La vicenda della zona rossa in val Seriana e le scelte del governo Conte

Inchiesta Covid, Crisanti: "Dire siamo tutti assolti apre la strada a un altro disastro"

Protesta la difesa di Fontana. Dalle carte, intanto, emergono frasi e commenti via chat. Ranieri Guerra, numero due dell'Oms, a Brusaferro: "Tamponi a tutti? Ca****a del secolo". Romano Prodi constata: "A posteriori sembra che tutti sapessero tutto"

Inchiesta Covid, Crisanti: "Dire siamo tutti assolti apre la strada a un altro disastro"
Rai
Il senatore del Pd Andrea Crisanti, ospite di Lucia Annunziata a "In mezz’ora in più"

È un’intervista a tutto campo (e a cuore aperto), concessa a Lucia Annunziata su Rai 3 nel corso di Mezz’ora in più, quella del microbiologo Andrea Crisanti, oggi senatore del Pd, sull’inchiesta della Procura di Bergamo a proposito della gestione dello scoppio della pandemia di Covid nel febbraio/marzo 2020. Inchiesta che è giunta all’iscrizione nel registro degli indagati di 19 persone (tra cui l’ex premier Giuseppe Conte; l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza; il direttore dell'Istituto Superiore della Sanità, Silvio Brusaferro; il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana; l’ex assessore alla Sanità lombarda, Giulio Gallera). Crisanti è stato incaricato dalla stessa Procura bergamasca di presentare una consulenza per fare luce sull’intera vicenda e, quindi, per chiarire l’eventuale presenza di carenze, errori, omissioni; per stabilire se non siano state lasciate intentate alcune strade e se, infine, vi siano delle precise responsabilità gestionali non assunte dai diretti interessati, da chi in quel momento era chiamato a decidere.

Mai come ora mi sono reso conto che il prezzo dell'integrità è la solitudine” ha commentato il microbiologo dell’Università di Padova, che ha anche specificato di non avere da fare chiarimenti con nessuno, nemmeno con l'ex ministro Speranza: “Penso che non sia opportuno perché è in campo l'inchiesta”, ha spiegato. Premettendo di non entrare “in quello che ho scritto nella perizia. L'unica sede in cui posso rispondere è in sede dibattimentale come perito”, Crisanti aggiunge anche che “mi prendo la responsabilità di quello che ho detto fuori perizia”. Come, ad esempio, l’intervista al Giornale dello scorso 26 febbraio, quando aveva detto che bisognava chiudere tutta la Lombardia, “ma questo non ha nulla a che vedere con la perizia”, puntualizza subito dopo.

In linea generale, prendendola più alla larga, Crisanti spiega che nell'emergenza Covid “ci sono Paesi che hanno fatto benissimo. Questo non vuol dire che chi ha fatto male è colpevole perché un errore non è colpa e io non ho fatto nessun atto d'accusa nella perizia”. È la tesi che gli consente di fare un ulteriore passaggio logico: “Dire siamo tutti assolti, va tutto bene, secondo me significa aprire la strada a una situazione di impreparazione la prossima volta”. Come a dire, non lasciamoci suggestionare da “posizioni estreme”, tra il legittimo riconoscimento di quelle che sono le responsabilità personali; distinguendo, da un lato, tra colpa e dolo e, dall’altro, rifuggendo un’eccessiva accondiscendenza, presi da improvvisi impeti “da amnistia”: “Chiudere gli occhi davanti a un disastro - ha sottolineato Crisanti a Mezz'ora in più - significa aprire la strada a un altro disastro”.

Tornando su quegli Stati “che hanno fatto benissimo”, Crisanti spiega che “è incontrovertibile che Paesi come la Corea del Sud, il Giappone, l'Australia, la Nuova Zelanda e il Vietnam” sono state vere punte d’eccellenza. “Allora c'è da chiedersi, perché questi hanno fatto così bene e noi così male? La ragione fondamentalmente è perché questi Paesi avevano le conoscenze tecnico-scientifiche, perché ogni anno devono affrontare malattie epidemiche gravi”. L'inchiesta è stata aperta a Bergamo “perché lì ci sono stati seimila morti in più e alcuni parenti delle vittime hanno ritenuto di sporgere denuncia”.

