Biancaneve è ispanica, il principe non c'è e mancano persino i sette nani che danno il nome alla fiaba dei fratelli Grimm, ripresa nel 1937 nel primo lungometraggio d'animazione prodotto negli Stati Uniti d'America, il primo a essere girato completamente a colori e il primo prodotto dalla Walt Disney Productions.
Del nuovo film della Disney, firmato dalla sceneggiatrice e regista del momento, Greta Gerwig, sono appena iniziate le riprese ma si è già acceso il dibattito tra chi lo accusa di aver snaturato la fiaba in nome del "politically correct" e chi lo saluta come la necessaria attualizzazione di una storia datata.
A scatenare le polemiche, l'anteprima delle prime immagini della pellicola pubblicate in esclusiva dal tabloid britannico Daily Mail.
Biancaneve indossa il vestito giallo e blu e il mantello rosso e cammina nell'erba, seguita da un colorato gruppetto di creature magiche.
La protagonista del film, la cui uscita è prevista il prossimo anno, Rachel Zegler, la “Maria” del remake di “West side story” di Steven Spielberg, ha difeso i cambiamenti sottolineando che la fiaba "doveva essere modernizzata". "È un cartone animato di 85 anni fa e la nostra versione è la storia di una giovane donna che vive la sua vita a prescindere dal fatto che 'Un giorno il suo principe verrà", ha dichiarato l'attrice.
Non è la prima volta che i classici Disney finiscono sotto accusa per essere eccessivamente datati: dal bacio “estorto” dal principe alla Bella addormentata al body shaming in Cenerentola.
Il gigante dell'intrattenimento Usa sembra voler seguire una strada diversa per il futuro, anche a costo di stravolgere le fiabe originali. Ed ecco spuntare la nuova Sirenetta con una protagonista afroamericana prima e una Biancaneve indipendente adesso. Senza nani, né principi, che l'aiutino a salvarsi e a coronare i propri sogni.