Città del Vaticano

Benedetto XVI, il Papa dell’armonia tra fede e ragione

La sua rinuncia nel 2013 è stato un evento straordinario, una rivoluzione per la Chiesa cattolica, inimmaginabile. Non è stato un Papa dell’attualità, ma un Papa della profondità. Intervista a Don Roberto Regoli

Benedetto XVI, il Papa dell’armonia tra fede e ragione
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Papa Benedetto XVI il giorno dell'elezione al soglio pontificio (2005)

Benedetto XVI è tornato alla casa del Padre. Dopo le condizioni di salute peggiorate in questi ultimi due anni Papa Francesco ha approfittato dell'udienza generale di questo mercoledì natalizio per chiedere "una preghiera speciale" per il papa emerito che "sta molto male, chiedendo al Signore di confortarlo e sostenerlo in questa testimonianza di amore per la Chiesa fino alla fine”.

Joseph Ratzinger è stato un uomo timido, un grande teologo, dotato di una grande capacità di ascolto, si è spento all’età di 95 anni nella sua residenza nel convento Mater Ecclesiae all'interno della Città del Vaticano. Viene definito come un grande Padre della Chiesa moderna, perché c'è una ricchezza del suo insegnamento che deve essere ancora approfondita e che tocca diversi ambiti del dogma, della fede e della vita dei credenti. Una persona che difficilmente può essere messa dentro degli schemi, dentro caselle strette. 

Ha affrontato temi complessi, tra questi la Via Crucis dolorosa degli scandali finanziari e della pedofilia questioni non ancora chiuse. Il pontificato del Professor Ratzinger non è stato segnato da grandi riforme o eclatanti interventi, ma si è rivolto alla vita quotidiana della Chiesa attraverso il magistero, con l'obiettivo di ricondurre gli uomini verso l'amicizia con il figlio di Dio. Benedetto XVI si era dimesso dal suo pontificato l’11 febbraio 2013, dando vita ad un evento straordinario, una rivoluzione per la Chiesa cattolica non dovuta certo alla lettera trafugata dal suo maggiordomo proprio nel suo studio o per gli scandali legati agli abusi. La sua rinuncia è stata di coscienza, davanti a Dio, e ben ponderata, creando un precedente giuridico innovativo e moderno nella storia della Chiesa, con un'impostazione decisamente meno monarchica rispetto ai precedenti papi.

La storia del pontificato di Ratzinger è la storia di un “papà” per la Chiesa, un uomo che ha sempre mantenuto quella ferma dolcezza di chi è consapevole di aver ricevuto da Cristo l’incarico di confermare i fratelli nella fede. Non dell’attualità, ma un Papa della profondità. 

Papa Francesco nella sua recente intervista al quotidiano spagnolo Abc ha dichiarato di apprezzare la grande lucidità di Joseph Ratzinger: “È un grande uomo, un santo. È un uomo di alta vita spirituale".

Abbiamo intervistato Don Roberto Regoli, Professore e autore del libro: "Oltre la crisi della chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI". 

 Don Roberto Regoli, Professore e autore del libro: "Oltre la crisi della chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI". rainews
Don Roberto Regoli, Professore e autore del libro: "Oltre la crisi della chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI".

Cosa lascia il pontificato di Benedetto XVI per la Chiesa cattolica di oggi?

Una grande eredità relativa al pensiero cattolico. Benedetto XVI, infatti, è stato il Papa che ha esercitato il suo governo soprattutto tramite l'insegnamento, tramite la parola. E quindi il suo magistero papale, come anche tutti i suoi precedenti testi teologici sono la sua più grande eredità di pensiero. I suoi interventi avevano la finalità di far conoscere la bontà dell’unione tra fede e ragione, proponendo un cristianesimo alla cui base c’è l’armonia tra queste due dimensioni. Cito la risposta che diede Benedetto ad una giornalista ad una domanda sul suo pontificato: “Lei è la fine del vecchio o l'inizio del nuovo?" Lui rispose: "Entrambi". 

Quanto è stato importante il pontificato di Benedetto in quanto “transizione”, dal pontificato di Giovanni Paolo II a quello di Papa Francesco?

Quando Ratzinger veniva eletto Papa si riteneva che il suo fosse un pontificato di “transizione”, un momento di decantazione del pontificato di Giovanni Paolo II, anche in virtù dell’amicizia e del legame che li univa. Senza dubbio il Cardinal Ratzinger fu l'anima teologica di Giovanni Paolo II, però la storia è stata più dinamica e complessa, perché papa Benedetto ha comunque dovuto prendere delle posizioni che andavano al di là di quel pontificato. Si pensi in maniera esemplare alla famosa “Tolleranza Zero” a riguardo dei casi di abusi sessuali (sebbene già avviata durante gli ultimi momenti di Giovanni Paolo II). Direi che non è stato di transizione ma un pontificato di rilancio, per esempio nel dialogo ecumenico, nel dialogo tra le culture, nell’integrazione degli anglicani in seno alla Chiesa cattolica; ha trovato nuove forme di incontro fino a quel momento che non si erano mai viste. In questo ha aperto l’impegno per la pace, non solo alle altre religioni ma anche agli atei, ai non credenti. 

