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Morte di Shireen Abu Akleh, Lapid: "I soldati israeliani non saranno interrogati dall'Fbi"

Il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha definito un “grave errore” l'indagine del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sull'uccisione della giornalista palestinese-americana di Al Jazeera

Morte di Shireen Abu Akleh, Lapid: "I soldati israeliani non saranno interrogati dall'Fbi"
Al Jazeera Media Network via AP
La giornalista Shireen Abu Akleh

I soldati israeliani “non verranno interrogati dall'Fbi o da altra agenzia straniera, anche se di un Paese amico”. Lo ha sottolineato il premier uscente israeliano, Yair Lapid, facendo riferimento all'indagine aperta dagli Usa sull'uccisione di Shireen Abu Akleh, reporter palestinese-statunitense colpita a morte lo scorso maggio a Jenin mentre copriva un'operazione militare israeliana. "Non abbandoneremo i nostri soldati alle indagini straniere e la nostra forte protesta è stata trasmessa agli americani ai livelli appropriati", ha assicurato Lapid. Un'inchiesta delle forze armate israeliane ha concluso che la giornalista di al Jazeera è stata colpita molto probabilmente da un proiettile dei militari, ma non intenzionalmente. Il premier Yair Lapid ha parlato all'inaugurazione della legislatura alla Knesset.

Anche il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha definito un “grave errore” l'indagine del Dipartimento di Giustizia Usa sull'uccisione di Shireen Abu Akleh. "L'esercito - ha detto Gantz - ha condotto un'inchiesta professionale e indipendente che è stata presentata ai responsabili Usa con i quali sono stati condivisi i dettagli del caso". "Ho inviato un messaggio ai rappresentanti Usa che noi stiamo con l'esercito e che non collaboreremo - ha concluso- con una indagine esterna". 

La soddisfazione della famiglia Abu Akleh

Un "passo importante" verso l'accertamento della verità e una decisione "incoraggiante". La famiglia della giornalista americana di origine palestinese, Shireen Abu Akleh, ha commentato così la decisione del governo degli Stati Uniti di aprire un'indagine sull'omicidio della cronista. Lo si apprende da un comunicato pubblicato su Twitter da Lina Abu Akleh, nipote della reporter. La notizia dell'avvio di un'inchiesta da parte di Washington è stata per adesso resa nota solo da fonti israeliane, che hanno confermato di aver ricevuto una comunicazione a riguardo del dipartimento di Giustizia americano al portale di notizie Axios. Nella nota la famiglia della giornalista, storico volto dell'emittente panaraba Al Jazeera, si augura che l'indagine possa essere "indipendente, credibile" e che si possa "sviluppare lungo tutta la catena di comando". 

Secondo i parenti di Abu Akleh, che si sono detti pronti a collaborare in ogni modo con la giustizia Usa, aprire un'indagine su Abu Akleh "è quello che Washington dovrebbe fare ogni volta che un cittadino americano viene ucciso all'estero e, in modo particolare, da un esercito straniero". 

Una task force istituita dalle forze armate israeliane ha condotto un'indagine interna che lo scorso settembre ha portato alla conclusione che è "altamente probabile" che Abu Akleh sia stata uccisa "accidentalmente" da un colpo sparato da un militare di Tel Aviv. Gli esperti militari israeliani hanno comunque deciso che circostanze del caso non giustificano l'apertura di un'indagine ai danni di alcuna delle persone coinvolte. Indagini dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani sono giunte alla conclusione che la cronista di Al Jazeera è stata uccisa dall'esercito israeliano.