La protesta

Israele, si vota la riforma della Giustizia: strade bloccate e raduni davanti case di parlamentari

Bloccate le principali autostrade e gli svincoli in tutto il Paese contro il voto alla Knesset previsto oggi. Le proteste vanno avanti da tempo, la scorsa settimana la più grande registrata a Gerusalemme da anni, hanno partecipato 100mila persone

Israele, si vota la riforma della Giustizia: strade bloccate e raduni davanti case di parlamentari
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Israele: marce e stop strade, dilaga protesta riforma giustizia

Marce, strade bloccate, persino raduni dinanzi le case dei parlamentari, tra cui il presidente della Commissione, il deputato di Sionismo Religioso Simcha Rothman, nel tentativo d'impedir loro di uscire di casa e andare a votare la riforma della giustizia, alla Knesset, il parlamento monocamerale di Israele: sono in corso manifestazioni in tutto Israele sin dalla mattinata per protestare contro la riforma giudiziaria che deve essere votata in giornata dal Parlamento. I manifestanti hanno bloccato le principali autostrade e gli svincoli in tutto il Paese, compresa la strada per l'aeroporto Ben-Gurion e l'autostrada Ayalon a Tel Aviv. Per tutta la giornata sono previsti eventi, pianificati da organizzazioni in vari settori, tra gli altri riservisti, studenti, operatori sanitari. Molti genitori non hanno mandato i figli a scuola ma si sono uniti alla marcia, dalle 8 del mattino, organizzata dal movimento No Education Without Democracy: "Danneggiare l'indipendenza del sistema giudiziario danneggera' il sistema educativo e i valori che insegna", si legge in una nota diffusa dal movimento.

"I manifestanti", che protestano in Israele contro la controversa riforma della Giustizia che il governo di estrema destra religioso vuole far passare, "stanno distruggendo la democrazia". Lo ha affermato il premier Benjamin Netanyahu, sottolineando che le decine di migliaia di persone che si sono nuovamente riversate nelle strade "non accettano i risultati delle elezioni". Il primo ministro Benjamin Netanyahu e i suoi alleati affermano che il piano ha lo scopo di riparare un sistema che ha dato ai tribunali e ai consulenti legali troppa voce in capitolo su come viene elaborata la legislazione e vengono prese le decisioni. I critici affermano che la riforma ribalterà il sistema di controlli ed equilibri del Paese e concentrerà il potere nelle mani del primo ministro. La situazione di stallo ha fatto precipitare Israele in una delle sue più grandi crisi interne, acuendo il divario tra gli israeliani sul carattere del loro stato e sui valori che credono debbano guidarlo. "Stiamo combattendo per il futuro dei nostri figli, per il futuro del nostro Paese. Non intendiamo arrenderci", ha detto il leader dell'opposizione Yair Lapid.

La scorsa settimana, circa 100mila persone hanno manifestato fuori dalla Knesset nella più grande protesta registrata in città da anni. Lunedì, migliaia di persone si sono radunate davanti alla Knesset, sventolando bandiere israeliane e tenendo cartelli con la scritta "salviamo la democrazia!" Il piano ha persino suscitato uno dei rari avvertimenti da parte degli Stati Uniti, il principale alleato internazionale di Israele. L'ambasciatore degli Stati Uniti Tom Nides ha detto a un podcast durante il weekend che Israele dovrebbe "frenare" la legislazione e cercare un consenso sulla riforma che protegga le istituzioni democratiche di Israele. I suoi commenti hanno suscitato reazioni rabbiose da parte degli alleati di Netanyahu, che hanno detto a Nides di stare “fuori dagli affari interni di Israele”. Lo stesso Netanyahu ha respinto le indicazioni. "Israele era e rimarrà una democrazia forte e vibrante", ha detto.