Colpito il cuore della Sicilia

Il terremoto del Belìce, ricordo e celebrazioni in tutta la Sicilia

Il terremoto causò centinaia di morti, migliaia di sfollati, interi paesi distrutti. Ieri e oggi giornate di celebrazioni. Dagli amministratori e politici il cruccio per i i ritardi e l'appello per "chiudere il lento processo della ricostruzione"

Il terremoto del Belìce, ricordo e celebrazioni in tutta la Sicilia
Ansa
Terremoto del Belice, Gibellina distrutta dal sisma

Una giornata della memoria che tocca sul vivo i siciliani e non solo. Il ricordo delle vittime della prima grande catastrofe italiana del dopoguerra.

Cinquantacinque anni fa, nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968, la Sicilia Occidentale tremò e il suo territorio si squarciò. Diversi centri abitati dell’area furono totalmente rasi al suolo. Un forte sisma, ribattezzato il “terremoto del Belìce”, colpì le province di Trapani, Agrigento e Palermo. 

La scossa ebbe una magnitudo pari a 6.2 della scala Richter e l'epicentro fu individuato nella provincia di Trapani, tra Gibellina, Salaparuta e Poggioreale.

I luoghi dell’epicentro e dei dintorni vennero totalmente distrutti. Montevago, Poggioreale, Salaparuta e Gibellina furono rase al suolo dalla potenza del sisma, mentre in altre località si riscontrò che circa l’80% degli edifici era stato distrutto o reso inagibile. I morti furono circa trecento, circa cinquecento i feriti (anche se i numeri nelle cronache dell'epoca non sempre corrispondono), molte decine di migliaia gli sfollati.

Terremoto del Belice, sopravvissuti al sisma scavano tra le macerie a Gibellina Ansa
Terremoto del Belice, sopravvissuti al sisma scavano tra le macerie a Gibellina

Il processo lento della ricostruzione

L'evento catalizzò l'attenzione dei media, ma la ricostruzione, durata decenni, è ancora oggi un cruccio per i siciliani sopravvissuti alla tragedia e per le generazioni successive, costrette a vivere infanzia e giovinezza nelle baracche. 

"Sono trascorsi cinquantacinque anni, ma il ricordo di quel tragico evento è ancora presente nella memoria dei siciliani che vissero quella drammatica esperienza ed è rimasta anche nel cuore delle generazioni successive, perché il processo di ricostruzione fu segnato da un'insopportabile lentezza, tanto da durare molti decenni. Molti nacquero e trascorsero la loro giovinezza tra le baracche che per molto tempo furono dimora stabile per migliaia e migliaia di famiglie. Ogni anno, comuni e associazioni, meritevolmente, rievocano quell'avvenimento e le storie che lo accompagnarono". Lo scrive in una nota, Girolamo Crivello, segretario Regionale Sicilia del sindacato Confael, la Confederazione Autonoma Europea dei Lavoratori. 

"La ricostruzione fu un processo lento - ricorda ancora il sindacalista - segnata da continue proteste, scioperi, manifestazioni, anche per la scelta del governo nazionale di centralizzare la spesa attraverso i ministeri con continue disfunzioni e ritardi burocratici. Soltanto quando poteri, funzioni e risorse furono decentrati ai Comuni, vi fu una qualche accelerazione. I Comuni, infatti, e gli enti locali come allora le Province, in quell'occasione seppero far meglio del governo centrale. Sarebbe da fare tesoro di quel decentramento e accelerazione che furono un modello di ricostruzione", conclude Crivello. 

 

Terremoto del Belice, un anno dopo il sisma la popolazione vive ancora nelle baracche LaPresse
Terremoto del Belice, un anno dopo il sisma la popolazione vive ancora nelle baracche

La ricostruzione è ancora un capitolo aperto. “Lo Stato sembra essersi dimenticato di questo territorio”, afferma il deputato regionale siciliano Nicola Catania, sindaco di Partanna e coordinatore dei sindaci del Belice da 15 anni.

"Lo Stato non può trattare in maniera differente nord e sud. La Valle del Belìce ha avuto assegnato un finanziamento complessivo in 55 anni che rappresenta un terzo di quanto è stato dato al Friuli Venezia Giulia in 7 anni. Qui non siamo cittadini di serie B. Oggi il Belìce ha bisogno di un sostegno statale energico. Oggi c'è la necessità di chiudere in fretta la ricostruzione", ha concluso il deputato, presente oggi alla messa di commemorazione celebrata a Salaparuta e a Partanna dal vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Angelo Giurdanella.

Musumeci: "Per la prevenzione c'è ancora tanto da fare" 

In Italia sul tema della prevenzione strutturale c'è ancora tanto da fare, perchè siamo molto indietro". Lo ha detto, a Palermo, il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, ricordando il terremoto del Belice nel 55esimo anniversario. "Il consenso paga più nella fase della ricostruzione che della prevenzione - ha aggiunto - Ecco perché chiedo al comune di Palermo di adoperarsi sul piano della prevenzione, a cominciare dagli edifici strategici".  

Terremoto del Belice, un anno dopo il sisma la popolazione vive ancora nelle baracche Lapresse
Terremoto del Belice, un anno dopo il sisma la popolazione vive ancora nelle baracche

Le celebrazioni in memoria delle vittime del sisma: un ricordo ancora vivo

Tante le celebrazioni che, da ieri, ricordano le vittime del terribile sisma di 55 anni fa.

Ieri a Montevago un primo momento di commemorazione si è svolto nei locali della biblioteca comunale, a seguire una fiaccolata dalla nuova chiesa Madre sino alla cattedrale del vecchio centro abitato, dove è stata deposta una corona d’alloro per ricordare le vittime del sisma. Oggi, nella chiesa Madre Santissimi Pietro e Paolo, la celebrazione di una messa seguita da un concerto della Croce Rossa.

A Santa Margherita di Belìce, al cimitero comunale, deposta una corona per le vittime; una seconda corona deposta al Museo della memoria, e, a seguire, celebrazione della messa nella Chiesa madre. In consiglio comunale, lettura di due missive d'invito, al presidente del Consiglio dei ministri, ai ministri e ai deputati del territorio, perché "le istituzioni assumano consapevolezza storica del peculiare debito dello Stato nei confronti di Santa Margherita di Belìce e dei ritardi che sono ancora da colmare". 

A Salaparuta celebrazione della messa nella chiesa Santissima Trinità e deposizione di una corona al monumento in ricordo delle vittime. 

A Contessa Entellina, nel Palermitano, deposizione di una corona al cimitero comunale. 

A Partanna, nella Chiesa madre,, messa celebrata dal vescovo di Mazara del Vallo monsignor Angelo Giurdanella. Al termine presentazione del restauro della tela di San Nicolò da Tolentino e incontro con le autorità in Comune.