Artisti esuli

Fuggiti dalla censura, artisti iraniani nel nostro Paese: "Italia significa libertà"

A Rainews,it la storia di sei artisti iraniani esuli in Italia, le loro vite mostrano la bellezza e il coraggio dell'arte anche quando si mette male e non si può tornare nel proprio Paese ora scosso dalla protesta chiamata Donna Vita Libertà!

Ci risponde dal Teatro più importante del mondo, mentre è impegnato nelle prove de I Vespri siciliani di Verdi. Ramtin Ghazavi è il primo e unico tenore iraniano ad arrivare alla Scala dove canta la lirica dal 2007. Nato nel 1980 a Esfhan nell'Iran centrale, nel 2002 è arrivato al Verdi di Milano per studiare canto. In Iran - dice - non gli era permesso cantare, (cosa consentita per legge solo agli uomini e proibita invece alle donne), perché “ero di religione bahayi, minoranza perseguitata nella Repubblica islamica” destino comune a molte altre etnie religiose che non seguono i dettami della Sharia islamica imposta dagli ayatollah.

Nel suo Paese dove non ha ”mai ottenuto il permesso di cantare in un concerto”, non ci torna da 10 lunghi anni, e soprattutto dopo il successo e le tournée negli Stati Uniti e anche oggi con il sostegno al movimento di protesta anti-governativo Donna Vita Libertà “non sono più tornato per non rischiare, anche se non vedo i miei genitori da quattro anni e i miei due figli (uno studia pianoforte e l'altro violino) non sono mai stati in Iran”.  

Il destino di Ramtin era scritto in Italia: gli piace raccontare (e lo ha fatto off-the-record anche con noi) di quando ancora 20enne, mentre cantando aiutava suo padre nel negozio di tappezzeria di famiglia, la signora Rita di Lecco, gli cambiò la vita per sempre, notando la sua bella voce. I suoi figli "ora la chiamano nonna Rita". Da lì, in vent'anni, Ramtin ha coltivato e poi realizzato il suo sogno di cantare nel tempio mondiale della lirica dove ha appena finito di esibirsi nella Fedora di Umberto Giordano.

Ramtin Ghazavi - tenore a La Scala con una maglietta in sostegno della protesta Donna Vita Libertà Ramtin Ghazavi
Ramtin Ghazavi - tenore a La Scala con una maglietta in sostegno della protesta Donna Vita Libertà

La storia di Ramtin racconta di Iran, e di come ogni autocrazia fa uso di censura, strumento sgradito in tutti i campi dell'arte dove, invece, ad avere campo libero dovrebbe essere la libertà di esprimersi e di creare. Come Ramtin lo sanno bene anche altri artisti iraniani fuggiti dalla Repubblica islamica dell'Iran perché, chi più chi meno, si sentiva oppresso dalle regole imposte dal potere. Ne sanno qualcosa le centinaia di artisti e intellettuali rimasti in carcere nel grande Paese del Medioriente, uno su tutti il cineasta Jafar Panahi, ne sanno tutti quelli che ci sono passati, emigrando in altri Paesi del mondo per realizzarsi, come in Italia dove sentendosi liberi hanno potuto anche integrarsi.

Fariba Karimi - artista e attivista Antonella Alba Rainews
Fariba Karimi - artista e attivista

Come Fariba Karimi classe 1980 di Tabriz, città di un milione e mezzo di abitanti dell'Iran nord occidentale. Un'artista con la passione per l'astrattismo che vive a Roma dal 2009. Arrivata - dice “dopo l'Onda verde” quella che ha messo alla prova gran parte della sua generazione figlia di chi ha opposto resistenza alla Rivoluzione del 1979 che consacrò il clero sciita di Khomeini al potere.

“La censura che ho vissuto io è stata più sottile, noi studiavamo su libri in cui le figure dell'arte classica erano severamente coperte e quindi inaccessibili, per me è stato sempre molto difficile comprenderne i motivi e farli miei, per questo ho deciso di trasferirmi a Roma e ricominciare tutto daccapo all'Accademia di Belle arti dove ho preso anche la laurea italiana nel 2016”. Fariba ha recentemente aderito al movimento della diaspora iraniana Donna Vita Libertà che, in tutto il mondo, chiede riforme in Iran. Non torna dai suoi genitori dal 2019 anche a causa della pandemia. E - dice - “se metto piede in aeroporto a Teheran rischio l'arresto”. Siamo stati nella sua casa-studio, ecco cosa ci ha detto:

Il dipinto "Ayeneh" (Specchio) Mahtab Moosavi
Il dipinto "Ayeneh" (Specchio)

Di figure classiche cancellate e di "onda verde" parla anche Mahtab Moosavi, artista ceramista, attualmente residente ad Avigliana la cittadina sul lago in provincia di Torino. È nata nel 1985 a Kermanshah città dell'Iran occidentale a maggioranza curda, stesse origini di Mahsa Amini la martire simbolo di Donna Vita Libertà. “In Iran - dice - non è facile essere liberi: la censura è ovunque”, racconta Mahtab arrivata nel capoluogo piemontese per studiare all'Accademia Albertina di Belle arti, anche lei rimasta in Italia dopo il movimento verde.