Quindi ha tracciato un cambiamento…

E poi diciamolo chiaramente che anche la rinuncia al pontificato del 2013 non è da papa di transizione. Ha portato una grande riforma del papato stesso, inimmaginabile fino a quel momento. Quindi è un pontificato che partito con pronostici al ribasso alla fine è stato altro. 

E da papa emerito?

La figura di Benedetto XVI è rimasta presente, un punto di riferimento ideale per tanti. Ma lui è rimasto sempre al suo posto, soprattutto irremovibile di fronte ai vari tentativi che volevano tirarlo più da una parte che dall'altra. Lui non ha mai prestato il fianco, ha giocato un ruolo appartato. Adesso sarà da vedere cosa accadrà rispetto a questi tentativi di coinvolgimento… saranno da vedere quali dinamiche ci saranno dentro il cattolicesimo. 

Quali sono state le caratteristiche del pontificato di Benedetto? 

Due caratteristiche possono essere indicate: una interna e una esterna. Quella interna ha riguardato la sua capacità di argomentare la sua visione di cattolicesimo, tentando di convincere senza imporre nulla a nessuno. In relazione al mondo esterno il papa ha combattuto contro il relativismo, avendo però la capacità di saper dialogare con chi la pensava diversamente (dai liberali ai marxisti) Questa sua capacità ha portato a incontri umani importanti che successivamente hanno dato vita a nuovi percorsi personali. La sua libertà intellettuale gli ha permesso di raggiungere persone molto diverse per saper camminare insieme. 

Il suo pontificato è stato visto come un pontificato conservatore?

Purtroppo per la Chiesa si applicano delle categorie politiche: conservatori-progressisti, liberali-reazionari e via dicendo. Il linguaggio binario destra-sinistra rovina ogni possibilità di comprensione della realtà perché lo stesso Benedetto XVI scappa a queste categorie. Sicuramente lui è l'interprete di un grande pensiero cattolico che parte da Sant’Agostino fino ai nostri giorni, che lo rende uno dei maggiori teologi protagonisti del Concilio Vaticano II e anche del post-concilio. Ovviamente ha preso le sue decisioni, ha saputo dire molti Sì come anche altrettanti No, pertanto non si può pretendere che sia un ‘compagno’ di viaggio di tutti. In generale e purtroppo la riduzione della Storia della Chiesa a categorie politiche è proprio il problema che non ci aiuta a capire ciò che accade dentro la Chiesa.

Benedetto XVI si può definire come un grande padre della Chiesa moderna? 

Si, è la definizione migliore, perché l’eredità che lui lascia alla Chiesa è proprio il suo pensare, che ha toccato molte generazioni. C’è una ricchezza del suo insegnamento che deve essere ancora approfondita esaustivamente, che tocca diversi ambiti del dogma, della fede e della vita dei credenti. Si pensi al libro “Introduzione al cristianesimo” degli anni’60, è stato tradotto in tantissime lingue e continua a essere oggi rieditato, nonostante Benedetto già da dieci anni non occupasse più il trono petrino.

In che maniera il suo pontificato, ad esempio, ha affrontato le questioni finanziarie e di pedofilia?   

Per quanto riguarda la pedofilia Benedetto ha centralizzato tutto a Roma per poter dare delle risposte certe e immediate tramite un processo amministrativo. Quindi ha avuto un’intraprendenza con successo. Invece per quanto riguarda le finanze ha avviato la costituzione dei primi organismi di controllo e verifica che poi hanno trovavo forme più compiute sotto Papa Francesco. Quindi potremmo dire che non si è girato dall'altra parte, facendo finta di nulla. 

Che rapporto c’è stato tra Benedetto XVI e Papa Francesco? 

Da quello che abbiamo visto negli eventi pubblici, nelle immagini e nei testi, hanno entrambi impostato il loro rapporto nella mutua considerazione e amabilità. Ecco la cordialità è la cifra dei loro incontri. Si è trattato di una lealtà corrisposta. Benedetto è stato più conosciuto come Teologo che come persona. Nello specifico è profondamente umano e molto premuroso. 

E con Giovanni Paolo II?

Con Giovanni Paolo II c’è stata grande amicizia. Giovanni Paolo II nell’ultimo suo libro menzionava l’allora Cardinale Joseph Ratzinger definendolo un suo amico. Erano veramente molto amici. Tra i due, prima di tutto, c'era una grande affinità umana. Ratzinger è stato l'anima teologica del pontificato di Giovanni Paolo II. 

Come hanno raccontato i media il pontificato di Benedetto XVI?

In una maniera a volte un po' arrabbiata. Credo ci sia stata una grande incomprensione mediatica nei riguardi di Benedetto XVI. Non erano passati che pochi minuti dalla sua elezione a soglio di Pietro che fu subito oggetto di attacchi. C'era un'idea già confezionata, e questo ha giocato una pre-comprensione, un pregiudizio sul suo pontificato. Cioè l'hanno presentato come un “cane da guardia” senza saper notare tutta la creatività che c'era in quel pontificato, e nel suo pensiero. Il pontificato di Ratzinger è stato raccontato giornalisticamente con un’ottica che generalmente tende ad occultare la dimensione spirituale e religiosa a favore degli aspetti politici.

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