l'IRNA, agenzia di Stato, comunica che la situazione è sotto controllo

Quattro prigionieri morti: il bilancio dell'incendio nella prigione di Evin

I pasdaran, chiuse le strade hanno sparato a chi tentava di avvicinarsi

Nella prigione di Evin a Teheran è scoppiato un incendio e nell'area si sentono colpi d'arma da fuoco e il suono delle sirene. Lo riporta la Bbc in farsi citando, le immagini pubblicate da profilo 1500tasvir che monitora le violazioni nella Repubblica islamica. Lo conferma a LaPresse Karimi Davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia. Il video che mostra le fiamme e i disordini è stato diffuso da Simaye Azadi, tv dell'opposizione iraniana e da blogger e attivisti iraniani. Secondo quanto si apprende sta bruciando il braccio 7 dove i detenuti sono rinchiusi in modo provvisorio in attesa di processo. La maggior parte sono persone arrestate durante le recenti manifestazioni. All'interno della prigione quindi potrebbe trovarsi anche Alessia Piperno, l'italiana arrestata nei giorni scorsi in Iran. Karimi Davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani in Italia, ha riferito dell'appello lanciato dal numero uno del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, Maryam Rajavi: "In questo momento il regime del Mullah sta massacrando i prigionieri politici del carcere di Evin e chiedo alla popolazione di soccorrere i suoi figli detenuti in carcere che sono sotto l'attacco dei pasdaran". E ancora: "Chiedo all'Onu e al Consiglio e al Commissario superiore dei diritti dell'uomo e all'Unione Europea di intervenire per evitare il massacro dei detenuti del carcere Evin".

 

 

"Le strade verso Evin sono intasate dalle macchine. I pasdaran hanno chiuso tutte le strade e sparano a chi tenta di avvicinarsi", ha raccontato ancora Karimi Davood. “Si sentono fortissime raffiche di armi. C’è un massacro in corso. Si sentono da lontano le grida dei rinchiusi insieme agli slogan ”morte a Khamenei", ha aggiunto Davood, che si trova in Italia ma è in collegamento con i gruppi locali di resistenza.

Almeno otto persone sono rimaste ferite nei disordini scoppiati nella prigione. Lo riporta l'agenzia di stampa di Stato Irna che citando un alto funzionario della sicurezza, ha dichiarato che  l'incendio è partito dalla sezione 7, dove si scontravano detenuti e guardie carcerarie. I rivoltosi avrebbero dato fuoco ad un deposito di vestiti, che secondo le autorità è ora in fase di spegnimento da parte dei vigili del fuoco. Secondo questa fonte, i detenuti ammutinati sono stati separati dagli altri, che sono rientrati nelle loro celle.

 

Secondo alcuni testimoni la polizia ha sparato gas lacrimogeni anche contro le famiglie degli attivisti e degli studenti che sono stati arrestati durante le proteste e che si erano radunate intorno alla prigione.

L'associazione “articolo 19”, che difende la libertà di espressione e informazione in Iran, ha riferito su Twitter di aver "ricevuto notizie del blocco di tutte le comunicazioni con Evin, telefoni e internet". 

"Siamo estremamente preoccupati per la sicurezza dei prigionieri, specialmente quelli che sono nei bracci dove l'incendio è iniziato e dove si sono uditi colpi d'arma da fuoco".   

La famiglia di uno dei prigionieri politici ha detto alla Bbc che gli agenti hanno chiuso tutte le strade che portano al penitenziario, impedendo a parenti e avvocati di avvicinarsi. Evin è tristemente famosa per le violenze inflitte ai detenuti: nell'agosto 2021, un gruppo di hacker noti come Edalat-e Ali (la giustizia di Ali) sono riusciti a penetrare nel sistema delle telecamere di sicurezza e hanno trafugato immagini, diffuse poi in rete, che mostrano pestaggi, molestie sessuali e diniego di cure mediche ai carcerati.

Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che l'Iran è responsabile della sicurezza degli americani detenuti nella prigione di Evin, dopo gli incendi e gli scontri nella struttura di Teheran. "L'Iran e' completamente responsabile della sicurezza dei nostri cittadini detenuti ingiustamente, che dovrebbero essere rilasciati immediatamente", ha twittato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, aggiungendo che Washington sta seguendo la situazione

Nel pomeriggio un “Incidente” televisivo per il cantante religioso iraniano Mahmoud Karimi: l'artista, durante un raduno a piazza Valiasr a Teheran a favore del regime, si è espresso contro l'obbligo del velo, suscitando applausi tra la folla e costringendo l'emittente a interrompere la diretta, tra l'imbarazzo del presentatore tv. 

L'ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ammesso di aver commesso "un errore" non sostenendo le proteste del 2009 in Iran. Parlando al podcast “Pod Save America” ieri ha rivelato che in quel periodo "ci fu un grande dibattito all'interno della Casa Bianca sull'opportunità che lui dichiarasse pubblicamente il suo sostengo al Movimento Verde perché molti attivisti erano stati accusati di essere strumenti dell'Occidente, e c'era il timore che avremmo minato il loro percorso".

Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che l'Iran è responsabile della sicurezza degli americani detenuti nella prigione di Evin, dopo gli incendi e gli scontri nella struttura di Teheran. "L'Iran e' completamente responsabile della sicurezza dei nostri cittadini detenuti ingiustamente, che dovrebbero essere rilasciati immediatamente", ha twittato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, aggiungendo che Washington sta seguendo la situazione.