Il campione d'incassi dell'estate

"Barbie" censurato in Libano e Kuwait: "Attenta alla pubblica morale e promuove l'omosessualità"

La decisione delle autorità mediorientali contro il film sull'iconica bambola Mattel, che in tutto il mondo ha incassato più di un miliardo di dollari. Ma anche in Vietnam e nelle Filippine una scena della pellicola ha creato problemi geopolitici

"Barbie" censurato in Libano e Kuwait: "Attenta alla pubblica morale e promuove l'omosessualità"
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Ryan Gosling e Margot Robbie in una scena del film

È il film-fenomeno della stagione cinematografica estiva: ha già superato un miliardo di incassi a livello globale in sole tre settimane (in Italia, quasi 26 milioni di euro). Eppure Barbie – il film di Greta Gerwig sulla bambola più celebre al mondo, interpretata da Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni di Ken – continua a subire pesanti censure oscurantiste per motivi religiosi e ideologici, soprattutto in Medioriente.

Ma censure e divieti ci sono stati anche in Vietnam, a causa di una scena considerata inaccettabile per ragioni geopolitiche: in un passaggio del film si mostra una mappa che indica linee di demarcazione tra territori rivendicati dalla Cina nel Mar Cinese Meridionale, le quali negano indirettamente la sovranità di altri Paesi; soprattutto, appunto, il Vietnam. Nelle Filippine, per lo stesso motivo, la scena “incriminata” è stata oscurata ma il film è comunque uscito nelle sale.

 

Dopo il Libano, il Kuwait bandisce dai cinema il film-fenomeno dell’estate

Ultimo in ordine di tempo è il Kuwait, che si aggiunge al Libano (a Beirut la decisione di vietare il film è stata presa ieri). Le autorità dello Stato petrolifero del Golfo hanno annunciato oggi il bando dalle sale cinematografiche con la seguente motivazione: il film “attenta alla pubblica morale”. Nelle maglie della censura kuwaitiana è finita anche la pellicola australiana Talk To Me.

I due protagonisti del film alla prémiere Getty
I due protagonisti del film alla prémiere

Il Comitato di censura cinematografica del Kuwait: “Vietare tutto ciò che mina la morale pubblica”

“La trasmissione dei film Barbie e Talk To Me è stata vietata” ha annunciato Lafi Subaïei, presidente del Comitato di censura cinematografica, citato dall'agenzia di stampa ufficiale Kuna. Il Comitato, collegato al Ministero dei media, punta a “vietare tutto ciò che mina la morale pubblica, l'ordine pubblico e le tradizioni, introducendo idee straniere nella società” ha aggiunto Subaïei. Prima di prendere la decisione, le autorità avevano chiesto la “rimozione di certe scene oscene, che incoraggiano comportamenti inaccettabili” ha precisato Lafi Subaïe, senza però fornire dettagli sui passaggi in questione.

Lunedì era stato annunciato il divieto da parte delle autorità di Talk To Me, film horror australiano interpretato da Zoe Terakes, un attore transgender che si identifica come non binario, seppure la pellicola non contenga alcun riferimento esplicito al movimento Lgbtqia+.

 

Il ministro della Cultura libanese: “Barbie promuove l’omosessualità”

Ieri, il ministro della Cultura libanese Mohammad Mourtada aveva annunciato di aver chiesto di vietare nel Paese dei Cedri le proiezioni di Barbie, una commedia allegra, colorata e innocente sull’iconica bambola della Mattel, motivando la richiesta col fatto che essa “promuove l'omosessualità”. La decisione giunge nel contesto di una campagna anti-Lgbtqia+ sempre più forte, sostenuta da Hezbollah, in quello che storicamente viene considerato uno dei Paesi più liberali del Medioriente.

Il film sarebbe dovuto uscire sugli schermi libanesi il 31 agosto (è uscita il 20 luglio in Italia, il 21 negli Usa) ma “va contro i valori morali e religiosi in Libano”, ha sostenuto Mourtada. “Barbie promuove l'omosessualità e il cambio di genere, sostiene il rifiuto della paternità, mina e ridicolizza il ruolo della madre e mette in discussione la necessità del matrimonio e della genitorialità” ha articolato il ministro.

Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah Lapresse
Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah

Non solo Barbie: la crociata di Hezbollah contro l’omosessualità

A luglio, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha sostenuto che, secondo la legge islamica, ogni omosessuale “dovrebbe essere ucciso” e ha chiesto il boicottaggio di tutti i prodotti arcobaleno. Nove parlamentari, il mese scorso, avevano presentato un disegno di legge in Parlamento per depenalizzare l'omosessualità, ma sono stati oggetto di una pesante campagna di critiche. Il Libano ha ripetutamente annullato le attività della comunità Lgbtqia+ negli ultimi anni, in particolare sotto la pressione delle autorità religiose.