Il dolore dei ragazzi

Disagio psicologico giovanile, è esploso dopo la pandemia ma non trova ascolto e aiuto

Secondo una recente indagine sugli adolescenti, il 41% ritiene che la propria salute mentale abbia risentito negativamente dell'isolamento post Covid

Disagio psicologico giovanile, è esploso dopo la pandemia ma non trova ascolto e aiuto
(Pixabay)
depressione adolescenziale

Il "41% degli adolescenti italiani ritiene che la propria salute mentale abbia risentito negativamente del periodo di pandemia", e il "il 37% la propria vita in generale". Un effetto dirompete sulle fragilità emotive giovanili quello dell'emergenza sanitaria e dei lockdown che si sono susseguiti nei tre anni passati. La fotografia dei comportamenti degli adolescenti italiani nel periodo post pandemia è stata scattata dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza Hbsc Italia (Health Behaviour in School-aged Children - Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall’Istituto superiore di sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del Ministero della Salute, la collaborazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito e tutte le Regioni e Aziende Sanitarie Locali.

Il mondo dei ragazzi alle prese con gli effetti del bullismo, del cyberbullismo, dell’abuso dei social e dei videogame, dell'aumentare dei disturbi del comportamento alimentare, ha visto esplodere anche gli effetti dell'isolamento e del post-Covid. Famiglie e ragazzi hanno spesso difficoltà a trovare un percorso di ascolto e assistenza nel Servizio sanitario pubblico. Le liste d'attesa allungano i tempi per la prima visita con il rischio che le condizioni del ragazzo peggiorino. Una situazione che sta diventando allarmante, secondo gli specialisti, medici, politici e addetti ai lavori.

"Il disagio psicologico dei giovani non è la novità di oggi. Ciò a cui stiamo assistendo, con la crescita di questo tipo di problematiche, è l'esito di una totale mancanza di politiche sociali. E ora la pandemia sta diventando un alibi". In realtà il Covid "ha acuito situazioni che già c'erano. Ha reso esponenziale un problema a cui non si era posto rimedio" ha affermato Alberto Villani, docente di Pediatria a Tor Vergata.

"I dati sulle condizioni della scuola e di altri indicatori sociali sono preoccupanti da anni. E' un fatto - aggiunge il pediatra - che nelle nostre scuole non ci sia possibilità di fare sport, di avere una refezione didattica, di avere un'occupazione sana del tempo in un ambiente controllato. E, come pediatri, lo denunciamo da anni. Anzi. La scuola è sempre più problematica, basta dare una scorsa ai documenti ufficiali sulle condizioni di questa istituzione. Ed è lo stesso per lo sport diffuso e le attività educative". Un esempio? "Un bambino su 3 è sovrappeso - continua Villani - e le cause sono legate alla mancanza di strutture e spazi dove i bambini possano muoversi. Nelle indagini si rileva che il 30% dei bambini fa un'ora di gioco libero a settimana. Chi fa sport, lo fa solo per due ore, due volte a settimana".

Il disagio psicologico "deriva dal fatto che non c'è attenzioneSi lasciano i ragazzi da soli, considerando che la maggioranza sono figli unici, e non si offrono punti di aggregazione sana. E' impensabile che l'esplosione di questo tipo di disagio non riguardi ciò che c'è intorno. Nel post pandemia si sono osservate una serie di patologie, tipiche delle guerre e delle catastrofi, ovvero un amento dei tentati suicidi, le crisi di agitazione psicomotoria e ansia. Ma è un trend atteso, osservato in questi frangenti, sarebbe sorprendente che non fosse così. Quindi o si fa qualcosa di concreto oppure sono solo chiacchiere. Servono serie misure perché i bambini possano fare sport, educazione al bello, alla musica... in maniera gratuita e in strutture controllate. E' un problema che può essere affrontato con risultati concreti, se si vuole", conclude.

“Sul tema del disagio psicologico dei giovani mi pare che ci sia una difficoltà nel pensare alla risposta che, invece, è chiara: serve una risposta della psicologia, ma l'Italia non ha una psicologia pubblica, non si fa prevenzione e neanche promozione della salute. Chi può permetterselo si cura, chi non può non si cura, così siamo di fronte ad una ingiustizia sociale". A sottolinerarlo è David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale degli Ordini degli psicologi (Cnop). "Se il Governo vuole, può intervenire su questo perché quello psicologico è un bisogno primario delle persone - ricorda Lazzari - e se è un bisogno primario va declinato in termini di prevenzione, ascolto e sostegno. Le terapie vanno messe lì dove serve e mi pare che la scuola sia uno dei luoghi in cui si può intercettare il disagio. Non dico di fare terapia psicologica scolastica, ma non dobbiamo neanche aspettare che i ragazzi si ammalino", sottolinea.

Lazzari evidenzia alcune lacune nelle case di comunità previste dalla Missione Salute del Pnrr. "Nell'intesa Stato-Regioni e negli standard dell'Agenas per le case di comunità gli psicologi sono considerati un lusso - avverte Lazzari - Allo stato attuale i cittadini che hanno un disagio psicologico, se lo tengono o si devono pagare la terapia. Ma su 10 che stanno male, due hanno un problema psichiatrico e 8 un disagio psicologico. Ebbene, a queste 8 non diamo nessuna risposta. I presidi delle scuole stanno chiedono di avere gli psicologi, ma nessuno risponde a questo appello. Sembra quasi un tabù - conclude - come se la cura dei problemi psicologici fosse riservata solo alle persone abbienti".