Sava, provincia di Taranto

Blitz antidroga: usavano il cimitero come base per lo spaccio. Trovate anche armi nei loculi

Diciannove gli arresti, 130 i carabinieri impegnati nella maxi operazione che ha coinvolto le province di Taranto, Brindisi, Lecce, Bari e Nuoro

Avevano utilizzato il cimitero di Sava, in provincia di Taranto, come nascondiglio della droga da spacciare. Anche in pieno lockdown.

Le sostanze illegali arrivavano da Francavilla Fontana, nel Brindisino, da "soggetti evidentemente ben inseriti nel settore dei narcotici": così il gip di Lecce nell'ordinanza. La droga poi veniva venduta nella piazza di Sava, nel Tarantino. Coinvolto anche il vicino comune di Torricella.

L'operazione è stata effettuata nella notte dai Carabinieri tra Taranto, Bari, Brindisi e Lecce con 19 ordinanze di custodia cautelare, emesse a carico di altrettante persone dal gip di Lecce su richiesta della Dda di Lecce che ha svolto le indagini. 

Per tutti è scattata, a vario titolo, l'accusa di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio, porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo e ricettazione.

Il presunto sodalizio criminoso avrebbe, anche durante il periodo di restrizione covid, "riconvertito il cimitero di Sava nella base operativa logistica del gruppo, dove al sicuro da occhi indiscreti, sarebbero avvenuti gli incontri con i fornitori, con i pusher". In quel luogo, scrive il gip nell'ordinanza, "sarebbero avvenuti, poi, i conteggi dei proventi dell'attività di spaccio, la suddivisione degli utili e in alcune occasioni anche il taglio dello stupefacente". 

Due degli indagati avrebbero occultato armi illegalmente detenute, all'interno di un loculo vuoto, di proprietà di una famiglia del luogo e all'oscuro di tutto, all'interno del quale gli investigatori hanno rinvenuto 3 fucili, di cui uno a pompa, munizioni e pistole che, da successivi accertamenti, sono risultati rubati.  

Uno degli indagati, dopo un lungo periodo di detenzione, riacquistata la libertà, "aveva sin da subito ripreso le redini delle attività fuori legge del suo territorio" anche perché "forte del suo carisma criminale". Ma non solo: durante lo sconto della pena l'uomo "avrebbe costretto altri gruppi presenti sul territorio sud-orientale della provincia di Taranto al 'fermo', non permettendo agli stessi di poter gestire alcun traffico criminale, legato allo spaccio di droghe, se non sotto il suo diretto controllo".