Nuovo anno scolastico

L'esperimento di un liceo bolognese: cellulari vietati in classe durante le lezioni, anche ai prof

Il preside della scuola: "I richiami non bastano, questo è un tentativo coraggioso per permettere agli alunni di staccarsi da uno strumento pervasivo e recuperare il calore dello sguardo, dell'abbraccio"

L'esperimento di un liceo bolognese: cellulari vietati in classe durante le lezioni, anche ai prof
Pixabay
Scuola cellulare studenti

Stop ai cellulari in classe, al liceo Malpighi di Bologna gli studenti potranno riavere il loro smartphone solo dopo l'ultima campanella. Lezioni e intervalli senza telefonino quindi. Il motivo? Tornare a guardarsi in faccia, ristabilire il legame vero, la relazione, dopo due anni di pandemia, di distanza fisica e spesso affettiva, spiegano i docenti della scuola. La decisione di bandire i cellulari è stata approvata all'unanimità dal collegio dei docenti e inserita nel regolamento d'istituto, racconta la rettrice Elena Ugolini. 

"Desideriamo che la scuola, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, sia davvero un luogo dove si sperimenta, si impara, si fa ricerca e si utilizza il digitale quando serve" dichiara Ugolini. Senza cellulari dunque, ma non senza le Lim (lavagne multimediali) o i computer per la didattica online. 

"Per il momento si tratta di una sperimentazione, pronti a fare marcia indietro qualora la prova non dovesse dare gli esiti sperati. Non è la prima volta che si tenta questa via, già nel 2021 era stato introdotto il medesimo divieto su scala ridotta (in una sola classe)- continua-. I ragazzi hanno visto la differenza. All'inizio erano un po' agitati, poi si sono resi conto di essere più presenti al lavoro in classe e alla relazione con i compagni", rivela la rettrice che ci tiene a puntualizzare: “Non si tratta di una punizione, ma di un meraviglioso regalo per tutti”.

E’ importante riportare il valore dell'apprendimento e delle relazioni interpersonali al centro quando si è a scuola e vivere un tempo diverso, una vita più ricca, una realtà fatta di sguardi e di abbracci, non di emoticon, spiegano i docenti. Si tratta di un “tentativo coraggioso” secondo il preside Marco Ferrari. La modifica del regolamento degli studenti è arrivata dopo mesi di riflessione e di confronto, anche con neuropsichiatri.  

“Il dibattito si trascina da tempo nel mondo della scuola: cellulare sì o no, quando, come? Ci sono insegnanti che lo usano per costruire parte della loro didattica. Al Malpighi la scelta è stata netta nel senso opposto: approvata in consiglio di istituto, è stata presentata ai genitori venerdì scorso. Un progetto didattico “che non calpesta la libertà di nessuno, ma permette ai ragazzi di sperimentare una scuola nuova, quella che tutti noi abbiamo vissuto, senza smartphone”, spiega il preside. ”E poi, dobbiamo essere coerenti, quindi il divieto è anche per noi docenti".

“Per noi le nuove tecnologie non sono il male- aggiunge Ferrari-. Il nostro è un liceo scientifico, linguistico e  abbiamo appena inaugurato un liceo quadriennale di scienze applicate, per la transizione ecologica e digitale. Abbiamo ricominciato l’anno scolastico guardandoci in faccia, senza più mascherina, un inizio all’insegna della presenza, dell’ascolto, della relazione e concentrazione per tutto il tempo delle lezioni”.

"I richiami sono inutili, è difficile, se non quasi impossibile, chiedere loro il distacco dall'uso pervasivo e distrattivo dello smartphone. Li vedo durante l'intervallo, nemmeno parlano più tra loro e in classe sono continuamente distratti dal telefonino - continua Marco Ferrari, che è anche docente di Filosofia -. Allora abbiamo deciso che occorreva un intervento educativo forte, mi rendo conto che lo è e che ci esponiamo anche alle critiche. Quella dal cellulare è una dipendenza che si vince con la buona volontà. Verificheremo come è andata a fine anno, ma penso che sia un tentativo che dovrebbero provare tutte le scuole. Crediamo che così i ragazzi possano dedicare tutte le loro energie al lavoro che si fa in classe e sperimentare la sfida dell'altro e dell'essere comunità durante l'intervallo".