L'intervista

La cleptocrazia di Putin: se la corruzione diventa sistema di potere

"Il modello putiniano è unico perché le risorse naturali della Russia sono immense e quindi la ricchezza da distribuire è enorme". Lo dicono Jacopo Iacoboni e Gianluca Paulucci nel libro "Il tesoro di Putin". Ne parliamo con uno dei due autori

La cleptocrazia di Putin: se la corruzione diventa sistema di potere
Getty
Il Presidente Putin durante il Giorno della Vittoria 9/05/23

Nelle librerie è appena uscito “Il tesoro di Putin” (ed. Laterza) scritto da due importanti giornalisti, Jacopo Iacoboni e Gianluca Paulucci. Uninchiesta accurata e documentatissima sulle trame oscure che legano il patrimonio e gli interessi politici e finanziari di Vladimir Putin alle reti personali e affaristiche degli uomini e delle donne a lui più fedeli, in una mappa dettagliata che da Mosca si estende a tutta lEuropa e non solo. Con una domanda di fondo: come sta cambiando lassetto del potere russo in seguito alle sanzioni dovute alla guerra? Ne parliamo con uno degli autori.

Gianluca, il vostro libro sulla cleptocrazia putiniana è impressionante. Ci svela un sistema di potere politico ed economico "mostruoso" nel creare ricchezza, miliardaria, per pochi. Cerchiamo di approfondire il sistema.  Come nasce questa cleptocrazia?

Nasce probabilmente con la fine dell'Unione sovietica e con le possibilità enormi per chi detiene il potere non solo di arricchirsi ma anche di distribuire ricchezza ai propri fedelissimi. Nel libro raccontiamo un episodio chiave: un appalto per rinnovare i computer delle procure russe, finanziato da un'agenzia pubblica tedesca e autorizzato da Putin quando era ancora il primo ministro di Elstin. La Russia era al collasso, soffocata dal debito, ma Putin autorizzò la spesa per fare nuovo debito estero. Il perché lo si è capito molti anni dopo. Parte dei soldi dell'appalto finirono sui conti all'estero di alti funzionari dell'amministrazione della giustizia. Che anni dopo, guarda caso, avrebbero preso una serie di decisioni favorevoli a Putin nelle aule di tribunale o perseguito i suoi oppositori.

Perché la definite cleptocrazia? Un termine particolarmente forte...

Durante gli anni del putinismo abbiamo assistito all'appropriazione indebita delle ricchezze enormi dello stato russo finalizzata a consolidare il potere di poche persone. Ci sembra la definizione più appropriata. Intendiamoci, la corruzione non esiste solo in Russia e di certo non è nata con Putin. Ma Putin è senz'altro colui che l'ha trasformata in un sistema di potere.

Nella storia dei regimi totalitari la degenerazione, di questi, sfocia nella cleptocrazia (vedi il fascismo). Cosa rende unico il modello putiniano?

Secondo me, il fatto che le risorse naturali della Russia sono immense e quindi la ricchezza da distribuire è enorme.

È possibile stimare il patrimonio di Putin?

No. Perché non si tratta tanto del patrimonio personale, ma di quanto può disporre del patrimonio dei suoi fedelissimi. Nel libro raccontiamo ad esempio delle ville regalate dai vari oligarchi a familiari e fidanzate del presidente russo. Sono soldi suoi? Certo che no. Sono soldi dei quali può disporre a suo piacimento. Sì, almeno in una certa misura. Perché questi personaggi sanno benissimo che la loro immensa ricchezza dipende da lui e che se l'inquilino del Cremlino cambia idea la loro ricchezza svanisce.

Fa impressione scoprire il sistema di scatole vuote, società off shore, prestanomi per schermare beni a lui riferiti. Un esempio è la vicenda del mega Yacht Scherazade. Ce ne parli?