“Ho studiato con le foto dei dipinti famosi cancellate, non potrò mai dimenticare la Venere del Botticelli di cui potevo vedere solo il viso perché tutto il resto era censurato e non era granché se volevi studiare arte". Ecco perché ora dice “nei miei dipinti prediligo il corpo femminile". Mahtab è diventata nota per aver realizzato spille in ceramica con la scritta rigorosamente in curdo Jin Jiyan Azadì (Donna Vita Libertà).

Spille della ceramista Mahtab Moosavi Tgr Rai Piemonte
Spille della ceramista Mahtab Moosavi

Dopo lo studio dell'arte all'Università Sooreh di Theran il viaggio in Italia con un visto studentesco “avevo solo 23 anni quando sono arrivata, poi sono rimasta e ora la situazione è peggiorata: ”E' mio padre a dirmi di non tornare".  E racconta "di solito faccio ritorno una volta l'anno ma ora non mi sentirei tranquilla, anche se mi mancano i miei fratelli e la mia famiglia". L'intervista è della tgr Piemonte:

Molti artisti iraniani vivono al Nord o nel Centro Italia, ma si spostano anche al Sud come Kiana Tajammol artista videomaker di 34 anni che ora vive a Matera dove ha realizzato il corto Oblio. Nata nel 1988 nella città industriale di Arak, a 4 ore a Sud di Teheran, è arrivata nel 2011 per studiare all'Accademia di Brera a Milano, dove si è poi laureata nel 2015. “Ho scelto Brera per un fatto emotivo e perché lì ho potuto approfondire le nuove tecnologie legate all'arte. A Matera ci sono arrivata quando era la Capitale della Cultura nel 2019 e ho deciso di restare, per ora."

Suo padre era un'ingegnere di successo e l'ha sempre motivata a prendere una sua strada anche all'estero, "come molti genitori fanno con i loro figli in Iran", ci dice “soprattutto chi non pratica la religione”. “A Teheran, ho avuto due esperienze di mostre collettive, ma lì tutto è censurato, le vie dirette per l'arte sono proibite, vivere sotto dittature non è facile, ti arrestano per qualsiasi cosa a loro non piaccia e ti mettono subito in galera”. Matera è piccola rispetto a Teheran però lei ci sta bene.

Di solito “Torno ogni anno per il Capodanno persiano che quest'anno secondo il calendario zoroastriano cade il 22 marzo". Una festa molto popolare in Iran, a cui lei deve rinunciare per il momento perché “è super rischioso con la protesta in atto”.

Stanchi n.5 (serie) - Fotografia digitale - Iran - 2017 in cui una foto dell'artista è poggiata su uno scatto che immortala i disordini della Rivoluzione del 1979 Kiana Tajammol - artista
Stanchi n.5 (serie) - Fotografia digitale - Iran - 2017 in cui una foto dell'artista è poggiata su uno scatto che immortala i disordini della Rivoluzione del 1979

Dopo l'Onda verde è partito anche Mohsen Baghernejad, 34 anni, scultore della pietra e del marmo. A Teheran dove è nato, ha studiato computer grafica studi che ha proseguito all'Accademia di Belle arti di Torino dove vive stabilmente dal 2021. “Volevo studiare in un ambiente libero per esprimermi, amo la moda l'arte”. La mia famiglia è a Teheran. 
 

Moshen Baghernejad Moshen Baghernejad
Moshen Baghernejad

Nel 2009 aveva appena finito il liceo e ci fu “la conferma alle elezioni per il secondo mandato del presidente ultra-conservatore Mahmud Ahmadinejad (presidente dal 2005 al 2013 ndr) ho capito che dovevo andarmene. Io e mio fratello tifavamo per l'ex primo ministro Musavi (anche lui artista pittore e architetto) e siamo stati attivisti prima e dopo quelle elezioni che poi hanno portato all'Onda Verde. ”Non dimenticherò mai quando i pallet (piccoli proiettili non letali ndr) delle Guardie della rivoluzione mi hanno colpito a pochi centimetri dall'occhio destro. Lì ho capito che dovevo andarmene". Eppure Moshen è tornato ancora in Iran dopo il 2009 ma poi e ritornato in Italia. Difficile tornare a vivere in Iran "è una mia scelta personale, i miei li vedo in Turchia o nei paesi intorno. Tutta la mia vita ora è qui in Italia.”

A Bologna raggiungiamo nel suo studio Majid Bita, fumettista e disegnatore raffinato nato a Teheran nel 1985, da 8 anni concilia le sue origini Mediorientali a quelle Europee attraverso disegni e animazioni in cui c'è “il sentimento della paura e del predominio dell’uomo sull'uomo, della stoltezza scellerata delle sue azioni e della follia incontrollata che ne deriva”. “Volevo vivere e respirare dove hanno vissuto e respirato i miei autori preferiti: da Dante Alighieri a Federico Fellini. Per via di questa passione per l’Italia ho scelto Bologna per la qualità della sua Accademia, l’Italia è la migliore scelta per me in Europa”, ha detto Majid che ha dedicato un bellissimo disegno a Donna Vita Libertà.

 Donna Vita Libertà di Majid Bita Majid Bita
Donna Vita Libertà di Majid Bita