Le parole del microbiologo romano non restano però senza conseguenze: “Le difese sono esterrefatte constatando che Crisanti, consulente del pm, che si autodefinisce perito, compaia quotidianamente in tv, ribadendo le sue teorie accusatorie e sostenendo la doverosità dell'iniziativa giudiziaria”. A sottolinearlo, Jacopo Pensa, assieme a Federico Papa difensore del presidente della Lombardia Attilio Fontana, tra gli indagati dell'inchiesta. “L'apparente contraddittorio con il professor Bassetti era asimmetrico perché quest'ultimo in collegamento esterno; ciò conferisce significato meno ‘pesante’ alla persona” precisa il legale. “La procura di Bergamo - conclude Pensa - ha il dovere di diffidare il proprio consulente da tali insistenti apparizioni”.

Prodi: “Stupefatto, a posteriori sembra che tutti sapessero tutto”

Oltre a Crisanti, al programma di Lucia Annunziata è intervenuto anche l’ex premier Romano Prodi, che si è detto “stupefatto” per l’intera vicenda e per quello che sta emergendo a inchiesta chiusa: “In quei momenti, nessuno sapeva che cosa fare. Ora, a posteriori, sembra che tutti sapessero tutto. Oggi sembra che ci fosse una dottrina precisa e una conoscenza chiara. Non riuscirò mai a rendermi conto di questo cambiamento di mentalità, di come la gente non riesca a ricordare quello che è avvenuto”.

Ranieri Guerra, Oms ANSA
Ranieri Guerra, Oms

Ranieri Guerra: “Fare tamponi a tutti è la c****ta del secolo”

Quello che intanto emerge dalle carte dell’inchiesta lombarda è un’interessante serie di commenti, opinioni, considerazioni – in forma di frasi forti ed espressioni a volte anche colorite – che dicono molto del clima di confusione, contraddizione, da vera “navigazione a vista”, nel quale le autorità sanitarie competenti affrontavano la gestione dello scoppio della pandemia in quei drammatici giorni. Come, ad esempio, le parole via WhatsApp di Ranieri Guerra, numero due dell'Oms, al presidente dell’ISS Silvio Brusaferro. “Fare tamponi a tutti, adesso, è la c****ta del secolo” dice il primo al secondo. Guerra aveva chiesto conferma a Brusaferro sul fatto che fosse vera la decisione “di fare tamponi a tutti, a tappeto”. Era il 15 marzo 2020 e l’Italia si trovava in pieno lockdown. Nella chat, agli atti dell'inchiesta della Procura di Bergamo, Brusaferro rispondeva: “No, è che ognuno va per conto suo”. E il direttore vicario dell'Oms rassicurava: “Ho parlato con Galli, gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti... ha convenuto, spero...”.

Del resto, già il 22 febbraio 2020, il giorno dopo il cosiddetto Paziente 1, il presidente dell'Istituto Superiore della Sanità si era detto molto scettico sull'uso dei tamponi a tappeto. “Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa”, scrive Brusaferro. Lo dimostra una chat con Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di medicina di Laboratorio di Udine. In quel periodo, la valutazione era non procedere con l’uso massiccio dei tamponi”, anche se da Londra era stato comunicato che "oltre 2/3 dei portatori sani provenienti dalla Cina sono rimasti ‘undetected’ (non tracciati, ndr) e hanno avuto il tempo di diffondere il virus”.

Il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli Rainews24
Il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli

Il sindaco di Nembro: “Sarei stato drastico. Colpa delle lobby aver lasciato tutto aperto”

“Anch'io sarei stato drastico su ristoranti, bar, centri sportivi, etc. E invece le varie lobby li hanno lasciati aperti. Sbagliato. Se devi intervenire, intervieni in modo rigido, altrimenti non serve”: era la sera del 3 marzo 2020 e, in un messaggio WhatsApp, il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli, commentava con un imprenditore della zona la notizia, in circolazione come ipotesi, dell'istituzione di una zona rossa in Val Seriana. La chat è, tra le tante, agli atti dell'inchiesta della Procura di Bergamo.

 

Il segretario generale del Ministero della Salute: “Sta succedendo di tutto, mancano le maschere, ci chiedono ospedali da campo: la guerra mondiale”

“Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui, la guerra mondiale”: è uno dei tanti allarmanti messaggi WhatsApp che emergono in queste ore. Lo manda Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del Ministero della Salute, a una funzionaria del dicastero. Il messaggio è ora agli atti dell'inchiesta. Ruocco, il 29 febbraio 2020, scriveva: “Mancano le maschere, Conte ci fa cambiare le misure per la prossima settimana (chiusure/aperture), mano a mano che sentono le regioni; ci chiedono di ipotizzare ospedali da campo e attrezzature relative; ci chiedono linee guida per la gestione sub-intensiva dei pazienti, etc. etc.”.