Si chiude il congresso dello Scottish National Party

Edimburgo ci riprova? Nicola Sturgeon e il sogno dell'indipendenza da Londra

La "first minister" scozzese arringa i suoi e attacca la neopremier Truss. "Abbiamo bisogno di una Scozia indipendente. Farò quanto è in mio potere per la Scozia migliore che vogliamo" promette dal palco. E annuncia battaglia per un nuovo referendum

Edimburgo ci riprova? Nicola Sturgeon e il sogno dell'indipendenza da Londra
Jeff J Mitchell/Getty Images
Nicola Sturgeon sul palco del congresso dello Scottish National Party ad Aberdeen, in Scozia

Appena un mese fa, in occasione della morte della Regina Elisabetta, nei giorni del dolore e del composto omaggio di un intero popolo alla sua queen, l’avevamo vista affranta piegare il capo davanti al feretro della defunta sovrana. Una sovrana che amava così fortemente la Scozia da sfruttare ogni occasione utile per rifugiarsi nelle sue tenute. E proprio tra le dimore scozzesi dei Windsor, il primo posto spettava a quel castello di Balmoral dove Elisabetta II si è spenta lo scorso 8 settembre.

Ora, spentisi i riflettori sulle cerimonie, le celebrazioni, gli eventi, il solenne funerale di Stato, con il ritorno alla normalità e alle beghe quotidiane, e soprattutto con un nuovo sovrano a Buckingham Palace, la first minister di Scozia, Nicola Sturgeon, torna alla carica, approfittando del momento propizio di un debole contraltare, la nuova inquilina di Downing street: Liz Truss, che già sta mostrando segnali di debolezza, perfino all’interno dei Tories, il suo partito, ad appena un mese dall’inizio del mandato.

Sturgeon ha approfittato di una ribalta speciale: il congresso del suo partito, lo Scottish National Party (Snp), indetto per rilanciare la sfida secessionista nei confronti di Londra. La leader del partito di maggioranza nel Parlamento di Edimburgo lo ha chiuso oggi ad Aberdeen. Ora la partita (ri)comincia. La parola d'ordine, accolta con l'ovazione di rito dalla platea indipendentista in un tripudio di bandiere con la croce di Sant'Andrea, resta sempre la stessa: la richiesta in toni quasi da ultimatum di un referendum per staccarsi dal Regno Unito.

Il re Carlo III con Nicola Sturgeon AP
Il re Carlo III con Nicola Sturgeon

Sarebbe un bis dopo la consultazione del 2014, quando il no alla secessione passò con un discreto margine (55,30% contro il 44,70%), a breve distanza dalla scelta della Brexit (2015), che però fu minoritaria in Scozia. Londra si è sempre mostrata contraria alla scissione e, anche in questo caso, se gli scozzesi dovessero riprovarci, si opporrà con ogni mezzo. È questa una delle sfide principali che attendono re Carlo III all’inizio del suo regno. Ma per Sturgeon, in carica da otto anni, l’indipendenza è un diritto “democratico”, oltre che un (auspicato) destino già scritto.

Abbiamo bisogno di una Scozia indipendente”, abbiamo “tutto ciò che serve” per costruire “un futuro migliore” fuori dal Regno Unito, ha arringato la folla la first minister, ricordando quanto sia “normale” e “di successo” l'autonomia di Paesi “più piccoli della Scozia”: lo diceva soprattutto per rispondere alle critiche di chi paventa un avvenire quanto mai problematico, di fronte ai colossi continentali e alle cosiddette “economie-mondo” (Cina, India, Sud-est asiatico) della post-globalizzazione.

La nazione più a nord del Regno Unito, con i suoi 5 milioni e mezzo scarsi d'abitanti, in caso di divorzio dalla madrepatria, e dopo secoli d'integrazione, si ritroverebbe da sola in tempi di crisi, di guerra, di gravi incertezze. Ma, ha sottolineato Sturgeon, l’indipendenza dal Regno Unito non potrebbe prescindere dall’ottica di un ingresso nell’Unione europea, la grande famiglia a cui da tempo guarda Edimburgo.

Nicola Sturgeon interviene al Parlamento di Edimburgo SCOTTISH PARLIAMENT TV via REUTERS
Nicola Sturgeon interviene al Parlamento di Edimburgo

Farò tutto quanto è in mio potere per costruire la Scozia migliore che tutti vogliamo” ha insistito Sturgeon, indicando la possibilità di raggiungere l’obiettivo senza strappi istituzionali (ma “persuadendo, rassicurando e ispirando”); e tutto ciò non solo in un orizzonte economicamente sostenibile, bensì anche verso un avanzamento in direzione di “valori più progressisti e diritti più universali”. Durissimi i toni riservati alla premier Truss, accusata - appena giunta a Downing Street - d'aver provocato “il caos sui mercati con la sua decisione d'indebitare le casse dello Stato per miliardi di sterline per finanziare tagli di tasse ai più ricchi”. La first minister ha poi aggiunto con sarcasmo: “Ci sono voluti tre anni ai Tory per capire che Boris Johnson era un disastro. Per Liz Truss sono bastate tre settimane”. Polemiche politiche a parte, la nuova sfida di Edimburgo a Londra è appena all’inizio.

Nicola Sturgeon al Scottish National Party ad Aberdeen, Scozia Jeff J Mitchell/Getty Images
Nicola Sturgeon al Scottish National Party ad Aberdeen, Scozia