Il Rapporto annuale per il 2023

Istat:"Italia provata dalla crisi. Allarme giovani vulnerabili e in difficoltà: 1,7 milioni di Neet"

Gli indicatori del benessere dei giovani, in Italia, sono ai livelli più bassi in Europa. Nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione. La dimensione con maggiori difficoltà è quella di istruzione e lavoro

Istat:"Italia provata dalla crisi. Allarme giovani vulnerabili e in difficoltà: 1,7 milioni di Neet"
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Istat

È un'Italia nel complesso resiliente quella che emerge dal Rapporto annuale dell'Istat per il 2023, presentato oggi alla Camera. 

La fotografia dell'istituto nazionale di statistica ritrae un paese capace di resistere alla pandemia prima e allo choc energetico e al conseguente rialzo dei prezzi dopo, con una crescita del Pil nel 2022 (+3,7%) seconda solo alla Spagna tra le maggiori economie europee, e maggiore rispetto a Francia e Germania, trainata soprattutto da costruzioni e servizi. Una tendenza positiva che sembra continuare anche nel 2023 e nel 2024, seppur con percentuali più contenute.

“Terminato nel primo trimestre 2022 lo stato di emergenza sanitaria nazionale, nel corso dell'anno sono emersi nuovi elementi di criticità. Il forte rincaro dei prezzi dell'energia e delle materie prime, accentuato dal conflitto in Ucraina, ha condizionato l'evoluzione dell'economia, con rilevanti aumenti dei costi di produzione per le imprese e dei prezzi al consumo per le famiglie”, si legge nel rapporto annuale presentato alla Camera. 

Nonostante l'attenuarsi della fase più critica della crisi energetica, nel primo trimestre 2023, l'andamento dell'inflazione condizionerà l'evoluzione dei consumi e dei salari reali nel prossimo futuro. Non mancano, tuttavia, segnali favorevoli. Nel 2022 è proseguita la fase di recupero dell'attività produttiva e, a fine anno, il saldo commerciale è tornato in attivo.

Diversi gli aspetti su cui però l'Italia deve compiere dei grossi passi in avanti anche alla luce delle direttrici indicate dal Pnrr e della sua progressiva attuazione, secondo quanto evidenziato dall'Istat. 

Giovani in età lavorativa Getty
Giovani in età lavorativa

Istat, giovani in difficoltà: 1,7 milioni non studia e non lavora

Uno dei nodi più critici è la situazione di vulnerabilità dei giovani.

Secondo l'Istat, gli indicatori del benessere dei giovani, in Italia, sono ai livelli più bassi in Europa e, nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione, 4 milioni e 870 mila persone. Inoltre circa 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). La quota di Neet è al 20%, pari a 1,7 milioni di persone, e resta sopra la media Ue di oltre 7 punti, più bassa solo a quello della Romania.

Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). L'incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati.

È un fenomeno che si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato (il 18%, quasi 7 punti superiore a quello medio europeo), con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi tripla (8,8%) rispetto alla media europea (2,8%). Circa un terzo dei Neet (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi (il 62,% nel Mezzogiorno, contro il 39,5% nel Nord). Mentre quasi il 38 % dei Neet (629 mila) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. 

Oltre tre quarti dei Neet vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo ha avuto precedenti esperienze lavorative, un valore che varia tra il 6,8% per chi ha meno di 20 anni, il 46,7% per chi ha 25-29 anni.

Coppia di anziani Getty
Coppia di anziani

L'Italia invecchia sempre di più, l'età media sale a 46 anni 

Prosegue in Italia il processo di invecchiamento della popolazione: l'età media è salita da 45,7 anni a 46,4 anni tra l'inizio del 2020 e l'inizio del 2023. Il dato emerge nonostante l'elevato numero di decessi di questi ultimi tre anni, oltre 2 milioni e 150mila, di cui l'89,7 per cento riguardante persone con più di 65 anni. Nel 2022 inoltre la stima della speranza di vita alla nascita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne: solo per i primi si nota, rispetto al 2021, un recupero quantificabile in circa 2 mesi e mezzo di vita in più. I livelli di sopravvivenza del 2022 risultano ancora al di sotto di quelli del periodo pre-pandemico, registrando valori di oltre 7 mesi inferiori rispetto al 2019, sia tra gli uomini, sia tra le donne.

