Il summit in Islanda

Al Consiglio d'Europa l'accordo per un registro per i danni in Ucraina, sette paesi non firmano

L'accordo frutto del vertice a 46 dei capi di Stato e di Governo. Ma alcuni paesi tra cui Turchia, Serbia e Ungheria, non firmano ed emerge la necessità di "mantenere ponti anche con l'altra Russia", ha affermato il cancelliere tedesco Scholz

Al Consiglio d'Europa l'accordo per un registro per i danni in Ucraina, sette paesi non firmano
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La Presidente della Commissione europea Ursula von der leyen al Consiglio d'Europa a Reykjavík, in Islanda

Il Consiglio d'Europa di Reykjavik, in Islanda, si chiude con l'istituzione di un Registro dei danni causati dalla Federazione Russa all'Ucraina.

L'accordo frutto del summit tra capi di Stato e di Governo a cui hanno aderito 37 dei 46 Paesi membri è però parziale.

Oltre al nostro Paese hanno aderito Albania, Germania, Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Danimarca, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Malta, Repubblica di Moldova, Monaco,Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Repubblica Ceca, Regno Unito e Ucraina. Hanno espresso l'intenzione di farlo Andorra, Bulgaria e Svizzera. 

Ma sette Paesi del Consiglio non hanno firmato: Armenia, Azerbaijan, Bosnia ed Erzegovina, Ungheria, Serbia e Turchia. Nella capitale islandese non si è visto il premier ungherese, Viktor Orban, nè il presidente serbo Aleksandar Vucic, il quale ha inviato semplicemente un ambasciatore in rappresentanza del suo Paese. La mancata firma non dovrebbe bloccare la costituzione del registro. Tre sono gli Stati osservatori, Canada, Giappone, Stati Uniti, e Unione europea. 

Sul tavolo del vertice c'erano tutte le buone intenzioni nate col Consiglio d'Europa nel 1949 dalle ceneri della seconda guerra mondiale. Nuove strategie per eventuali nuove minacce esterne, la non impunità dei crimini di guerra e la riaffermazione dell'impegno comune sui valori fondamentali europei: diritti umani, democrazia e ovviamente il sostegno alle vittime della guerra in Ucraina Ma queste intenzioni non sono bastate a segnare un'unità d'intenti. A oltre un anno dall'espulsione di Mosca dall'organizzazione internazionale a causa dell'aggressione all'Ucraina, è toccato all'Islanda, paese a detenere la presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio, ospitare il vertice, il 4° dalla sua istituzione. Il Consiglio non si riuniva dal 2005. 

Istituito per un periodo iniziale di tre anni, il registro avrà sede a L'Aia "capitale legale del mondo", ha detto il primo ministro olandese Mark Rutte e avrà un ufficio satellite in Ucraina. Al suo interno saranno elencate prove e informazioni di richieste di risarcimento danni, perdite o lesioni derivanti dall'aggressione della Russia contro l'Ucraina. 

Così, si sottolinea, si apre la strada a un futuro meccanismo internazionale di risarcimento per le vittime ”una pietra miliare sulla strada della giustizia e dei risarcimenti: primo passo verso l'istituzione di un meccanismo di compensazione globale che assicurerà la Russia al pagamento integrale dei danni all'Ucraina in conformità con il diritto internazionale, anche attraverso i suoi beni all'estero", ha detto il primo ministro ucraino Denys Shmyhal. 

Consiglio d'Europa a Reykjavík, in Islanda, Olaf Scholz John MACDOUGALL / AFP
Consiglio d'Europa a Reykjavík, in Islanda, Olaf Scholz

Al summit è emersa la necessità di tenere in considerazione anche “un'altra Russia”. "Dovremmo tenere in piedi i ponti con i rappresentanti di un'altra Russia e di un'altra Bielorussia. E mantenere in questo modo aperte le prospettive di un futuro democratico e pacifico, per quanto oggi ci riesca difficile immaginarlo", ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, perchè "la Russia ha perso la democrazia", ha aggiunto.

I leader riuniti intorno al tavolo del Consiglio d'Europa a Reykjavík Halldor KOLBEINS / AFP
I leader riuniti intorno al tavolo del Consiglio d'Europa a Reykjavík

Soluzioni comuni per situazioni complicate. “Ma la nostra diversità può essere un punto di forza”, ha detto la premier islandese Katrin Jakobsdottir. Ora la presidenza passa alla Lettonia che "assume il compito con grande senso di responsabilità", ha assicurato il capo della dilpomazia Edgars Rinkevics che annuncia "abbiamo intenzione di creare un tribunale internazionale ad hoc sotto l'egida delle Nazioni Unite". Presto a Riga una conferenza sulla libertà di espressione, diritti umani e uguaglianza.

La conferma sugli intenti arriva dalla numero uno della Commissione europea “Siamo tutti dalla stessa parte: vedo spazio per un ulteriore partenariato e una più stretta cooperazione fra Ue e Consiglio d'Europa e ogni Paese candidato, perché si possa continuare a scrivere la storia della democrazia in Ucraina e nel resto del nostro continente”, ha sottolineato Ursula von der Leyen. 

Un'immagine del Palazzo del Parlamento europeo a Strasburgo (ApPhoto)
Un'immagine del Palazzo del Parlamento europeo a Strasburgo

L'Ue ha fornito un contributo sostanziale ai costi di startup del registro dei danni della guerra nel cuore dell'Europa, e vuole inoltre rafforzare la sua azione a sostegno dei diritti umani con particolare riferimento ai diritti delle donne: "per questo stiamo per aderire come Ue alla Convenzione europea dei diritti umani e alla Convenzione d'Istanbul. La presidenza svedese sta lavorando per raggiungere questi obiettivi nelle prossime settimane", ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel che lancia una sfida anche contro corruzione e disinformazione operata da faccendieri vicini ai russi: "C'è un veleno mortale contro la democrazia, un cocktail di corruzione e disinformazione: in alcuni Paesi c'è un modello con gli oligarchi, vicini alla Russia, che comprano partiti politici, media e praticano una destabilizzazione massiccia. Ma c'è un rimedio, un antidoto, l'indipendenza della giustizia, lo stato di diritto, per mettere sotto controllo questo veleno, questa minaccia", ha aggiunto Michel.

Giorgia Meloni a Reykjavik 16 05 2023 Afp
Giorgia Meloni a Reykjavik 16 05 2023

Ieri ha tenuto banco la questione dei flussi migratori che preoccupa l'Italia e l'Europa con le nuove prove d'intesa fra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron dopo le polemiche seguite alle dure critiche rivolte all'Italia per la gestione dei migranti da parte del ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin. "Lavoreremo insieme", ha assicurato l'inquilino dell'Eliseo arrivando al summit, "non possiamo lasciare l'Italia sola davanti al problema dei migranti". Fra Meloni e Macron c'è un "clima di grande cordialità", hanno sottolineato fonti italiane vicine alla premier che è ripartita subito per presenziare al G7 in Giappone. "L'idea di questo vertice - ha ricordato Meloni - è nata a Torino nella riunione conclusiva della nostra presidenza del Consiglio d'Europa. Sono contenta che abbiamo avuto un ruolo in questo momento, che diventa importante per dire che non accetteremo che la forza del diritto venga soppiantata dal diritto del più forte".

Consiglio d'Europa a Reykjavík, in Islanda, Emmanuel Macron Alastair Grant / POOL / AFP
Consiglio d'Europa a Reykjavík, in Islanda, Emmanuel Macron