La truffa dell'"oro nero" tra Taranto a Salerno

Contrabbando di gasolio per 31 milioni: frode da capogiro con tecnica che funziona dagli anni '70

Rivendere sul mercato dei carburanti il gasolio agricolo con IVA agevolata

Contrabbando di gasolio per 31 milioni: frode da capogiro con tecnica che funziona dagli anni '70
Tgr Rai Abrutzzo / Guardia di Finanza
Camion cisterna per il gasolio di contrabbando

L'indagine della Guardia di Finanza di Taranto, che oggi sequestra beni per 57 milioni di euro a una società di compravendita di carburanti tra Taranto e Salerno, rivela un meccanismo tanto rodato nel tempo quanto redditizio. Il gioco è semplice e ha dei precedenti illustri. Uno per tutti lo “scandalo petroli”, conosciuto anche come lo “scandalo dei duemila miliardi” che riempì le pagine dei giornali e coinvolse diverse procure del nord d'Italia tra la metà degli anni ‘70 e l'inizio degli anni ‘80. In questo caso la truffa ha fruttato 31 milioni di euro, maturati con il commercio di 60 milioni di litri di gasolio agricolo. I reati accertati dagli inquirenti risalgono agli anni 2016-2017. Tre persone sono indagate e il decreto di sequestro dei beni, emesso dal Tribunale di Taranto su richiesta della Procura jonica, è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Taranto. E fin qui siamo alla cronaca dei fatti. Ma quel che rende questa storia di malaffare interessante è il metodo, seguito in tante altre truffe che hanno al centro l’"oro nero". C'è infatti una componente non secondaria del prezzo dei carburanti raffinati: l'applicazione dell'IVA. Quella che si paga alla pompa di benzina è al 22%. C'è però un'IVA agevolata, determinata per legge e pensata dal legislatore per favorire le attività agricole, perché sono soggette alle avversità atmosferiche che possono mettere a rischio in maniera significativa l'intera produzione. A tal proposito è intervenuto il D.P.R. del 26 ottobre 1972, n. 633, che istituisce l’IVA e prevede l’applicazione dell’aliquota IVA ridotta del 10% per i “prodotti petroliferi per uso agricolo". Se si compra gasolio agricolo con IVA agevolata al 10% e poi lo si immette nel circuito delle pompe di benzina e lo si vende come gasolio per le macchine con IVA al 22%, quel 12% di disavanzo è guadagno netto. Del resto il prodotto è lo stesso. Dal punto di vista chimico il gasolio agricolo e e il gasolio per le auto sono la stessa cosa. Entrambi i carburanti sono realizzati con la stessa miscela, c’è una sola particolarità che li differenzia: il gasolio per le auto presenta una colorazione verdastra ottenuta aggiungendo un colorante verde per rendere evidente ai controlli che la miscela subisce una tassazione diversa. Dunque il prodotto è lo stesso ed è solo la sua commercializzazione che ne modifica il prezzo al consumo. 

Ecco perché il gioco è semplice e ha radici antiche. Basta dichiarare che il gasolio è per fini agricoli e poi usarlo per altri scopi. 

Facciamo due conti, prendendo il costo del gasolio dal listino del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica con rilevazione al 31.12.2022. Il costo di un litro di gasolio è di 0,93 euro, al quale si aggiungono le accise per 0,46 euro per un totale di 1,39 euro. Su questo parziale è applicata l'IVA al 22% che ammonta a 0,30 euro. Il prezzo finale alla pompa è di 1,70 euro al litro. Sul gasolio agricolo si applicano accise decisamente minori, intorno a 0,10 euro per litro, sulle quali viene applicata l'IVA al 10%. Il guadagno diventa esponenziale quando il commercio del carburante agricolo riguarda milioni di litri di gasolio, come nel caso di Taranto, che hanno fruttato circa 31 milioni di euro. 

Ultimo, ma non ultimo elemento necessario per la truffa, è che nel passaggio di mano del carburante niente sia tracciato, almeno fino all'utilizzatore finale che lo acquista alla pompa. E infatti la società all'ingrosso, in combutta con altri soggetti di Salerno, si faceva pagare in contanti per evitare la tracciabilità dei flussi di gasolio e nascondere l'identificazione degli acquirenti.