composto da Matteo Cinelli, Gabriele Etta, Michele Avalle, Lorenzo Alvisi, Shayan Alipour e Anita Bonetti.

Cosa dice lo studio e da dove è partito. I ricercatori hanno considerato un ampio set di keyword (parole chiave) e scaricato i post corrispondenti da quattro piattaforme social - Facebook, Instagram, Twitter e Youtube - a partire dal 25 Agosto 2022.

In totale sono stati raccolti e analizzati  1.158.051 di post per 1.038.034 di interazioni.

 

 

Grafico social 1 Center For Data Science and Complexity for Society
Grafico social 1

In un primo grafico è stata valutata  la distribuzione dell’engagement, cioè delle reazioni, sulle varie piattaforme. L’asse y riporta la numerosità dei post con un certo valore di engagement, riportato sull’asse x. Per esempio, nel caso di Facebook, si nota che alcuni post (pochi in realtà) legati al dibattito sulle elezioni hanno raggiunto la quota di 100 mila likes (ultimi puntini blu in basso a destra). Questo indica la presenza di alcuni post virali nel dibattito. Interessante notare l’universalità di questo fenomeno che si presenta su tutte le piattaforme social in cui il dibattito sulle elezioni vede la presenza di molti post poco seguiti e di pochi post estremamente virali.

 E su questo lo studio fa notare che alcuni video di Youtube hanno picchi di visualizzazioni che arrivano ad 1 milione. Il primo è il video sulle elezioni di Cartoni Morti il quale, al 22 Settembre, ha raggiunto 1.3 M di visualizzazioni. Il secondo un video di un influencer che utilizza un software di Intelligenza artificiale (AI)  per proiettare Silvio Berlusconi sui social nel futuro il quale, al 22 Settembre, ha raggiunto 950 mila visualizzazioni. Il terzo è un video di un influencer che riassume gli eventuali problemi con la Meloni al governo, il quale al 22 Settembre ha raggiunto 700 mila views. 

Grafico Social 2 Center For Data Science and Complexity for Society
Grafico Social 2

Nel secondo grafico viene invece riportata la crescita del numero di post nel tempo. L’asse y riporta il numero di post mentre l’asse x il tempo.Nonostante le cifre siano diverse, in quanto Facebook e Twitter presentano volumi maggiori rispetto a Instagram e YouTube (nel caso di YouTube un post è un video quindi il numero ridotto è fisiologico della piattaforma), l’andamento di crescita dei volumi segue un ritmo costante senza particolari balzi, ad indicare la mancanza di “impennate” nel processo di produzione dell’informazione.

Grafico Social 3 Center For Data Science and Complexity for Society
Grafico Social 3

Nel terzo grafico invece si fotografa l’andamento dei volumi di post riguardanti le elezioni nel tempo suddiviso per coalizione politica. Un post viene assegnato ad una certa coalizione politica qualora contenga un hashtag relativo alla colazione stessa perciò il post non va considerato “ideologicamente” affine alla coalizione quanto relativo alla coalizione. Per esempio un post sul dibattito Meloni/Letta conterrà hashtag relativi ad entrambi e perciò verrà contato sia a destra che a sinistra. Quello che vediamo dal grafico, in cui un colore più chiaro indica un numero maggiore di post, è che i riferimenti alla destra dominano il dibattito sui social. 

Grafico Social 4 Center For Data Science and Complexity for Society
Grafico Social 4

Nel quarto grafico si misura la percentuale di post contenenti link a fonti affidabili ed inaffidabili (secondo la classificazioni delle fonti fornita da NewsGuard che si occupa di sicurezza digitale  e che contrassegna le notizie con un’icona verde o rossa a seconda che siano affidabili o siano fake ) nel dibattito generale. Il numero di post considerati in questo insieme è minore del numero di post totali poiché i post devono:

a) contenere un link (ad esempio del testo con allegato un link ad una testata giornalistica) b) tale link deve appartenere alla lista dei domini classificati da NewsGuard. La percentuale di post classificata è circa del 15%.

Nel grafico si nota come il dibattito sia caratterizzato principalmente da link a fonti affidabili con una diffusione di fonti inaffidabili che si aggira intorno al 20%. 

Grafico Social 5 Center For Data Science and Complexity for Society
Grafico Social 5

L’ultimo grafico mostra la percentuale di post contenenti link a fonti non affidabili contenenti hashtag riconducibili alle diverse coalizioni politiche. Non ci sono sorprese.

La ricerca ci dice quindi che la diffusione della fake news non “caratterizza”  e “marchia” questa campagna elettorale e mette in luce il fatto che spesso i post vengono letti per “curiosità” quasi fossero una forma di “intrattenimento” più che di informazione.

Rimane comunque il dato che in questa campagna elettorale le fonti inaffidabili si aggirano intorno al 20%.