Lo Schehrazade, che è uno dei beni congelati con le sanzioni per l'invasione dell'Ucraina e si trova ormeggiato in un porto della Toscana, è un ottimo esempio di quello che dicevamo prima. Si tratta di uno degli yacht più grandi del mondo e quando è stato varato è costato circa 700 milioni di euro. Formalmente, il proprietario è Eduard Khudainatov. Un uomo che da piccolo imprenditore della sterminata provincia russa è diventato miliardario in breve tempo, con un patrimonio stimato tra uno e due miliardi di dollari. Ricchezza, nota bene, accumulata mentre era manager di un gruppo pubblico dell'energia. Oltre allo Schehrazade, è l'intestatario di altri due mega yacht. Uno, il Crescent, è il fratello dello Schehrazade ed è in realtà di Igor Sechin, il capo del colosso petrolifero statale Rosneft. Ora, ci sono due problemi: il primo è che il solo costo di tre yacht è poco meno - o forse più - di tutto il patrimonio complessivo di Khudainatov. Il secondo: a bordo dello Schehrazade è documentata la presenza abituale di uomini dei servizi segreti e del servizio di sicurezza del Cremlino, una sorta di "guardia personale" di Putin. Qui torniamo alla domanda precedente: lo yacht è il suo? Formalmente no. E' come se lo fosse? Secondo le autorità americane e quelle europee sì.

Un'altra caratteristica di questa cleptocrazia putiniana è il familismo. Che ruolo gioca la famiglia?

Dobbiamo di nuovo parlare di soldi. Nel 2013, Putin e la prima moglie Lyudmilla annunciarono pubblicamente il loro divorzio. In realtà Putin era già legato alla ginnasta Alina Kabaeva. Qualche mese dopo, Lyudmilla diventa proprietaria, attraverso una intricata rete di società, di un edificio storico nel cuore di Mosca, la Volonsky House, che vale forse 150 milioni di euro e che le frutta tra i 3 e i 4 milioni di euro di affitti all'anno. La sua fondazione riceve consistenti donazioni da colossi pubblici come Gazprom. Il secondo marito di Lyudmilla è uno sportivo appassionato e trascorre il suo tempo a fare gare di Iron man in Europa occidentale, anche in Italia. In poco tempo ha accumulato anche lui un considerevole patrimonio immobiliare. Ville in Francia, appartamenti di lusso sulla costa spagnola e a Davos, in Svizzera. Con quali soldi? Non certo con i premi delle gare di triathlon. E Lyudmilla è solo un esempio: nel libro raccontiamo delle figlie, dei mariti delle figlie, della ricchezza della ex ginnasta Alina Kabaeva e di quella di sua nonna, per dire.

In definitiva chi sono i facilitatori del  sistema?

Sono tutti quei soggetti che in Occidente hanno reso possibile l'occultamento delle enormi ricchezze di Putin e degli oligarchi russi. Banche, studi legali, società di consulenza. Quando il secondo marito di Lyudmilla Putina ha comprato un appartamento a Davos valutato 3,7 milioni di dollari, nessuno si è chiesto da dove venissero i soldi? La sorella di Alisher Usmanov, uno degli uomini più ricchi del mondo, è una ginecologa in pensione. Si chiama Saodat Nazrieva e nel marzo del 2022 si è scoperto che aveva 27 diversi conti in Svizzera, al Credit Suisse, con due miliardi di dollari in totale. Li ha accumulati facendo la ginecologa? Ecco, avere le risposte a queste domande era un obbligo per chi ha avuto a che fare con quei soldi. Ma non lo ha fatto, o lo fatto male. Oppure non ha voluto farlo.

Quanto sta pesando la guerra in Ucraina sul sistema?

Le sanzioni e il congelamento dei beni ha arrecato un danno notevole a mio avviso. Soprattutto allo stile di vita di questi personaggi. Katerina, una delle figlie di Putin, trascorreva gran parte del suo tempo viaggiando in Europa e anche in Italia. Ma il congelamento non può durare all'infinito ed è anche un costo notevole per le casse pubbliche dei Paesi che si trovano a dover gestire quei beni. La soluzione migliore sarebbe la loro vendita, salvo poi ovviamente prevedere risarcimenti qualora nelle aule di tribunale venisse stabilito che un dato asset è stato sanzionato impropriamente. Al momento però il quadro normativo non lo permette.

Quanto durerà questa situazione?

Questa è la domanda più difficile di tutte. Noi tutti speriamo poco, ma lo speriamo ormai dal 24 febbraio del 2022.

Il tesoro di Putin GLF
Il tesoro di Putin