Il focus

Allarme listeriosi, di cosa si tratta e come proteggersi

Ogni anno in Italia sono notificati intorno a 200 casi clinici. La situazione al momento è sotto sorveglianza attiva

Allarme listeriosi, di cosa si tratta e come proteggersi
Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise
Listeria

Resta alta l’attenzione del Ministero della Salute in seguito ai casi di listeriosi alimentare registrati in diverse regioni italiane. Dopo i wurstel e i tramezzini al salmone un nuovo allarme per "possibile presenza di Listeria monocytogenes" riguarda anche i pancake. 

Ma in cosa consiste l’infezione da listeria e come si manifesta? Lo abbiamo chiesto al dott. Francesco Pomilio, responsabile del Laboratorio nazionale di riferimento per Listeria monocytogenes dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”.

“Nell'uomo la malattia causata da Listeria monocytogenes (“listeriosi”) può essere più o meno grave a seconda che si presenti in forma non invasiva o invasiva”, spiega l’esperto. “Le infezioni non invasive possono essere asintomatiche o causare lievi sintomi simil-influenzali oppure sintomi gastro-intestinali. Questa forma colpisce principalmente le persone che non hanno malattie che riducono il funzionamento del sistema immunitario. Il periodo di incubazione è breve: da uno a pochi giorni. Nelle infezioni invasive i batteri si diffondono in tutto il corpo, causano infezione del sangue, meningoencefaliti e malattia nelle donne incinte (aborto e altri sintomi). Questa forma colpisce principalmente le persone che hanno un ridotto funzionamento del sistema immunitario. Il periodo di incubazione è fino a un mese o più”. 

Le cause 

“Nel 99% dei casi la malattia è di origine alimentare- precisa Pomilio- le forme invasive colpiscono principalmente i gruppi ad alto rischio della popolazione: anziani e neonati, soggetti immunocompromessi (legati a condizioni come l'HIV o trapianti di organi) o persone che sono in terapia con farmaci immunosoppressivi, pazienti affetti da tumori o diabete e, infine, le donne in gravidanza”.

La diagnosi

“Per la diagnosi dell’infezione da Listeria monocytogenes è necessaria l’identificazione dei batteri isolati da tessuto, sangue, liquido cerebrospinale o un altro sito normalmente sterile (ad esempio placenta o feto). Le colture di feci sono informative per le sole forme gastro-intestinali”.

 

Listeria Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise
Listeria

La prevenzione

Il rispetto delle norme igieniche è fondamentale avverte il responsabile del Laboratorio nazionale di riferimento per Listeria monocytogenes: “La riduzione del rischio può essere messa in atto mediante il rispetto delle norme igieniche durante la manipolazione, la preparazione e la cottura degli alimenti. Il lavaggio frequente delle mani, il rispetto delle indicazioni presenti sulle etichette degli alimenti che suggeriscono i metodi di cottura riportati sugli alimenti sono di estrema importanza e devono essere attentamente rispettati. La corretta conservazione degli alimenti in frigorifero, evitando di mischiare alimenti cotti e crudi non lavati, e il rispetto delle temperature di conservazione rappresentano altri aspetti di rilievo”.

Il trattamento

La terapia deve essere effettuata principalmente con antibiotici, quali l’ampicillina, in tutti i casi di listeriosi invasiva. La terapia è lunga e agli antibiotici possono essere associati altri farmaci in base alla sintomatologia, è necessario seguire con attenzione e scrupolosità le prescrizioni dei medici.

I focolai attualmente presenti nel nostro Paese

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise di Teramo lavora in stretta sinergia con l’Istituto Superiore di Sanità che monitora i focolai al momento presenti in Italia. “Noi siamo il LNR per Listeria monocytogenes che si occupa principalmente degli alimenti- precisa Francesco Pomilio-. Il Laboratorio che si occupa della sorveglianza dei casi clinici è presso l’Istituto Superiore di Sanità. Nel caso del ceppo ST155, il numero dei casi registrati è molto elevato, soprattutto negli ultimi mesi. Il Ministero della Salute ha messo in piedi una task force al fine di effettuare le indagini, ne fanno parte le autorità sanitarie locali e delle Regioni, del settore veterinario e della prevenzione e i laboratori degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. Tutti insieme hanno messo in comune le risorse per l’esecuzione delle indagini, che hanno permesso di individuare una fonte certa, i wurstel. Allo stesso tempo l’azienda collegata al prodotto contaminato ha messo in atto tutte le misure che devono essere adottate in questi casi al fine di mitigare il danno, ovvero il ritiro dei lotti contaminati e di tutta la produzione sospetta di contaminazione. 

Per il focolaio ST155 le prossime settimane saranno decisive- continua l’esperto-. La situazione al momento è sotto sorveglianza attiva, il rintraccio della sorgente non ha chiuso le attività, si continua a lavorare fino a quando i casi si ridurranno di numero, indice di risoluzione del problema e ritorno alla normalità. Al momento è in corso un altro focolaio di dimensioni decisamente inferiori, che ha registrato poco più di dieci casi. Bisogna considerare che ogni anno in Italia sono notificati intorno a 200 casi clinici. Naturalmente si lavora al fine di individuare le fonti e di mitigare il danno”.