Il caso

Polemiche per la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto in Turchia, "scandaloso disegno"

"Non serve nemmeno mandare carri armati!" scrive il settimanale satirico sotto una scena di distruzione. Protestano le autorità e i giornali turchi. Anche nel 2016, per il terremoto di Amatrice, ci si divise tra condanna e libertà d'espressione

Polemiche per la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto in Turchia, "scandaloso disegno"
Twitter
La controversa vignetta di Charlie Hebdo

Il devastante terremoto che ha colpito il sud-est della Turchia e il nord-ovest della Siria, causando finora oltre 5260 morti e decine di migliaia di feriti (22mila nella sola Turchia), ha fornito al settimanale satirico Charlie Hebdo l’ennesima occasione per alimentare l’annoso dibattito, ormai decennale, sull’opportunità di fare satira su tragedie collettive e drammi di proporzioni nazionali. Un dibattito che si colora soprattutto di polemiche e veementi proteste contro gli autori della controversa rivista, colpita da un attacco terroristico nel 7 gennaio 2015, dove trovarono la morte 12 persone della redazione.

Ora, in occasione della catastrofe turco-siriana, Charlie Hebdo pubblica una vignetta scarna, in bianco e nero, dove viene raffigurata la tipica scena post-terremoto: un cumulo di macerie, palazzi semi-crollati, devastazione. Sotto, una scarna didascalia: “Même pas besoin d’envoyer de chars!” (“Non serve nemmeno inviare carri armati!”). Se, nelle intenzioni dell’autore, la frase voleva essere un riferimento indiretto alla tragedia dell’Ucraina, di un territorio ugualmente distrutto e devastato (in quel caso, dalle bombe russe e non dalla potenza delle placche tettoniche), l’effetto non ha prodotto i risultati sperati: il governo turco ha espresso la sua disapprovazione ("Charlie Hebdo rappresenta una moderna barbarie! Che affoghino nel loro odio!") e diversi giornali e testate del Paese hanno condannato il gesto. Uno dei principali quotidiani turchi, Hurriyet, ha parlato di “scandaloso disegno”.

La vignetta ha scatenato anche i social, dove non sono mancate proteste e manifestazioni d’ira per la rivista parigina. La Turchia, tra l'altro, aveva già polemizzato duramente in passato con la rivista francese, quando furono realizzate delle vignette che rappresentavano il profeta Maometto; lo stesso capo dello Stato Erdogan è stato spesso preso di mira dal settimanale parigino.

La vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto in Turchia Twitter
La vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto in Turchia

Pare che le tragedie naturali e i terremoti ispirino particolarmente le matite di Charlie Hebdo: era il 2016 e l’Italia fu colpita dal violento sisma di Amatrice, che poi investì tutto il Centro Italia in uno sciame sismico durato oltre due mesi. Un tragico bilancio di 303 morti, 388 feriti e 41mila sfollati. E il settimanale pensò bene di pubblicare dei disegni in cui si mostravano le vittime insanguinate con le scritte “penne al pomodoro” e “penne gratinate”, o schiacciate sotto le macerie con la dicitura “lasagne”.

La vignetta per il terremoto di Amatrice Facebook
La vignetta per il terremoto di Amatrice

Anche in quell’occasione, com’era prevedibile, si levò un forte coro di proteste, da parte delle istituzioni italiane e dei tanti cittadini toccati in pieno dalla tragedia, ma non solo. Dopo qualche ora, il settimanale rispose con un ulteriore disegno, in cui, sempre nel solito contesto di devastazione post-sisma, un uomo da sotto le macerie levava una obiezione: “Italiens, c’est pas Charlie Hebdo qui construit vos maisons, c’est la mafia!” (Italiani, non è stato Charlie Hebdo a costruire le vostre case ma la Mafia!”). 

La "risposta" di Charlie Hebdo alle critiche Facebook
La "risposta" di Charlie Hebdo alle critiche

Al di là dell’opportunità di una replica non richiesta – dal momento che anche sulla tesi sostenuta dal giornale, che sia stata la criminalità organizzata a mettere le mani sull’edilizia del Centro Italia, edificando strutture poco sicure e lontane dagli opportuni criteri antisismici – ci si chiese all’epoca, e ce lo si chiede anche oggi, se le forme di provocazioni promosse da Cherlie Hebdo vadano pubblicizzate, parlandone e dividendosi tra favorevoli o contrari alla libertà di espressione “senza se e senza ma”, o meritino semplicemente di essere ignorate, per non dar loro la visibilità che, nell’intento dei suoi autori, si spera di ottenere. Dal canto loro, cioè delle matite della rivista satirica, il principio per cui non vi siano cose su cui non si può fare una battuta è all’origine del DNA di Charlie Hebdo, la sua ragion d’essere. Ad alcuni sia lasciato il beneficio del dubbio che sia proprio così.