Mai così tanti ultracentenari in Italia, sono 22 mila 

Il numero stimato di ultracentenari raggiunge il suo più alto livello storico, sfiorando, al 1° gennaio 2023, la soglia delle 22 mila unità, oltre duemila in più rispetto all'anno precedente. Gli ultracentenari sono in grande maggioranza donne, con percentuali superiori all'80 per cento dal 2000 a oggi. Gli scenari demografici prevedono un consistente aumento dei cosiddetti "grandi anziani": nel 2041 la popolazione ultraottantenne supererà i 6 milioni; quella degli ultranovantenni arriverà addirittura a 1,4 milioni.

Nascite in calo anche nel primo quadrimestre del 2023

Il 2022 si contraddistingue per un nuovo record del minimo di nascite (393 mila, per la prima volta dall'Unità d'Italia sotto le 400 mila) e per l'elevato numero di decessi (713 mila). Nel 2022, le iscrizioni anagrafiche dall'estero ammontano a 361 mila, con un forte impulso dettato anche dai movimenti migratori dovuti alla guerra in Ucraina scoppiata a fine febbraio dello stesso anno. 

Nel passaggio di un ideale testimone tra una generazione di genitori (i nati del baby boom) e quella dei loro figli (i nati della metà degli anni Novanta), i contingenti si sono pressoché dimezzati. L'evoluzione del numero medio di figli per donna in Italia continua a essere fortemente condizionato, inoltre, dalla posticipazione della genitorialità verso età più avanzate. L'età media al parto per le donne residenti in Italia è aumentata di dodici mesi dal 2010 al 2020, mentre è rimasta stabile nel 2021 e nel 2022, a 32,4 anni.

Povertà in Italia LaPresse
Povertà in Italia

La trappola della povertà, passa di padre in figlio 

In Italia la "trappola della povertà" è più intensa che nella maggior parte dei paesi dell'Unione europea e sta aumentando più che altrove, a confronto con il 2011. Quasi un terzo degli adulti (tra 25 e 49 anni) a rischio di povertà proviene da genitori che, quando erano ragazzi di 14 anni, versavano in una cattiva condizione finanziaria. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2019, indicano in Italia il valore più alto tra i principali paesi europei e nel complesso dell'Ue inferiore solo a quello di Bulgaria e Romania.

Calano in Italia gli individui in età attiva

Risultano in diminuzione tanto gli individui in età attiva, quanto i più giovani: i 15-64enni scendono a 37 milioni 339 mila (sono il 63,4 per cento della popolazione totale), mentre i ragazzi fino a 14 anni sono 7 milioni 334 mila (12,5 per cento). La popolazione ultrasessantacinquenne ammonta a 14 milioni 177mila individui al 1° gennaio 2023, e costituisce il 24,1 per cento della popolazione totale. Tra le persone ultraottantenni, si rileva comunque un incremento, che li porta a 4 milioni 530 mila e a rappresentare il 7,7 per cento della popolazione totale.

Lavoro Getty
Lavoro

Lavoro, Salari inferiori alla media Ue

Il titolo di studio offre migliori opportunità di occupazione e reddito da lavoro, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno e per le donne. E' il Rapporto Istat 2023 a certificare così le maggiori chance tra i 25 ed i 65 anni per chi conclude un ciclo universitario."Rispetto agli individui con al più la licenza media nella classe di età tra i 25 e i 64 anni, il tasso di occupazione dei laureati è di 30 punti superiore. Questa differenza arriva a 35 punti nel Mezzogiorno, a 44 tra le donne e sfiora i 50 punti tra le donne del Mezzogiorno", si legge.

I lavoratori italiani guadagnano circa 3.700 euro l'anno in meno della media dei colleghi europei e oltre 8 mila euro in meno della media di quelli tedeschi. La retribuzione media annua lorda per dipendente è pari a quasi 27 mila euro, inferiore del 12% a quella media Ue e del 23% a quella tedesca, nel 2021, a parità di potere d'acquisto. Il Rapporto indica che, tra il 2013 e il 2022, la crescita totale delle retribuzioni lorde annue per dipendente in Italia è stata del 12%, circa la metà della media europea. Il potere di acquisto delle retribuzioni, negli stessi anni, è sceso del 2% (+2,5% negli altri paesi).

A rischio 3,6 milioni di occupati nel 2041 

La popolazione in età da lavoro nel 2041 si ridurrà di oltre il 12%, secondo le previsioni dell'Istat nel rapporto annuale con una possibile perdita di 3,6 milioni di occupati. Questa tendenza non va intesa però come "un destino ineluttabile", osserva il rapporto, perché l'aumento dei tassi di occupazione, in particolare per i giovani e le donne, potrebbe "compensare la perdita prevista nel numero di occupati e ridurre la disuguaglianza di genere nei redditi".