L'Angelus in Piazza San Pietro

Papa Francesco: in Kazakhstan come "pellegrino di pace, il mondo ne è assetato"

Il Pontefice prenderà parte al Congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali

Papa Francesco: in Kazakhstan come "pellegrino di pace, il mondo ne è assetato"
(Rainews)
Papa Francesco durante l'Angelus di oggi

"Dopodomani partirò per un viaggio di tre giorni in Kazakhstan, dove prenderò parte al Congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali. Sarà un'occasione  per incontrare tanti rappresentanti religiosi e dialogare da fratelli animati dal comune desiderio di pace: pace di cui il nostro mondo è assetato". Così il Papa all'Angelus. "A tutti chiedo di accompagnare con la preghiera questo pellegrinaggio di pace".

"Vorrei già da ora rivolgere un cordiale saluto ai partecipanti, così come alle autorità, alla comunità cristiana e all'intera popolazione di quel vastissimo Paese. Ringrazio per i preparativi e per il lavoro compiuto in vista della mia visita", ha aggiunto Francesco.

Rimpianto per chi non ha più fede, pregare per non credenti.

"Dio è proprio così: non esclude nessuno, tutti desidera al suo banchetto, perché tutti ama come figli. Tutti, nessuno escluso". Inoltre "Dio è Padre e ci viene a cercare ogni volta che siamo perduti". E' il significato, che "riassume il cuore del Vangelo", e che papa Francesco ha desunto all'Angelus dal Vangelo odierno delle "tre parabole della misericordia", che "fanno vedere il cuore misericordioso di Dio".

"Chi ama si preoccupa di chi manca - ha spiegato il Pontefice-, ha nostalgia di chi è assente, cerca chi è smarrito, attende chi si è allontanato. Perché vuole che nessuno vada perduto". E secondo Francesco, "così è Dio: non è 'tranquillo' se ci allontaniamo da Lui, è addolorato, freme nell'intimo; e si mette in movimento per venirci a cercare, finché ci riporta tra le sue braccia". Il Signore "non calcola le perdite e i rischi, ha un cuore di padre e di madre, e soffre per la mancanza dei figli amati". Dio "soffre per la nostra distanza e, quando ci smarriamo, attende il nostro ritorno. Ricordiamoci: sempre Dio ci aspetta a braccia aperte, qualunque sia la situazione della vita in cui ci siamo perduti".

"Guardiamo ora a noi stessi e chiediamoci - ha quindi proseguito -: noi imitiamo il Signore in questo, abbiamo cioè l'inquietudine della mancanza? Abbiamo nostalgia per chi è assente, per chi si è allontanato dalla vita cristiana? Portiamo questa inquietudine interiore, oppure stiamo sereni e indisturbati tra di noi? In altre parole, chi manca nelle nostre comunità, ci manca davvero o facciamo finta? Oppure stiamo bene tra di noi, tranquilli e beati nei nostri gruppi, senza nutrire compassione per chi è lontano? Non si tratta solo di essere 'aperti agli altri', è Vangelo!".

"Riflettiamo allora sulle nostre relazioni - ha concluso il Papa -: io prego per chi non crede, per chi è lontano, per chi è amareggiato? Noi attiriamo i distanti attraverso lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza? Il Padre ci chiede di essere attenti ai figli che più gli mancano. Pensiamo a qualche persona che conosciamo, che sta accanto a noi e che magari non ha mai sentito nessuno che le dica: 'Sai? Tu sei importante per Dio. Tu non lo cerchi ma lui ti cerca'. Lasciamoci inquietare da questi interrogativi".